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Data: 28/11/2019
Testata Giornalistica: PRIMO PIANO MOLISE

Odissea in treno: l’Italia scricchiola ma il Molise sta scomparendo... 20 bis, cronaca e riflessioni di un viaggiatore sconsolato

CAMPOBASSO. Immersi nella nebbia della stazione ferroviaria di Bojano: sono le 7.30. Abbiamo accumulato, in poco più di 20 chilometri di strada ferrata, 75 minuti di ritardo, il tempo con il quale i fiorentini o i napoletani raggiungono Roma con i moderni treni ad alta velocità, il tempo necessario per raggiungere, da Roma con l’aereo, Parigi o Madrid. I miei compagni di sventura sono senza parole; chi compie questo viaggio quotidianamente, perché lavora a Roma, è abituato a questo tipo di disagi. Il problema tecnico di oggi è legato ai passaggi a livello. Sui nuovi tracciati ferroviari i passaggi a livello non sono più consentiti per legge: da noi, in Molise, ce ne sono decine… e molti di loro funzionano male. Il treno che avevo deciso di prendere questa mattina per raggiungere Roma è quello delle 6:45 da Campobasso. Una levataccia per avere la possibilità di sfruttare l’intera giornata lavorativa nella Capitale di questo Paese che scricchiola, vacilla, dimostra ogni giorno i segni del tempo; il tempo che avrebbe dovuto essere utilizzato per manutenere, progettare, rinnovare, innovare. E in questo Paese che ha ormai perso la bussola, che corre dietro a problemi incancreniti che vengono da molto lontano, il Molise sta lentamente scomparendo. Sta venendo a mancare la voglia di combattere ancora, l’orgoglio di una terra e di gente che ha cercato il suo riscatto, competendo con le altre regioni svantaggiate di questo Paese in declino. Lo stato della viabilità, il territorio dissestato ed abbandonato dalla presenza umana, i trasporti cronicamente in crisi, la sanità che fatica a rasserenare gli animi dei cittadini che temono, giorno per giorno, di dover ricorrere prima o poi a cure ed emergenze presso le poche e sottodimensionate strutture presenti in regione. Chi ha potuto, e ha voluto, è andato via dal Molise, abbandonando luoghi cari ed affetti, scegliendo di investire risorse economiche e intellettuali, capacità lavorative e tempo all’interno di realtà che hanno ancora una prospettiva o che, almeno, cercano di darsela. L’inesorabile processo di invecchiamento (demografico e infrastrutturale) di questa regione ormai inizia ad essere irreversibile. Qualunque iniziativa strategica che si vorrà intraprendere nel prossimo futuro dovrà essere acutamente finalizzata a mantenere quello che c’è e non più a sviluppare. Lo sviluppo ha senso se la prospettiva di un territorio è legata alla presenza dei giovani, che in Molise sono pochi, sfiduciati e alla spicciolata stanno andando via alla ricerca della propria strada. In Molise rimarremo in pochi, sempre più vecchi, sempre più bisognosi di servizi e di tranquillità. Forse questa potrebbe essere la prospettiva: valorizzare l’isolamento e la mancanza di poli produttivi diffusi sul territorio per creare un nuovo modello di vita sostenibile. Paradossalmente se in questa regione venissero garantiti livelli assistenziali minimi e di buona qualità, in Molise si potrebbe scegliere di venire a vivere per invecchiare e, perché no, morire. Pierfederico De Pari


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