Molise, una Regione malgovernata di Paolo De Socio (*)
Nelle ultime ore il Commissario per la sanità regionale ha ricevuto un avviso di garanzia. È la foto del Molise, passato repentinamente da regione covid-free a zona rossa con l'indice Rt più alto d'Italia (1,66). Lo stato di degrado della sanità molisana, già carente in tempi di operatività ordinaria, sta mostrando il suo lato peggiore nel periodo di crisi pandemica. Ancora una volta si è persa l'occasione per offrire sicurezza a cittadini, lavoratori e pensionati, considerate le risorse disponibili per renderla più funzionale. Il sistema è al collasso e, con la gente che muore, non ci sono i tempi né per proporre processi nei tribunali né manifestare in piazza porterebbe dei benefici immediati alla popolazione. I pazienti con gravi patologie, anche non covid, rinunciano alle cure per paura di finire in strutture palesemente inidonee . E non basta la generosità di medici, infermieri e addetti ai servizi ospedalieri: personale numericamente insufficiente, allo stremo delle forze, a cui va la nostra solidarietà e l’invito a continuare a denunciare le inefficienze. Nelle ultime ore, la Procura di Campobasso ha emesso un avviso di garanzia nei confronti del Commissario per la sanità della Regione , il generale della Guardia di Finanza Angelo Giustini , per omissione di atti d’ufficio e abuso d’ufficio. Secondo gli inquirenti – riferisce l’Ansa – il commissario non avrebbe deliberato atti di sua competenza, necessari all’erogazione dei livelli assistenziali in relazione all’emergenza pandemica e per aver illegittimamente nominato il direttore generale dell’Azienda sanitaria del Molise quale commissario straordinario per l’emergenza covid, incarico, secondo la Procura, “di sua pertinenza e non derogabile ad altri”. La Cgil da tempo denuncia una cattiva organizzazione della sanità dovuta soprattutto all’aumento sproporzionato dei presìdi privati a scapito del servizio pubblico. Una situazione che ha inevitabilmente determinato l’aumento del costo dei servizi e l’esclusione di una crescente fascia di cittadini dall’accesso alle cure. Le sirene delle ambulanze e il rumore degli elicotteri che trasportano pazienti fuori Regione alimentano l’ansia del cittadino comune, già provato da un anno di restrizioni e per una ripresa produttiva e lavorativa che, nei nostri territori, forse non ci sarà mai, considerate le centinaia di attività cessate e le saracinesche che si sono mestamente chiuse nel corso dei diversi lockdown. Nelle scorse settimane il Ministero della Sanità ha inviato degli ispettori in Molise e da quell’ispezione e dalle indagini della Procura della Repubblica sembrerebbero emergere discrepanze sui numeri delle terapie intensive dichiarate dalla Regione e i posti effettivamente disponibili, inadeguatezza delle strutture e perfino carenze igienico sanitarie.In questo contesto, l’unica ancora di salvezza per il Molise, passato repentinamente da Regione Covid free a zona rossa grazie anche alla allegra gestione dei diversi attori che hanno preferito affrontare l’emergenza da solisti e in maniera superficiale, potrebbe essere un piano solidale e straordinario di vaccinazione considerato che la popolazione residente complessiva è di 300 mila persone e che a oggi sono stati effettuati 28 mila vaccini, con la vaccinazione della popolazione anziana che procede a rilento e i vaccini per i lavoratori del settore scolastico ancora da somministrare. Il popolo molisano sta vivendo un incubo e sta sopportando in maniera gravosa la sofferenza, la difficoltà e la paura di vivere in una Regione così mal governata . Da oggi le scuole sono in didattica a distanza e aumenteranno i disagi per le famiglie con figli in età scolastica ed entrambi i genitori che lavorano. Il Molise, mai come ora, rischia letteralmente di morire. Considerate le inefficienze strutturali riscontrate anche dal Ministero della salute, ha bisogno di risorse umane e finanziarie straordinarie per vaccinare tutta la popolazione entro 100 giorni, facendo ricorso a Esercito, Croce rossa, medici di base, volontariato e, perché no, all’Università del Molise alla quale è riconosciuta una capacità di organizzazione e gestione che potrebbe essere da esempio per molte amministrazioni, pubbliche e non.
(*) Paolo De Socio è segretario generale della Camera del lavoro del Molise