ROMA Gli ospedali si stanno riempendo di pazienti Covid, il sistema è a rischio. Il dato dei nuovi casi positivi sfonda un altro traguardo psicologico, 30.000, la percentuale sui tamponi eseguiti è ben al di sopra del 10 per cento ed è un campanello d'allarme. L'Rt (l'indice di trasmissione che misura la velocità dell'epidemia e che dovrebbe restare sotto a 1) è peggio del previsto, oscilla tra un minimo di 1,49 e un dato medio di 1,7.
Tutte le Regioni sono sopra a 1, addirittura Lombardia e Piemonte sono rispettivamente a 2,16 e 2,09, Bolzano a 1,96, il Molise a 1,86, la Valle d'Aosta a 1,89. Più distante il Lazio a 1,51. Secondo la cabina di regia del Ministero della Salute e dell'Istituto superiore di sanità, che ha presentato il nuovo report settimanale, sono 11 le Regioni ad alto rischio di trasmissione non controllata. E tornando alla situazione di ieri, in un giorno ci sono stati altri 95 posti occupati in terapia intensiva (totale 1.746). Sempre secondo il report, «questa settimana per la prima volta è stato segnalato il superamento in alcuni territori della soglia critica di occupazione dei posti letto in area medica (40 per cento)».
Eppure, in questo scenario molto preoccupante, vi sono alcuni timidissimi segnali che spingono a frenare la decisione che porta a un lockdown immediato. In primis, i dati del report settimanale ancora non registrano l'effetto dell'ultima stretta del Dpcm di sabato scorso. Inoltre, i dati sulle 24 ore di ieri sono molto brutti, ma non quanto ci si potesse aspettare: una settimana fa il numero dei casi positivi raddoppiava costantemente, da due o tre giorni l'incremento è attorno al 60-70 per cento. Per capirci, prendendo come riferimento sempre i venerdì: 9 ottobre 5.372 nuovi casi positivi, 16 ottobre 10.010 (quasi il doppio dunque), 23 ottobre 19.143 (poco meno del doppio di sette giorni prima). Oggi ci si poteva aspettare almeno 36-37mila casi, sono stati invece 31.084: tantissimi, ma meno dello scenario peggiore. Anche i morti sono molti - 199 - ma comunque non c'è un incremento che viaggia in proporzione al numero di casi, anche se va sempre ricordato che prima aumentano i positivi, poi i ricoveri, infine i decessi. Afferma un alto esponente del Cts: «Nonostante l'impennata della curva, il sistema sanitario regge. Su oltre 31mila nuovi positivi, ieri abbiamo avuto appena 95 nuovi pazienti in terapia intensiva, che è lo 0,3%. E il 94% dei contagiati si cura a casa. E' un altro mondo rispetto alla scorsa primavera...». Restano comunque le conclusioni del report a sottolineare la gravità della situazione, a partire dalle criticità delle soglie di occupazione degli ospedali, dal tracciamento ormai saltato a causa dei numeri troppo alti. Con l'Rt a 1,7 siamo alle porte dello scenario 4: se confermato la prossima settimana, richiederà misure drastiche. «Si segnala - dicono gli esperti - che in alcune Regioni italiane la velocità di trasmissione è già compatibile con uno scenario 4 con rischio di tenuta di servizi sanitari nel breve periodo». Il governo per ora resta in stand-by. Giuseppe Conte rimane su una posizione attendista. «Dobbiamo prima valutare bene gli effetti delle misure prese con il Dpcm di domenica scorsa e smaltirne i contraccolpi nell'opinione pubblica... Decidere adesso una stretta ulteriore non rispetterebbe i principi di gradualità e progressività fin qui seguiti», ha detto il premier a margine del Consiglio dei ministri a chi, allarmato, gli chiedeva cosa avesse intenzione di fare.
IL LOCKDOWN LIGHT Ciò significa che se la situazione dovesse continuare a peggiorare, il governo valuterà il nuovo giro di vite esattamente quindici giorni dopo il Dpcm del 24 ottobre: il 7 novembre, per rendere operative le eventuali ulteriori restrizioni da lunedì 9. Attesa però in controtendenza rispetto a quanto fanno altri in Europa. Ieri infatti il Belgio ha annunciato la chiusura per scuole e negozi non essenziali oltre all'obbligo di smart working. Una strada che domani percorrerà anche il premier austriaco Kurz, chiudendo ristoranti, cinema e teatri e imponendo il coprifuoco alle 20.
In ogni caso, se il trend dell'epidemia dovesse continuare a peggiorare, se lo stop alle 18 dell'attività di bar e ristoranti, la chiusura di palestre, attività sportive, musei, cinema e teatri non avranno sortito gli effetti sperati, si andrà verso un lockdown light sul modello francese. Aziende, fabbriche e uffici rimarranno aperti, ma tutti dovranno restare a casa. Chiuderanno anche i negozi (tranne quelli di generi alimentari), e si potrà uscire solo per andare a lavoro, fare la spesa, per ragioni mediche e per portare i bambini alle elementari o alle materne (c'è chi spinge per lasciare aperte pure le medie). Praticamente certa anche la chiusura dei confini regionali, come molto probabili nei prossimi giorni lockdown locali decisi dalle Regioni.
Proprio in vista di un nuovo Dpcm, Conte ha preferito dribblare le probabili polemiche con parte della maggioranza e con l'opposizione. Così ha chiesto ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, «di esplorare la possibilità di individuare, in piena autonomia, la sede e le modalità più adatte affinché il governo possa avere un'occasione di interlocuzione costante con il Parlamento al fine di pervenire a un confronto immediato in occasione dell'elaborazione di eventuali nuovi Dpcm». Come dire: fatevi trovare pronti, ad horas, anche durante il prossimo week-end. Notte e giorno.