ROMA Un indizio non fa una prova ma due indizi possono determinare l'apertura di un dossier. Il dossier è quello dei rapporti fra governo e corpi intermedi. Inaugurato innanzitutto per la sorprendente (a detta della stessa Cgil) partecipazione di ieri del presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla Conferenza sul lavoro organizzata a Lecce dal numero uno del sindacato confederale Maurizio Landini. Cui si è aggiunta l'apertura totale («Abbiamo bisogno dei vostri consigli») verso sindacati e industriali pronunciata l'altro ieri dal neoministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli durante l'importante assemblea annuale degli imprenditori di Vicenza.
LA SVOLTA A lungo negletti, a partire dalla decisione del 2014 dell'allora premier Matteo Renzi di abolire forme di concertazione bolse, confederali e associazioni imprenditoriali sono stati sostanzialmente ignorati durante il governo giallo-verde. Che l'anno scorso presentò all'ultimo minuto una finanziaria rocambolesca discussa in parte solo con l'Ue. Sia Lega che 5Stelle hanno sempre considerato le parti sociali una porzione dell'establishment da sovvertire oppure da ignorare (anche per la propria inesperienza) oppure ancora, come faceva il leader leghista Salvini convocandole al ministero degli Interni, come strutture con le quali triangolare in vista della nascita di un proprio governo.
Non mancheranno le occasioni per capire se la doppia mossa di Conte e Patuanelli si iscrive all'orizzonte della tattica o a quello della strategia. Fatto sta che i due hanno trovato orecchie attentissime nelle parti sociali. «Giudicheremo dai fatti ma certo la ritrovata strada del dialogo con cui il governo intende procedere per la manovra è un passaggio importante visto che molti governi, compreso quello precedente, non l'hanno mai pensato», ha detto ieri Landini. «Abbiamo trovato nel ministro Patuanelli una nuova modalità di porsi rispetto al recente passato: ci ha ascoltato», ha sottolineato l'altro ieri il presidente degli industriali del Veneto, Matteo Zoppas. Che ha aggiunto: «Sono fiducioso che ci sarà un ascolto di quelle che sono le nostre istanze come quelle di altre categorie».
I CONTENUTI Fin qui i riconoscimenti reciproci, l'abbandono della suggestione della disintemediazione sociale e l'apertura di credito sulla frequenza del metodo. Tutti elementi importantissimi nel rimescolamento di carte in atto dei riferimenti culturali e politici in particolare dei 5Stelle. Già, ma i contenuti? Questo dialogo fra governo e parti sociali che vantaggi potrebbe assicurare alla società italiana e alle imprese?
Fra i sindacati si respira un certo ottimismo. La manovra dovrebbe portare buone notizie sul fronte della riduzione delle tasse che dovrebbero andare a favore dei lavoratori. Gli industriali non sono contrari e anzi spezzoni di Confindustria sono favorevoli ad aumentare le buste paga dei neoassunti. Sullo sfondo resta il tema del salario minimo sul quale sia i 5Stelle che parte del Pd rimangono favorevoli in linea di principio mentre i sindacati e gli industriali (tranne Fca) frenano.
«Il tema dei salari è molto sentito dagli italiani che non hanno fiducia nei sindacati ma che per più della metà considerano importante il ruolo del sindacato», dice Enzo Risso, direttore della casa di sondaggi Swg. E per far risalire i salari non c'è che la strada dell'aumento della produttività da raggiungere attraverso una nuova stagione di investimenti, di innovazioni tecnologiche e di miglioramenti dell'organizzazione del lavoro.
Tutti temi destinati a rilanciare il ruolo dell'industria alle prese con grattacapi epocali come il passaggio dell'automotive (che in Italia vale il 5,6% del Pil totale) dal diesel ai motori elettrici che, essendo più semplici, comporteranno rilevanti riduzioni di posti di lavoro.
«Buona parte degli italiani hanno bisogno di fiducia che potrebbe essere assicurata solo da un nuovo contratto sociale a lungo termine», spiega Risso. Di qui la proposta del governo di un piano di incentivi green e di investimenti pubblici in particolare nel Sud. Idea che sembra piacere a sindacati e industriali anche in un quadro europeo. Il 3 dicembre a Roma è previsto un vertice triangolare degli imprenditori italiani, tedeschi e francesi con l'obiettivo di chiedere un piano di investimenti europei. Ma è troppo presto per capire cosa emergerà da questo ribollire di idee e confronti. Per chiudere il dossier sulla nuova fase sociale post-disintermediazione ci vorrà tempo e una grande dose di buona volontà.