«Quattro lavoratori che svolgono da anni il servizio di portierato e custodia notturna del deposito e sede dell'Ama hanno ricevuto il preavviso di licenziamento da parte dell'azienda affidataria dell'appalto». A denunciarlo è il segretario provinciale della Filcams-Cgil Luigi Antonetti. Il sindacato ricorda che si tratta di persone che «venivano pagate 4 euro l'ora lordi per un lavoro notturno a causa dell'applicazione di un contratto pirata. Quattro cittadini, quattro lavoratori che si ritroveranno, se il committente non tonerà sui propri passi, a essere quattro disoccupati. Dovrà essere sfuggito all'Ama che siamo nel pieno di una epocale pandemia le cui ricadute economiche sono già evidenti da mesi sulla nostra città e in un regime di divieto di licenziamenti che vieterebbe a qualsiasi azienda di procedere in questo senso».
Antonetti aggiunge: «I lavoratori saranno, presumibilmente, presto sostituiti da un'automazione e da un sistema di allarme, secondo i progetti di Ama, che le consentirà di fare cassa sui costi del lavoro, lasciano però nei fatti incustodito un deposito e una sede, in una zona, Campo di Pile, preda negli ultimi periodi di rapine con scasso e di atti vandalici. Mezzi dal valore di milioni di euro lasciati alla mercé del primo malintenzionato. La politica, più volte interessata e sollecitata, non ha saputo dare alcuna risposta e ha fatto le spallucce. Intanto dal 1° novembre, i danni occupazionali e sociali creati da questa decisione, dovranno essere imputati a chi si è assunto la responsabilità amministrativa e politica di una scelta scellerata e inappropriata». Sulla vertenza è intervenuto anche il consigliere comunale di IdV-Cambiare insieme-Lavoro legalità: «Il licenziamento dei 4 lavoratori di parte della società K Service di Benevento è per giustificato motivo, perché si è deciso di ricorrere ad un sistema di videosorveglianza non meno costoso e certamente meno sicuro di quello assicurato dalla presenza degli uomini. Si è verificato quanto da me denunciato nella Commissione vigilanza. I 4 lavoratori hanno un compenso da terzo mondo, imposto a padri di famiglia costretti ad accettare per necessità. È inaccettabile che l'Ama consenta il licenziamento».