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Data: 29/08/2019
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Oggi l’incarico a Conte Grillo: ministri tecnici. Chiuse le consultazioni: ok di grillini e dem Il premier questa mattina alle 9,30 al Quirinale. La richiesta di Mattarella «Premier e non garante»

ROMA Giuseppe Conte si avvia al bis come premier. Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio ieri hanno comunicato a Sergio Mattarella che il Pd ha accettato la proposta del M5S di dare vita a un «Conte due». Il presidente della Repubblica ha convocato per le 9.30 Conte al Quirinale per conferirgli l'incarico di formare il nuovo governo. Ma il cammino si annuncia accidentato. Il premier uscente riceve il mandato di M5S e Pd senza che sia sciolto il nodo dei vicepremier, con un braccio di ferro durissimo tra il M5S che vorrebbe Di Maio e il Nazareno che vuole un unico «vice» Dem.
Nel governo dovrebbe entrare anche Leu, mentre il centrodestra con toni molto diversi fra i tre partiti invoca le elezioni. E a complicare le cose, entra a gamba tesa in partita Beppe Grillo, che in serata ha proposto un governo di tecnici, con i politici relegati a fare i sottosegretari, per poi specificare - dopo una telefonata con Di Maio - che questa proposta si riferiva solo ai ministeri più tecnici e che il suo era stato un «paradosso».
La giornata dell'incarico parte in salita. I rapporti sono assai tesi: Zingaretti e Conte si sentono al telefono - le fonti ufficiali smentiscono - ma i nodi non si sciolgono. Il perché lo spiega in mattinata, sia pure senza far nomi, il segretario Pd ai membri della direzione. Racconta di aver «coltivato molti dubbi» sull'opportunità di fare un governo con i Cinquestelle.
ADDIO AL PREMIER TERZO Ora discontinuità vuol dire abbandonare lo schema del premier terzo che media tra due vicepremier sulla base di un contratto. Va bene Conte, sul quale il Movimento ha posto il suo «aut aut», ma deve essere chiaro che è esponente del M5S e va affiancato da un vicepremier Pd.
L'azione del governo deve poggiare su un programma che abbia una «visione condivisa» e un messaggio di fondo contro «la paura». Niente Di Maio vicepremier: è una questione di forma ma soprattutto di sostanza, dicono dal Pd (affermando che il veto non è sul nome). Solo così si può dare al governo la speranza di durare un'intera legislatura. E magari porre le basi politiche per «alleanze» anche nelle urne a partire dalle Regioni in cui si voterà a breve, come l'Umbria e l'Emilia Romagna. Possibile? C'è chi nel Pd non ci crede: Carlo Calenda straccia la tessera del partito e Matteo Richetti vota «no», l'unico,al Conte bis.
La partita rosso-gialla però è tutt'altro che chiusa («La strada è lunga», dice Graziano Delrio). Il ruolo di Di Maio nel nuovo governo è un nodo ostico da sciogliere per lo stesso Conte.
Una larga fetta del M5S fa quadrato ma c'è anche chi, a taccuini chiusi, preme perché non si faccia del vicepremier questione di vita o di morte. In serata a mettere il carico da novanta arriva Grillo, che mischia le carte: per rimediare alla «poltronofilia» (amore per la poltrona) strisciante, propone un governo fatto di «personalità del mondo della competenza», lasciando ai politici i ruoli di sottosegretari. Anche Di Maio. Poi fa precisare: «Decide il capo M5s, ai tecnici vadano i ministeri tecnici».
IL MESSAGGIO Il leader grillino, dopo il colloquio con Mattarella, ha un messaggio ben confezionato ma sferzante per il Pd. Non solo, in risposta all'idea di un'alleanza politica, ribadisce che il M5S resta «post ideologico» perché destra e sinistra sono superate. Ma respinge con durezza le ambizioni personali: «La Lega mi offriva di fare il premier ma io penso al Paese e anche un anno fa ho rinunciato al ruolo di candidato premier e grazie a quella scelta l'Italia ha conosciuto Conte», dice accusando i Dem di offrire un brutto spettacolo parlando di nomi. «Prima un programma omogeneo poi i nomi».
Con quello che viene letto come l'avviso di una trattativa assai lunga e certamente non in discesa. Saranno giornate complicate.

La richiesta di Mattarella «Premier e non garante»

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