«Sono la madre del reddito di cittadinanza».
E quindi?
«Non si tocca».
Insomma, giù le mani dal Reddito?
«Certo».
E allora visto che ci siete, amplierete la platea o aumenterete la quota?
«Questo è ancora prematuro. Ma non mi sento di escludere nulla».
Nunzia Catalfo, 52 anni di Catania, è serena. E anche contenta. Ha ricevuto in eredità da Luigi Di Maio il ministero del Lavoro. Tra i senatori grillini è molto apprezzata. Tutti la circondano e si complimentano con lei. Il grande pubblico, quello delle tv, la conosce poco. Ecco perché sta centellinando apparizioni televisive e interviste. Vuole parlare di temi, la ministra. Considerata, nelle quote M5S che hanno portato alla lista della delegazione pentastellata, una dimaiana di ferro. Ma senza asprezze lessicali o parole guerriere.
«Luigi aveva anche lo Sviluppo, nel mio caso diciamo che non mi prenderò le crisi industriali, ma avrò a che fare con la parte finale, quella dei licenziamenti e del collocamento dei lavoratori. Una sfida davvero bella».
E dunque è pronta?
«Sì, la nuova maggioranza inizierà a discutere subito una materia che conosco molto bene: tra pochissimo entrerà nel vivo la conversione del Decreto crisi. Dentro ci sono norme importanti anche per i riders».
Gli ultimi provvedimenti partoriti dal governo gialloverde. Meglio parlare di lavoro con il Pd o con la Lega? E' retorica quella della sinistra attenta al sociale o deve ammettere che è vero?
«Ho lavorato bene con la Lega, ma credo che non mi troverò male con la sinistra, proprio perché ci possono essere sensibilità comuni. E punti su cui iniziare a collaborare».
Ma come: e il Jobs Act di Renzi dove lo mettete? Lei e i suoi colleghi del M5S lo avete martellato e crivellato di critiche e dichiarazioni per giorni, settimane, mesi.
«Credo che occorra fare una distinzione. Quando parliamo di Jobs Act non si può dire che sia tutto sbagliato».
Questa è una notizia. O, come minimo, una conversione. Anzi, per tenersi bassi, è il primo miracolo rosso giallo: sta riabilitando la riforma Renzi sul lavoro, lo sa?
«Bisogna essere lucidi e guarderà la riforma nella sua complessità. Ad esempio la nascita dell'Anpal, la nuova agenzia per l'occupazione, è stato un fatto positivo e importante che non mi sento di criticare. Così come altre politiche sul lavoro. Occorre avere appunto uno sguardo d'insieme e non essere faziosi».
Si sta già riposizionando? Di questo passo rivaluterete anche la riforma Boschi?
«No, il discorso è proprio così: il mondo del lavoro ha mille punti di vista che vanno tenuti in considerazione. Il Jobs Act non è tutto da cancellare.».
Intanto giù le mani dal Reddito?
«Sì, e anche da Quota 100. Le abbiamo fatte inserire nel nostro programma per noi sono importanti».
Anche se gli effetti di Quota 100 tardano ad arrivare?
«Il meccanismo funzionerà con il tempo e inizia a dare i primi frutti con le prime uscite dal pubblico impiego».
Ora difende un cavallo di battaglia della Lega.
«Era del governo e fa parte del programma di questo nuovo esecutivo. Parliamo di una misura migliorabile, questo sì. Ma che non sarà toccata».
Eppure ci sono frizioni e dubbi su questo punto.
«A me non risulta. E andiamo dritti e spediti».
Il Reddito non ha funzionato come ci si aspettava.
«Ha avuto bisogno di tempi più lunghi per entrare a regime, ma arriveranno i risultati».
Lei è la madre del Reddito. Quando Di Maio lo presentò per la prima volta lei era in prima fila e venne chiamata sul palco.
«Si sono stata la relatrice del provvedimento in Senato. E lo sento mio. Ne vado fiera».
La Lega lo riteneva assistenzialismo puro, per non parlare del Pd.
«Credo che sia un'opportunità e che d'ora in poi dovremo cercare il modo di farlo funzionare e parlare con il mondo del lavoro sempre di più».
Raccoglie il testimone di Di Maio: la cosa la preoccupa?
«Sono contenta di occuparmi di temi che seguo da anni. E si inizia adesso con il Decreto crisi: sono pronta. Ci saranno, per la prima volta, tutele per i riders. E poi la stabilizzazione del precari dell'Anpal. Per non parlare del sostegno alle grandi crisi aziendali».
Nostalgia del governo gialloverde?
«No, si volta pagina. Adesso ci sarà una nuova avventura, e sono sicura che troveremo punti di contatto interessanti anche con la sinistra».