ROMA La manovra? «Senza il nostro voto non si va da nessuna parte». Il Movimento 5 Stelle usa la dinamite e Luigi Di Maio convoca a Palazzo Chigi, assente Giuseppe Conte, i ministri M5s per sferrare un attacco durissimo. La manovra scritta dal premier e dal ministro Dem Roberto Gualtieri viene bocciata in diversi punti, dal taglio del cuneo fiscale al tetto al contante. Il tutto avviene mentre da Bruxelles arriva il primo colpo di tosse delle istituzioni europee. «Bruxelles chiederà all'Italia chiarimenti sulla manovra del 2020», ha affermato il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis: «Dove vediamo rischi di devianza dalle regole di bilancio della Ue chiediamo a questi Paesi ulteriori chiarimenti».
MURO CONTRO MURO M5S reclama «un vertice di maggioranza», seguito a ruota dai renziani di Italia Viva. «L'impianto della manovra non cambia e non cambierà», ribatte invece Gualtieri, che sdrammatizza i contrasti classificati come «fisiologici». Ma il Pd non gradisce i «minacciosi» toni dei Cinque stelle e Dario Franceschini, parafrasando il detto, avverte: «Un ultimatum al giorno toglie il governo di torno».
In un braccio di ferro mai interrotto dal burrascoso Consiglio dei ministri di martedì notte, Conte prova a dare un segnale di disponibilità in mattinata da Bruxelles: «Non mi sottrarrò a ulteriori verifiche sul testo definitivo» della manovra, approvata «salvo intese». Ma nel mirino c'è il suo piano antievasione, che secondo il M5s penalizza commercianti e professionisti. E sul punto Conte non intende indietreggiare.
Anzi, rilancia. Le risorse dal contrasto «all'economica sommersa» saranno usate per abbassare le tasse: si studia di «unificare al 20% le aliquote Irpef del 27% e del 23%», svela.
Perciò fa «appello» a tutti i partiti a «fare muro» in difesa del pacchetto di norme che vanno dall'incentivo delle carte di credito alle multe per chi non installi pos, fino al calo da 3000 a 2000 euro del tetto al contante. Si può discutere, per il premier, su aspetti di dettaglio: «Ho parlato con gli operatori per azzerare o ridurre le commissioni sulle carte», annuncia. Ma «non è che ogni opinione diventa una contromanovra», taglia corto.
Matteo Renzi, lanciando la sua Leopolda «di sfida», annuncia che voterà un emendamento per cancellare quota 100. Ma quello, ribatte Conte, è «un pilastro» della legge di bilancio. Le parole del premier dovrebbero far piacere ai Cinque stelle, che hanno strenuamente difeso la misura sulle pensioni. Ma a Di Maio non basta. Per due ore in mattinata, al rientro dagli Usa, riunisce ministri e sottosegretari M5s. Tra i 5Stelle c'è chi pensa che la manovra sia troppo a trazione Pd. Sulla richiesta di modifiche Di Maio e Renzi sono dallo stesso lato della barricata e già fanno preparare emendamenti. Ma se i voti di Iv sono decisivi per la maggioranza, il M5s rivendica il proprio ruolo di primo «azionista» del governo.
BRUXELLES «La manovra non si tocca». Verifiche e aggiustamenti tecnici sono possibili, ma quelli che Conte chiama i «pilastri», non possono tornare di nuovo in discussione. Anche perché significa dover ammettere che ciò che il governo ha mandato martedì notte a Bruxelles è più o meno carta straccia. Con conseguenza perdita di credibilità non tanto e non solo a Bruxelles. Ed è per questo che la sortita del M5S di ieri ha ricordato, ai tanti inquilini di Palazzo Chigi e di via XX Settembre, la scena della notte del balcone dello scorso anno che molto costò al Paese in termini di credibilità.
Ma andiamo con ordine.
La dura nota contro la manovra di bilancio, pubblicata dal blog delle Stelle ieri pomeriggio, coglie Conte di sorpresa al suo rientro a Roma dal Consiglio Ue. Nell'agenda del Consiglio c'era tutt'altro e il presidente del Consiglio in conferenza stampa aveva appena spiegato di non aver avuto occasione di parlare anche della legge di Bilancio inviata alla Commissione quattro giorni prima. Poi il decollo verso Roma e la dura nota grillina che segue al vertice che Di Maio ha con i suoi.
Quando Conte atterra è furibondo. Chiama il ministro degli Esteri Di Maio mentre l'auto corre dall'aeroporto di Ciampino a palazzo Chigi. La retromarcia del leader grillino esce poco dopo sotto forma di fonti' mentre tra i dem scatta l'allarme con Nicola Zingaretti che si dice «basito» per «tanta irresponsabilità» visto che «la manovra è a Bruxelles dove la stanno esaminando». L'ira di Conte sta tutta qui: correggere o aggiustare qualche passaggio della legge di Bilancio, ora o in Parlamento, è infatti sempre possibile. Chiedere però un nuovo vertice di maggioranza, un nuovo Cdm, contestando provvedimenti e immaginando nuove coperture (come le concessioni autostradali), significa che il primo partito del Paese - rivendicato nella nota - nonché la forza più rilevante della maggioranza dichiara candidamente di aver dato alla Commissione e agli investitori fogli di carta senza nessuna credibilità.
NUMERI SUL FILO Senza contare che i numeri sono già a filo. Il governo è riuscito a strappare a Bruxelles 14 miliardi di flessibilità, ma il deficit a 2,2% ha fatto storcere il naso ai paesi del Nord Europa. Lo slittamento dell'entrata in esercizio della Commissione von der Leyen, lascia le valutazioni e le decisioni ancora al trio Juncker, Dombrovskis, Moscovici. Quest'ultimo proprio ieri, da Washington, ha spiegato che la Commissione sta analizzando la manovra italiana «cercando di capire se i conti tornano» e se «il leggero deterioramento» dei saldi «può essere spiegato ragionevolmente». Dombrovskis va giù duro e dice che Bruxelles chiederà chiarimenti scritti.
Conte zittisce M5S e nel difende la manovra, difende il lavoro fatto ma soprattutto la credibilità del governo e del Paese.
Ed è per questo che nella conferenza stampa conclusiva del vertice europeo, Conte si era a lungo intrattenuto sull'impianto delle misure dicendo che «Quota100 è un pilastro», e che la trave-maestra - che di fatto regge e caratterizza il Conte2 e che nella stessa legge di Bilancio viene indicato con un posta considerevole - è la lotta all'evasione. Mettere in discussione la trave, o peggio dare ancora per non chiusa la manovra significa provocare la Commissione che entro il mese in corso può bocciare i testi ricevuti chiedendone di nuovi.
Forma e sostanza sono intrecciati. Per Conte rivedere il tetto ai contanti, e i meccanismi incentivanti l'uso della moneta elettronica, significa non solo creare un buco di bilancio e allarmare Bruxelles, ma chiudere l'unica sorgente di risorse sulla quale punta per tentare il prossimo anno di abbassare l'Irpef. «L'evasione è stimata in più di cento miliardi», è il ragionamento di Conte ai leader dei due principali partiti dell'alleanza, e ruota sul tentativo di recuperar almeno una manciata di evasione agendo non con sanzioni, ma con incentivi.
Nel tentativo di ridimensionare la sortita grillina ieri sera era il ministro Gualtieri a sostenere che la tensione nel governo e nella maggioranza è normale quando si discute la legge di Bilancio. Tanto più - ricorda anche Conte - se si discute di misure per contrastare l'evasione fiscale. Tanto più se il leader del partito più importante della maggioranza fatica a tenere il Movimento su un'unica linea, obbligando il fondatore, Beppe Grillo, a estrose proposte nel tentativo di parlar d'altro e distrarre molti dei suoi portavoce non preoccuparsi solo di poltrone.