Manovra. primo sì. Quota 100 resta, scontro sul contante. Il premier: «Fondamentale il tetto al cash». Blitz di Conte: lotta al nero o non vado avanti In Consiglio è bagarre con renziani e grillini
Taglio del cuneo ai lavoratori Casa, cedolare secca al 12,5%
ROMA Nel 2020 Quota 100 non cambierà e le tasse saranno tagliate solo ai lavoratori. Su questi due pilastri regge il primo accordo sulla manovra, siglato da Pd e M5S. Il confronto prosegue: manca l'intesa su temi delicati come il carcere agli evasori. E Matteo Renzi attacca sia su Quota 100 sia sull'abbassamento da 3mila a mille euro del tetto all'uso del contante, una scelta su cui si scontra con il premier Giuseppe Conte. Ma intanto M5S ottiene che le finestre per le pensioni anticipate non slittino e il Pd che i 3 miliardi di taglio del cuneo non vengano spalmati anche sulle imprese ma dati solo ai lavoratori. Si sblocca così la convocazione del Consiglio dei ministri per approvare il Documento programmatico di bilancio che indica i cardini della legge di bilancio e doveva essere inviato alla Commissione europea entro mezzanotte. Ma poi sul tavolo, per l'approvazione salvo intese, finiscono anche il disegno di legge di bilancio e il decreto fiscale. Conte, che vuole introdurre un super-bonus da 3 miliardi per chi usa le carte di credito e bancomat da assegnare il giorno della Befana, fa sapere che non accetterà di trasformare la manovra in un terreno per le «bandierine dei partiti» o in uno «strumento da campagna elettorale». Il premier parla uno ad uno con i capi delegazione, poi in una riunione con il ministro Roberto Gualtieri e i tecnici del ministero, alla quale intervengono i sottosegretari M5s e Pd Riccardo Fraccaro e Antonio Misiani, definisce le linee dell'intesa da sottoporre nella notte di ieri al via libera dei partiti e dei ministri in Cdm. Entro la mezzanotte è obbligatorio approvare e mandare all'Ue soltanto il Dpb: la manovra e il decreto fiscale (che assicura circa tre miliardi di coperture) non compaiono all'ordine del giorno, servirà un secondo Cdm, forse lunedì 21, per approvarli. Di sicuro i testi finali non arriveranno prima del 20 ottobre. Gualtieri derubrica a «dettagli» le questioni ancora aperte e spiega che «il quadro di fondo è definito: l'Iva non aumenterà, ci saranno più soldi in busta paga, più investimenti e un robusto pacchetto famiglia», elenca. Anche Conte sottolinea lo «sforzo significativo» fatto per usare le «non molte» risorse a disposizione (solo per l'Iva servono 23 miliardi sui circa 30 totali della manovra) per dare «potere d'acquisto» ai lavoratori dipendenti. Quest'anno si abbassano le tasse solo a loro. Ma la manovra, dice, imposta una «svolta». L'ACCORDO Soddisfatti si dicono Luigi Di Maio («Non alziamo le tasse») e Nicola Zingaretti («Ci sono i pilastri Pd, inclusa la svolta verde»): l'accordo consegna al primo Quota 100, al secondo il taglio del cuneo ai lavoratori. Sulle finestre per il pensionamento anticipato nulla cambia nel 2020 ma, a dire il vero, non si esclude un intervento nel 2021. Per il resto, Roberto Speranza incassa lo stop ai superticket da luglio 2020. Renzi e Di Maio si vantano di aver sventato la tassa sulle sim card aziendali. Tutti celebrano il Fondo da 2 miliardi per la famiglia, viatico all'assegno unico. Ma tanto è ancora in discussione. Tra M5s e Pd è ancora in corso il braccio di ferro sull'inasprimento del carcere per gli evasori: i pentastellati lo vogliono nel decreto fiscale, insieme alla confisca dei beni, mentre i Dem vorrebbero affrontare il tema in una legge ad hoc.
Blitz di Conte: lotta al nero o non vado avanti In Consiglio è bagarre con renziani e grillini
ROMA Dopo aver visto Luigi Di Maio frenare sul giro di vite contro gli evasori e sentito Matteo Renzi lanciare l'aut aut contro l'uso del contante, Giuseppe Conte ha perso la pazienza. «Sono stufo di questo teatrino che serve solo ad alimentare la tensione. E sono stanco degli altolà e dei diktat che hanno scandito la trattativa, la manovra economica serve ai cittadini, non ai partiti di maggioranza per piantare le loro bandierine. Se continua così, e mi impediscono il giro di vite contro l'evasione fiscale, è inutile andare avanti». Poi, il premier ha scritto un sms al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri: «Caro, sull'evasione deve essere una rivoluzione, che deve cambiare i comportamenti dei cittadini. Gli italiani mi chiedono una svolta e se non dovesse venire perderò di credibilità e dovrò dire che le cose non si possono cambiare». Ancora: «Mi assumo io la responsabilità di trovare poi le risorse l'anno prossimo se non dovessero tornarci dal recupero dell'evasione. Mi piacerebbe che tu fossi al mio fianco in questa battaglia, altrimenti mi assumerò anche da solo la responsabilità davanti al Paese». E Gualtieri, sostenuto dall'intera delegazione del Pd, si è schierato con Conte. Poi, nella notte è andato in scena uno scontro durissimo in Consiglio dei ministri. Da una parte il premier assieme al ministro dell'Economia e al Pd, dall'altra Teresa Bellanova, la capo delegazione di Italia Viva, spalleggiata dai ministri grillini. Nodo del contendere: il tetto ai mille euro per il contante e il carcere per gli evasori. L'ACCELERAZIONE Ma andiamo con ordine. Fiutato il clima da guerriglia e compreso che per una settimana il governo e la maggioranza si sarebbero trasformati in un Vietnam, Conte decide di accelerare. Riunisce, appena rientrato da Tirana, i capi delegazione Dario Franceschini, Riccardo Fraccaro (Di Maio è in missione a Washington), Roberto Speranza (Leu) e la Bellanova assieme a Gualtieri. E annuncia: «Non dobbiamo perdere tempo, qui la situazione rischia di incancrenirsi. Dunque cerchiamo di approvare questa notte il decreto fiscale e, con la formula del salvo intese, anche la legge di bilancio». Gualtieri, Franceschini e Speranza appoggiano la proposta del premier. Fraccaro tentenna. La Bellanova chiama Renzi al telefono. L'indicazione del leader di Italia viva è perentoria: «Resistere, resistere, resistere. Abbassare la soglia del contante è uno schiaffo al mio governo che l'aveva alzata a 3 mila euro. Fagli sapere che se vanno avanti questa misura se la votano da soli...». Conte però tira dritto. Tenta la prova di forza. Alle undici di sera, con due ore di ritardo, riunisce il governo. Comincia il giro di tavolo. Il clima è tesissimo, ma lo era anche nelle ore precedenti. Il premier che non ha alcuna intenzione di indietreggiare nella lotta all'evasione fiscale, nel pomeriggio aveva detto: «Serve coraggio. Potrò dirmi appagato solo quando il contrasto al nero sarà efficace. Accettare che tanti cittadini onesti debbano pagare di più perché altri non pagano le tasse è la più grande iniquità sociale». Ma, a sorpresa, con Renzi si era schierato Di Maio. Il leader grillino «che sta facendo il pazzo», secondo un ministro dem, «per ottenere la sua misura bandiera con il carcere agli evasori», aveva sconfessato la linea del premier: «E' troppo facile accanirsi su un commerciante o su un piccolo artigiano che si spezzano la schiena per la propria famiglia. Piuttosto si pensi a colpire chi ha portato i soldi all'estero. Questo è il coraggio che voglio vedere: colpire i pesci grossi e non chi a malapena riesce ad arrivare a fine mese». E Di Maio non era solo. Perfino il presidente della Camera, Roberto Fico, si era speso contro il limite all'uso del contante. La riunione del governo va avanti tra stop and go. Poco prima della mezzanotte i ministri grillini, per evitare di rendere ancora più profondo il solco che separa Di Maio da Conte, scaricano la colpa dello scontro sul leader di Italia viva. E fanno trapelare via Whatsapp: «Renzi blocca l'approvazione del decreto fiscale, non vuole la soglia del contante a mille euro». Poi, dopo pochi minuti: «E' gravissimo, Renzi fa sapere che potrebbe non votare il decreto. Pazzesco». Negli stessi minuti, per annunciare urbi et orbi che non ha intenzione di cedere, Conte detta su Facebook: «Lotteremo contro l'evasione fiscale come mai fatto prima. Non posso accettare che gli italiani onesti paghino più tasse per colpa di coloro che non le pagano affatto. E fino a quando ci sarò io, questa sarà una priorità assoluta dell'azione di governo. Serve un patto con gli italiani sulla lotta all'evasione». IL SECONDO GIRO Ma a sostenere Conte nella sua guerra contro i pagamenti in nero è solo il Pd che, nel secondo giro di tavolo, stoppa il carcere agli evasori invocato dai grillini. «Anche noi vogliamo colpire duro chi evade le tasse», afferma Franceschini, «ma si tratta di una materia delicata, serve tempo e molta prudenza». Così, trascorsa un'altra mezz'ora, fonti dei 5Stelle fanno sapere: «Il Movimento è insoddisfatto del decreto fiscale. E' una scatola vuota. Soprattutto manca il carcere agli evasori». Finisce con la solita soluzione di compromesso in voga ai tempi del governo giallo-verde: la legge di bilancio viene approvata con la formula salvo intese e il decreto fiscale è varato senza la parte ordinamentale: il tetto al contante e le manette per chi non paga le tasse.
Taglio del cuneo ai lavoratori Casa, cedolare secca al 12,5%
ROMA I conti iniziano a quadrare e un accordo politico, seppure ancora precario, per il momento c'è. I tre miliardi di euro che mancavano al governo per chiudere la manovra da trenta miliardi sono stati trovati in calcio d'angolo spostando al prossimo anno la scadenza per il versamento delle tasse delle Partite Iva. Chiusa la questione finanziaria, l'attenzione è stata completamente dedicata alle partite politiche. I due nodi principali, Quota 100 e cuneo fiscale, sono stati sciolti. La riforma previdenziale che prevede il prepensionamento con 62 anni di età e 38 di contributi resterà in vigore fino alla sua scadenza naturale, il 2021. Non saranno toccate, come chiedeva il Partito democratico, nemmeno le finestre di uscita. I Dem avrebbero voluto allungarle di sei mesi per destinare maggiori risorse al taglio del cuneo fiscale. Il Movimento Cinque Stelle dunque, è riuscito a difendere una delle norme bandiera del precedente governo. Ma ha dovuto sacrificare un'altra richiesta: quella di poter destinare una parte delle risorse del taglio del cuneo fiscale alle imprese, in modo da poterle parzialmente indennizzare dall'eventuale introduzione del salario minimo di 9 euro l'ora. Non se ne farà niente. Almeno per il momento. Ilt aglio delle tasse sul lavoro andrà completamente a beneficio dei dipendenti, come chiedeva il Pd. Per il prossimo anno ci saranno a disposizione 3 miliardi di euro, che diventeranno 5 miliardi nel 2021 e altrettanti nel 2022. C'è un impegno politico ad aumentare ulteriormente le risorse con la riforma dell'Irpef che il governo vorrebbe affrontare il prossimo anno. Ma chi beneficerà del taglio del cuneo? Non è ancora stato deciso. I 3 miliardi saranno custoditi in un fondo. Sarà il confronto con le parti sociali a determinare le platee. L'ipotesi più accreditata è che a beneficiarne saranno gli stessi percettori del bonus Renzi da 80 euro, magari alzando la soglia di reddito a 35 mila euro. Il beneficio medio sarebbe di altri 40 euro mensili. L'ANTICIPAZIONE Per le imprese ci sarà un anticipo, invece, dell'esenzione totale dell'Imu sui capannoni a partire dal 2022. Il governo ha preso un'altra decisione importante. La cedolare secca sugli affitti a canone concordato in scadenza nel 2019, sarà confermata e resa strutturale. Ma con un'aliquota leggermente superiore. Attualmente è del 10%, salirà al 12,5%. Ci sarà anche una micro-rivalutazione delle pensioni. Quelle tra i 1.500 e i 2.000 euro lordi avranno un recupero totale dell'inflazione, contro il 97% attuale. Il beneficio, secondo i conteggi dei sindacati, sarà di soli sei euro l'anno per pensionato. Per la prima volta, poi, verrà introdotto il principio delle detrazioni legate al reddito. Per adesso si introdurrà un meccanismo di decalage che partirà dai 120 mila euro per azzerarsi a 240 mila euro. Chi è sopra quella soglia di reddito non potrà più scontare le fatture mediche o quelle per le rette universitarie dei figli. Tutte le detrazioni, poi, saranno riconosciute soltanto se il pagamento sarà effettuato con mezzi tracciabili come le carte di credito o i bancomat. Saranno inserite anche nuove categorie di servizi per i quali si potrà avere il beneficio fiscale (probabilmente al 10%). Si tratta delle situazioni a maggiore rischio di evasione, dall'idraulico al ristorante. Sul fronte fiscale arriveranno una serie di balzelli. A partire dalle sigarette, che potrebbero aumentare di 20 centesimi al pacchetto, mentre non verrebbero colpiti i prodotti innovativi. Ci sarà anche la tassa sulla plastica, venti centesimi di euro al chilogrammo. Per le famiglie ci sarà un fondo unico nel quale confluiranno tutti i benefici attualmente erogati dallo Stato, con l'obiettivo di arrivare il prossimo anno ad un assegno unico a ciascuna famiglie per ogni figlio fino all'età di 18 anni (240 euro al mese, ma con tetti di reddito per accedere al beneficio).
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