ROMA Auto aziendali e rivalutazione delle pensioni fanno saltare la tregua nella maggioranza. Mentre si attende l'invio in Senato del testo del disegno di legge di Bilancio, si accende la discussione su alcune delle misure inserite nel testo. Quella che riguarda le auto date in uso promiscuo ai dipendenti ha scatenato la reazione del settore, dell'opposizione ma anche di vari esponenti della maggioranza di governo. E il ministro dell'Economia ha già annunciato una parziale correzione di rotta. «Le auto elettriche e quelle ibride non saranno colpite» ha spiegato Gualtieri, annunciando che «la misura potrà essere ulteriormente migliorata». Mentre da fonti del ministero dell'Economia si è saputo che il controverso articolo sarà corretto per graduare gli aumenti appunto in base all'impatto inquinante.
Intanto il presidente del Consiglio Conte ha voluto dare una risposta più complessiva, definendo «bugie» le ricostruzioni secondo cui la manovra «aumenta la pressione fiscale complessiva». A suo avviso si tratta invece di «una manovra fortemente redistributiva».
Nella bozze che circolano, compresa quella aggiornata a ieri mattina, la tassazione sull'auto in quanto fringe benefit passava dal 30 al 100 per cento del valore convenzionale (determinato in base alle tabelle Aci) con un maggior esborso di qualche migliaio di euro per i dipendenti e danni finanziari per le imprese costrette a versare maggiori oneri sociali. La stretta riguarderebbe 2 milioni di vetture di questo tipo, calcola l'Aniasa, l'associazione che in Confindustria rappresenta il noleggi, paventando il rischio che «si uccida il settore» con conseguenze su tutta l'industria automobilistica. Sulla stessa linea altre associazioni, Anfua, Assilea, Federauto e Unrae, che chiedono tutte all'esecutivo di ritirare il provvedimento. Di fatto l'attuale livello di tassazione verrebbe triplicato, ma il probabile effetto sarebbe rendere non più conveniente questa soluzione. La correzione a cui sta lavorando il Mef prevede tassazione al 30% per le ibride-elettriche, al 60 per le altre e al 100 per le vetture super-inquinanti.
LE RISPOSTE Si sono fatte sentire, puntuali, voci pesantemente critiche. Non solo quelle dell'ex viceministro leghista dell'Economia, che accusa il governo di voler «affossare il settore dell'auto già in crisi». Il sottosegretario allo Sviluppo Stefano Buffagni (M5S) ha parlato della necessità di «migliorare immediatamente la norma perché su quelle voci le tasse i lavoratori già le pagano». Anche Matteo Renzi ha fatto sapere di voler cancellare il nuovo prelievo. Il vicesegretario Pd Orlando, in linea con Gualtieri, ha chiesto che il meccanismo sia rivisto in base al livello di inquinamento dei veicoli, in modo che «non comporti danni per il settore auto».
L'ADEGUAMENTO Diversa ma ugualmente spigolosa è la questione della rivalutazione delle pensioni. Nel testo della legge di Bilancio è stata inserita la già annunciata modifica per le pensionI comprese tra tre e quattro volte il minimo Inps (dunque fino a poco più di 2 mila euro lordi mensili). Una piccola e praticamente simbolica risposta ai sindacati, che chiedevano di ripristinare il meccanismo quasi pieno di rivalutazione, al posto di quello per fasce di reddito confermato lo scorso anno dal governo Conte 1. In realtà gli assegni fino a quattro volte il minimo godono già con le regole attuali di un adeguamento praticamente totale all'andamento dei prezzi: 97 per cento invece del 100 per cento riconosciuto ai trattamenti fino a tre volte il minimo. Dunque il miglioramento sarebbe minimo e pari a pochi euro l'anno (circa 3), in un contesto di bassa inflazione. Non un buonissimo viatico per l'incontro tra i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil e il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, in programma lunedì . Per Ivan Pedretti (Cgil) l'intervento annunciato è «un'elemosina». Stesso concetto usato da Patrizia Volponi (Cisl). Domenico Proietti della Uil parla invece di «rivalutazione imbarazzante».
Premier e Tesoro, ira sugli alleati «Sono misure proposte da loro»
«Il presidente del Consiglio è dispiaciuto, amareggiato e anche irritato da questi atteggiamenti infantili e un tantino irresponsabili», racconta chi ha parlato con Conte. «Si sono fatti tavoli su tavoli di maggioranza per scrivere la legge di bilancio, dove tutti hanno potuto portare il proprio contributo. E Gualtieri ha ascoltato e, insieme al premier, ha cercato di assecondare tutte le richieste dei partiti. Ebbene, assistere adesso a questo tiro incrociato contro la legge di bilancio, da parte di esponenti che hanno contribuito a scriverla attraverso i loro rappresentanti, denota una mancanza di serietà e di coerenza. In più è autolesionistico: si finisce per raccontare all'opinione pubblica la bugia che aumentiamo le tasse, mentre è vero l'esatto contrario».
Gualtieri condivide lo stesso stupore e la stessa irritazione del premier. Raccontano e osservano al ministero dell'Economia: «E' davvero tutto molto sorprendente. Mercoledì, nell'ultimo vertice di maggioranza sulla legge di bilancio, è stata la viceministra grillina Laura Castelli a proporre di introdurre a tassa sulle auto aziendali. Gualtieri si è subito dichiarato contrario, affermando: Questa misura rischia di essere devastante. Ma l'osservazione del ministro è stata tacitata in coro da tutti i presenti: Mettiamo la tassa, così troviamo qualche risorsa in più. Gualtieri ha preso atto, ma ha ripetuto: E' un errore grossolano». Salvo poi leggere, ieri, un diluvio di dichiarazioni contro l'imposta. A cominciare da Renzi, che al vertice era rappresentato dalla ministra Teresa Bellanova, e dal viceministro allo Sviluppo, il grillino Stefano Buffagni.
«SITUAZIONE PARADOSSALE» «Una situazione paradossale e assurda», continuano al ministero dell'Economia, «tanto più perché stiamo tagliando ben 26 miliardi di tasse ed è di questo grande sforzo che dovrebbero parlare gli esponenti di maggioranza all'opinione pubblica. Invece non trovano di meglio che scaricare la colpa del giro di vite sulle auto aziendali su Gualtieri. Così facendo si fanno male da soli: c'è una coalizione e gli elettori quando verrà il momento non faranno distinzioni tra le varie forze politiche se passa l'idea che questo governo ha aumentato la pressione fiscale».
Insomma, per Conte e Gualtieri 5Stelle e Italia Viva fanno harakiri. «Infangano il lavoro fatto e ne pagheranno le conseguenze». In più, il premier è particolarmente «amareggiato» perché martedì, al primo vertice dopo la debacle in Umbria, aveva avvertito gli alleati: «Dobbiamo mostrarci compatti. Questa manovra economica contiene tante cose positive, ma finora le abbiamo comunicate male a causa della corsa di ogni partito a piantare le proprie bandierine. Però ora, vista la situazione, tutti devono abbassare i toni e fare una comunicazione unitaria». Parole al vento.
ARRABBIATI ANCHE I DEM Ciò irrita, e non poco, anche il segretario dem Nicola Zingaretti e il capo delegazione Dario Franceschini. «Con i distinguo e i diktat, il governo e l'alleanza non reggono», ringhiano al Nazareno dove cresce la voglia di mandare al diavolo Renzi e Di Maio e andare a elezioni. Con un problema: una grossa fetta del partito vuole far sopravvivere l'alleanza fino al 2022: solo così potrà giocare da protagonista la partita per il nuovo capo dello Stato. Poi, in serata, scende però in campo il vicesegretario Andrea Orlando. Per chiedere ciò che hanno chiesto Italia Viva e 5Stelle: «La norma sulle auto aziendali va rivista». Del resto Gualtieri non la voleva ed è inutile, per i dem, lasciare nel ruolo di anti-tasse solo gli alleati.