Data: 07/03/2021
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Lunghe attese non pagate Rider fermi per protesta. Manifestazione sulla riviera
PESCARA Chiedono di essere pagati anche per il tempo di attesa che trascorrono davanti ai locali. Perché ai rider, o ciclofattorini, capita di aspettare «più di un'ora, fino a un'ora e mezzo», prima di ricevere il pacco con il cibo da consegnare ai clienti. E mentre la lancetta cammina e loro sono fermi in strada, non vengono pagati, quel tempo vale zero. Per questo una trentina di rider hanno protestato ieri sera sulla Riviera nord, dove si sono ritrovati per una «protesta spontanea», nata per manifestare un disagio fortissimo che vivono in questa fase. Hanno esposto dei cartelli e creato una barriera con le borse che usano per il trasporto dei cibi, per evitare che arrivino a destinazione freddi.Ieri sera sono rimasti "off line" cioè «non abbiamo preso ordini, mandando sostanzialmente in tilt due delle piattaforme» che si occupano della consegna a domicilio, spiega Francesca parlando a nome del coordinamento Cgil Rider Pescara. «Siamo stufi delle attese. Più aspettiamo e meno guadagniamo, in base al nostro contratto. Mentre aspettiamo non possiamo fare altro, non possiamo prendere altri ordini. Ecco perché chiediamo di essere retribuiti anche per l'attesa e comunque l'ideale sarebbe tagliare i tempi in fila davanti ai locali perché così avremmo modo di fare più consegne e di guadagnare di più», aggiunge. Con il coronavirus e i ristoranti chiusi al pubblico, essendo aumentate le consegne a domicilio, «possiamo dare la nostra disponibilità a lavorare tutto il giorno, dalle 11 alle 23, ma il nostro è un lavoro a cottimo. A chi va bene, porta a casa trenta euro al giorno, ma c'è anche chi intasca solo 10 euro» per cui i tempi morti passati ad aspettare incidono eccome, e andrebbero ridotti al minimo». A supportarli c'è Alessandra Tersigni, della Cgil, che parla di «picchi di non dignità» ed è pronta una nuova protesta in piazza il 26 marzo, per lo sciopero generale. Proprio Tersigni ricorda che il malcontento di questi precari (un centinaio, in città) è già stato al centro di un sit-in alla Nave di Cascella, prima dell'entrata in vigore del «contratto-truffa». La Cgil li ha «organizzati sindacalmente, raccogliendone una ventina» e non abbassa la guardia.
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