ROMA Fumata nera al primo vertice tra governo e Regioni sulla ripartenza dell'anno scolastico. A meno di venti giorni dall'inizio delle lezioni nell'era del Covid-19, i conti non tornano sul metro di distanza tra studenti nei mezzi di trasporto e sulle mascherine in classe, mentre è vicina l'intesa sull'adozione di un protocollo unico per la gestione dei contagi di studenti e professori. Un punto, quest'ultimo, essenziale per l'esecutivo che vuole scongiurare il rischio che, una volta partita la scuola, le aule possano essere richiuse a colpi di ordinanze dai governatori. «Non possiamo tollerare l'eventualità», afferma un ministro che segue il dossier, «di un anno scolastico a macchia di leopardo. Le scuole dovranno restare aperte allo stesso modo in tutta Italia».
Ad attaccare l'esecutivo rosso-giallo sono i governatori di centrodestra che, tra l'altro, non hanno partecipato al vertice. «E' tutto in alto mare, lo Stato rischia la Caporetto», tuona il presidente veneto Luca Zaia. «Dal governo arrivano solo dubbi», rincarano il lombardo Attilio Fontana e il friulano Massimiliano Fedriga. E mentre il presidente ligure Giovanni Toti parla di «nulla di fatto», l'abruzzese Marco Marsilio propone di riaprire la scuola il 21 settembre, guarda caso il giorno in cui sarà chiusa la partita delle elezioni regionali.
Un atteggiamento che «sorprende» e irrita il premier Giuseppe Conte e l'intero governo: «Non si deve fare campagna elettorale sulla pelle degli studenti, la scuola va tenuta fuori dalla contesa regionale». Ancora: «La riunione è stata costruttiva e venerdì (domani, ndr.) nella conferenza straordinaria Stato-Regioni puntiamo a dare il via libera al protocollo unico di sicurezza nelle scuole in caso di contagio, che per il governo è priorità assoluta. Stupisce che chi non è intervenuto durante il vertice, faccia poi critiche a riunione ultimata». E c'è il sospetto che i governatori di centrodestra agiscano da «guastatori» e lavorino «a far fallire la riapertura scolastica, per poi attaccare il governo». Che, come dice Matteo Renzi, «sulla scuola si gioca tutto».
GOVERNO DIVISO Gli attacchi dei presidenti di Regione si concentrano sul nodo del trasporto pubblico su cui però, spiegano fonti dell'esecutivo, si sapeva che non si sarebbe ancora arrivati alla soluzione visto che è ancora in corso un confronto tra la ministra dei Trasporti Paola De Micheli e gli Enti locali.
C'è però da dire che il governo non si è presentato con una linea univoca riguardo ai trasporti, fronte sul quale per i governatori «si rischia il caos». La De Micheli si è mostrata disponibile ad eventuali deroghe sul metro di distanza nei bus. Il ministro della Salute Roberto Speranza, da sempre il più prudente, invece ha difeso le indicazioni del Comitato tecnico scientifico (Cts), contrario inizialmente a qualsiasi allentamento delle norme sulla sicurezza, salvo poi aprire in serata a una deroga sul metro in presenza sui bus di separatori. Così nella conferenza, dopo lo stop di Speranza, si è deciso che il Cts avrebbe dovuto vagliare le proposte della De Micheli e delle Regioni per aggirare la prescrizione del metro di distanza con il quale «garantire il trasporto per tutti è impossibile». E in serata, appunto, è arrivato il via libera: niente metro se vengono istallati separatori.
E' andata decisamente meglio fin dall'inizio sulla questione della gestione dei contagi di studenti e professori. Il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia, che propone «un coordinamento permanente», nella riunione ha difeso il documento elaborato dall'Iss: «Dà indicazioni serie su come gestire casi di contagio nelle scuole o tra le famiglie di studenti» ed è aperto a eventuali «integrazioni o suggerimenti» delle Regioni su temi come la misurazione della temperatura agli alunni e del timing per fare i tamponi. Tant'è che Bonaccini ha dato il suo assenso e domani dovrebbe arrivare il via libera della Conferenza Stato-Regioni.
Meglio è andata anche sul fronte del potenziamento degli organici scolastici: la ministra della Scuola Lucia Azzolina ha confermato 70mila assunzioni. E sul nodo dei banchi monoposto, delle mascherine e del gel igienizzante: «La distrubuzione comincerà tra oggi e domani», ha garantito il commissario all'emergenza Domenico Arcuri.
LA NUOVA AZZOLINA L'Azzolina merita un capitolo a parte. Secondo un ministro che ha partecipato al vertice, «Lucia è di fatto scomparsa dalla riunione. Prima doveva dare risposte su sanità, trasporti, banchi, organici... e andava in fibrillazione. Ora l'abbiamo sfogliata come un carciofo, lasciandole solo il nodo-assunzioni. E le cose sono andate decisamente meglio. Vedrete, tra domani e lunedì si chiude anche sul trasporto pubblico locale».
ROMA Si chiamano separatori, l'idea è di installarli sui mezzi pubblici per dividere i sedili. Solo con questo strumento, che evita il passaggio di droplets da un viaggiatore all'altro, il Comitato tecnico scientifico è disposto a derogare al metro di distanza sul trasporto pubblico locale. Inoltre, si chiede una più efficace aerazione, rigore nell'uso delle mascherine a bordo, ricorso ai pullman privati, aperture delle scuole scaglionate in modo da evitare che tutti gli studenti prendano bus o metro alla stessa ora. Di fatto, è la controproposta del Comitato tecnico scientifico, confezionata al termine di una lunga riunione ieri sera, dopo che in mattinata c'era stata la rivolta dei presidenti di Regione nell'incontro in videoconferenza con il governo. Il limite del metro di distanza, che abbassa al 50-60 per cento la capienza dei mezzi, secondo i governatori è insostenibile. La nuova proposta del Cts aumenta la capienza al 75 per cento. La ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, ha provato a mediare, proponendo deroghe per le tratte di quindici minuti e di considerare i compagni di classe come congiunti. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, è invece sulla linea della prudenza e ha rimandato le indicazioni agli scienziati del Cts, che hanno anche dato nuovi consigli per le lezioni: mascherina sempre a scuola quando ci si muove, mai quando si è seduti o si fa attività fisica.
REBUSIl rebus trasporto degli studenti propone varie soluzioni, ma ad oggi siamo ancora nell'incertezza. Tra una ventina di giorni ricominciano le lezioni, ma ancora non si sa come gli studenti potranno raggiungere le scuole, quanto meno coloro che si muovono con bus, metropolitane e treni. C'è la distanza di un metro a bordo dei mezzi chiesta dal Cts, e c'è quella tra le Regioni e il Governo, come si è visto nel vertice. Non solo: mentre Speranza vuole seguire la linea del Comitato tecnico scientifico, la De Micheli è più disponibile al compromesso. I governatori non hanno dubbi: con le regole che ci chiedete di rispettare, il trasporto pubblico a settembre non regge. Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia-Romagna, è perentorio: «Se non si interviene in questi giorni chiarendo i limiti delle capienze, si rischia il caos. Ad oggi non ci sono soluzioni sostenibili. Abbiamo sollecitato l'esecutivo ad una comune assunzione di responsabilità per una decisione condivisa». In sintesi: il Comitato tecnico scientifico ha più volte ribadito che, quanto meno per i tragitti superiori ai 15 minuti, va mantenuta la distanza di un metro dei passeggeri e una percentuale di riempimento al 50-60 per cento. Le Regioni replicano: bene, ma così è impossibile garantire il servizio, non ci saranno mai i bus sufficienti. Giovanni Toti, governatore della Liguria: «Qui mancano linee guida che siano minimamente applicabili sui trasporti pubblici. Continuare a ripetere come un mantra la necessità del distanziamento, è inutile: non si può fare, vista la quantità di persone da spostare e il numero di mezzi a disposizione. Equivale a non dare regole». Il governatore dell'Abruzzo, Marco Marsilio: «Non ci sono divisioni, anche Campania e Puglia hanno spiegato che con le regole del Cts non è proprio possibile ripartire. Secondo i nostri calcoli, servirebbe il triplo dei bus». Per il Lazio, l'assessore ai Trasporti della Regione, Mauro Alessandri, più prudente: «Si continua a lavorare a una soluzione, noi stiamo valutando di ricorrere anche al contributo dei pullman privati».
Dal Ministero delle Infrastrutture la proposta di compromesso: sì al pieno carico ma non per più di quindici minuti. Compagni di classe e colleghi saranno considerati congiunti. Obbligo di mascherina chirurgica a bordo e non di un qualsiasi dispositivo di protezione delle vie respiratorie. Le linee guida per il trasporto scolastico, diffuse dal dicastero di Porta Pia per quanto riguarda le deroghe al distanziamento di un metro, prevedono che la capienza massima a bordo degli scuolabus sia consentita nel caso in cui la permanenza degli alunni nel mezzo non sia superiore a 15 minuti. Dunque lo stesso parametro potrebbe essere utilizzato pure per il trasporto locale. Dal Mit fanno sapere perciò che le aziende del tpl stanno studiando i flussi per individuare le corse proibite, ovvero quelle che tra meno di un mese viaggeranno con il pieno carico per più di un quarto d'ora. Il problema però è che nei maggiori centri urbani il tetto dei 15 minuti verrà superato presumibilmente su molte tratte. Come se ne esce? Un escamotage in grado di fare la differenza risiede nella definizione più ampia del concetto di congiunti, che se estesa anche a compagni di classe e di lavoro, come proposto dal ministero dei Trasporti, permetterà di dribblare più facilmente i paletti del distanziamento. La De Micheli, dopo i 400 milioni a sostegno del trasporto pubblico locale stanziati dal decreto Agosto, ha garantito che sosterrà la richiesta di ulteriori stanziamenti in autunno.
«Dobbiamo rivedere i limiti della capienza oppure i ragazzi non arriveranno in classe»
«Oggi sui mezzi pubblici salgono 10 milioni di persone, tra due settimane, complice l'inizio dell'anno scolastico, diventeranno 15 milioni, ma se i limiti alla capienza consentita non verranno rivisti allora non ci sarà spazio per tutti a bordo». Lapidario Andrea Gibelli, presidente dell'Associazione nazionale delle imprese di trasporto pubblico locale, che per contenere la domanda negli orari di punta, ovvero tra le 7 e le 10 del mattino, chiede alle scuole di differenziare l'orario di apertura e alle imprese di continuare a fare leva sullo smart working. «Servono regole chiare e univoche, tenendo presente i riflessi in termini di costi per il settore».
Il Mit spinge per autorizzare la capienza massima a bordo dei mezzi pubblici per 15 minuti, come avvenuto per il trasporto scolastico. Lei cosa ne pensa?
«Per adesso si tratta solo di proposte. Come quelle che riguardano l'uso della mascherina chirurgica a bordo e la più ampia definizione di congiunti. Per alleviare il senso d'insicurezza che ha contagiato i cittadini che si muovono con i mezzi pubblici bisogna fare qualcosa di più. Andava aperto un tavolo partecipato dal sistema produttivo, quello scolastico e il trasporto pubblico per trovare soluzioni all'altezza».
Per esempio quali?
«L'importante è diluire i flussi di accesso negli orari di punta e in particolare la mattina, nella fascia oraria compresa tra le sette e le dieci del mattino, che è quella più critica, quando in condizioni di normalità la maggior parte dei mezzi viaggia a capienza massima. A tale scopo bisognerebbe continuare a incentivare lo smart working. Pure differenziare gli orari di apertura delle scuole può rivelarsi efficace».
Le aziende del trasporto pubblico locale stanno studiando i flussi per capire su quali tratte e in quali orari i mezzi viaggiano al massimo della capienza per più di 15 minuti, limite di tempo oltre il quale si è a rischio contagio secondo il Cts. Il numero dei mezzi in servizio sulle rotte con più domanda va incrementato?
« Le aziende del tpl devono fare i conti con una flotta già risicata, oltre che vetusta. Aumentare i mezzi in circolazione non è una strada percorribile. E treni e autobus non si comprano al supermercato: per potenziare la flotta servono tempo e progettualità».
All'inizio del mese il ministro della Salute Roberto Speranza ha ripristinato il distanziamento sui treni. Risultato?
«È intervenuto a gamba tesa anche nell'organizzazione dei trasporti pubblici locali e regionali in una fase di delicata ripresa del settore. C'è grande confusione normativa a causa dei diversi interventi governativi e della sovrapposizione di competenze a livello nazionale e regionale. Così si rischia il collasso del sistema».
Le aziende del trasporto pubblico locale figurano tra le principali vittime del Covid-19.
«Il settore del trasporto pubblico locale è fra i più colpiti dall'emergenza. La domanda è crollata nella fase del lockdown e fino alla fine della pandemia rimarrà inferiore del 30 per cento rispetto al periodo pre-covid. Si prevede che le minori entrate per la vendita di titoli di viaggio nel 2020 saranno pari a 1,66 miliardi di euro. Il rapporto ricavi da traffico su costi operativi che aveva raggiunto, nel 2018, un valore medio nazionale pari al 34,6 per cento, a seguito dell'emergenza epidemiologica è stimato scendere al 25,5 per cento.