Data: 13/06/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Pagliuca: «Treni veloci e Zone economiche le grandi opportunità» Il presidente di Confindustria Pescara Chieti illustra le future strategie: «Carte in regole per diventare la piattaforma logistica del Centro Sud»
PESCARA Trasformare l'Abruzzo nella piattaforma logistica di tutto il Centro Sud, scommettendo sul porto di Ortona, su una ferrovia ad alta velocità, sugli interporti e sull'aeroporto. Infrastrutture che sarebbero benzina per il motore economico della regione. Ma questa grande opportunità battezzata Zes, acronimo che sta per Zona economica speciale, va gestita, magari da un commissario straordinario con una missione primaria: azzerare il male oscuro che si chiama burocrazia. Ne è convinto Silvano Pagliuca, presidente di Confindustria Chieti Pescara. Presidente, il ministro del Sud, Giuseppe Provenzano, ha firmato l'istituzione della Zes Abruzzo. Un'opportunità attesa. E ora? «La Zes diventerà presto una realtà, stiamo aspettando il decreto, perché adesso è sulla carta, una realtà risolta solo burocraticamente. Si tratta di sostanziarla, soprattutto con interventi sulle infrastrutture. Certo, siamo contenti. Una bella notizia che fa il paio con l'altra ricevuta a pochi giorni di distanza, con le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte che ha pubblicamente detto che il governo intende investire sulla ferroviaria, con l'alta velocità sia sulla Roma-Pescara che sulla Roma-Lecce. L'Abruzzo ha una posizione geografica di cerniera tra Nord e Sud e tra Est e Ovest. Queste sono opportunità per lo sviluppo di tutta la regione, certamente con tempistiche diverse: perché la Zes potrebbe già essere operativa dopo il decreto, mentre per le infrastrutture ferroviarie è evidente che ci vorrà tempo. Portare l'alta velocità su una ferrovia dell'Ottocento impegnerà degli anni». Con le montagne di mezzo, poi...«Con le montagne di mezzo, sì, e non solo. Al momento non abbiamo contezza degli importi che il governo intende dedicare a questi corridoi, tutto dipenderà dal valore economico dell'investimento». Per la Zes percorso più agevole? «Sì, anche se pure in questo caso ci sono delle criticità da sempre evidenziate. In regione c'è una prevalenza di zone vergini per quanto riguarda l'industrializzazione, aree che non sono urbanizzate. Per infrastrutturare una zona che al momento non è un'area industriale rischieremmo di superare la stessa durata della Zes. Magari occorrerebbe procedere più con un criterio che premi le aree già in essere e con priorità alle grandi imprese che hanno manifestato la volontà di fare investimenti, di favorire questo volano. E poi, ovviamente, vanno definiti gli incentivi che la Regione e anche i vari Comuni metteranno a disposizione, lì dove insistono queste aree. È importante sapere quali sono le agevolazioni e come verranno create. È un elemento importante per far sì che vi siano ulteriori insediamenti o ulteriori ampliamenti in regione».Non vi spaventa la burocrazia?«Ma lo spirito della Zes è proprio quello di mettere in atto semplificazioni per le imprese: parliamo di ridurre al minimo i tempi per richiedere permessi, autorizzazioni, quindi anche qui va stilato un vademecum molto chiaro che in qualche modo agevoli i processi».E il vostro compito quale sarà?«È quello di essere parte importante degli stakeholder che in qualche modo dovranno utilizzare i vantaggi della Zes. E quindi ci permettiamo di dire che avremo anche un ruolo di suggeritori e facilitatori per la politica, indicando le regole del gioco che possono favorire l'impresa». Se avesse di fronte Marsilio o il ministro Provenzano, che cosa chiederebbe, qual è il primo passo da fare?«Se potessimo azzerare le tempistiche sarebbe già un grosso passo, diciamo che la burocrazia in questo momento dovrebbe farsi da parte. Ma l'altro aspetto importante, che rende la Zes interessante, è come coordinare e far sì che gli investimenti previsti, e in parte già disponibili, possano essere impiegati subito».Ci fa qualche esempio?«Il porto di Ortona ha un valore fondamentale per la Zes, anzi è un pre-requisito per la Zes stessa, ma abbiamo una serie di investimenti che languono: il dragaggio, il ripristino della ferrovia sulle banchine, il potenziamento della banchina di riva che potrebbe essere una banchina di backup a quella principale e che consentirebbe di gestire due navi contemporaneamente, il prolungamento della diga, strutture di servizio all'attività portuale. E speriamo che tornino a disposizione i fondi per il completamento della bretella di collegamento tra porto e autostrada, dirottati giustamente altrove a causa dell'emergenza Covid. Se usiamo la coerenza nelle azioni avremo la possibilità di portare un progetto a Bruxelles che abbia le gambe per camminare. Il governo italiano deve credere in questa operazione e noi abruzzesi dobbiamo dimostrare con i fatti di avere le capacità giuste per questa grandissima opportunità per il futuro, a mio avviso unica. Non ce ne saranno altre, qui ci giochiamo veramente tutto».Torniamo al futuro: l'alta velocità. Crede che sia davvero realizzabile?«L'alta velocità sulla trasversalità Barcellona Ploce, passando per Civitavecchia e Ortona, è il punto vero della questione. Un'opera che deve essere sostenibile e quindi soddisfare le esigenze non solo per il trasporto passeggeri ma anche e soprattutto per le merci. E poi abbiamo un aeroporto il cui sviluppo cargo è tutto da immaginare perché siamo su un asse dove incrociamo in maniera strategica e sequenziale le infrastrutture, per esempio l'Interporto di Manoppello. Ci sono tutte le carte in regola per far sì che quest'area del centro Italia possa diventare la piattaforma logistica di tutto il Centro Sud. Se non ne saremo capaci è un problema nostro».La prossima mossa?«È importante che vi sia una governance. Mi piace immaginare anche la presenza di un commissario che possa sovrintendere queste attività, che riesca a gestirle. Per noi va bene anche un commissario regionale, purché abbia quei poteri commissariali per saltare le fasi della burocrazia, il fattore tempo è determinante. Se falliamo, falliamo sulla burocrazia, non solo sulla mancanza di una visione strategica».
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