PESCARA Quando Matteo Salvini abbandona la postazione del governo e, su invito della presidente Casellati va a sedere sui banchi del Senato riservati alla Lega, Alberto Bagnai (poi intervenuto nel dibattito) non nasconde il suo entusiasmo: si sistema nervosamente il nodo della cravatta, sorride a ogni battuta del leader, lo consola con qualche pacca sulle spalle appena il capo viene aggredito dal successivo intervento di Matteo Renzi, che a proposito di Bagnai si rivolge così al leader della Lega: «Chieda a quello alla sua destra se ha il coraggio di ricandidarsi a Firenze con la sua politica anti euro». Alberto Bagnai, economista, professore della d'Annunzio, eletto al Senato in Abruzzo alle politiche del 2018 grazie al proporzionale, dopo essere stato sconfitto proprio da Matteo Renzi nel collegio maggioritario di Firenze. Ecco un primo siparietto offerto dai 7 senatori abruzzesi che ieri hanno visto consumarsi, dalle rispettive postazioni di Palazzo Madama, il passaggio formale della crisi di governo. C'è anche Gaetano Quagliariello, ex ministro per le Riforme, leader di Idea e membro del comitato promotore Cambiamo, che mentre il dibattito è ancora in corso accetta di affidare una sua prima considerazione su ciò che si sta consumando in aula: «Un deciso passo avanti verso un governo giallorosso Pd-M5s - dice Quagliariello -. Starò all'opposizione senza se e senza ma». Anche Luciano D'Alfonso accetta di commentare a caldo ciò che sta vivendo in presa diretta nell'aula del Senato: «Conte si è messo in cammino e ha assunto una sua consistenza politica. Mi viene da dirlo soprattutto se penso al punto di partenza. Salvini - chiosa il senatore Dem - non starebbe bene neanche in un municipio di Peron. Interessante - continua D'Alfonso - il ragionamento di Conte sulla parlamentarizzazione della crisi e sul piano inclinato che conduce alla degenerazione delle istituzioni parlamentari. Salvini si è invece estremizzato nella radicalità peronista antisistema. Se penso - aggiunge l'ex governatore - a ministri dell'Interno come Taviani, Pisanu, Napolitano...».
Anche Nazario Pagano, senatore di Forza Italia e coordinatore regionale del partito di Berlusconi, si dice colpito dall'intervento in aula del presidente del Consiglio dimissionario: «Sorprendente Conte. Lo hanno fatto diventare un leader, uno statista. Ma l'esito della crisi è ancora tutto da leggere». Così le primissime impressioni a caldo di alcuni dei parlamentari abruzzesi che ieri hanno vissuto nell'aula del Senato l'evoluzione della crisi di governo. Ora si aspettano le mosse del presidente Mattarella per capire in che direzioni evolverà la politica nazionale e con quali conseguenze, da casella casello, sull'Autrostrada dei parchi. L'ipotesi più probabile, quella di un nuovo governo giallo-rosso con dentro il Pd e il Movimento 5 stelle, non sarebbe senza conseguenze in Regione e sugli altri enti locali del territorio che avevano appena trovato un loro assetto dopo il voto dell'11 febbraio e le amministrative del maggio scorso. Ma anche l'ipotesi del ritorno alle urne è destinata a scompaginare le carte nella vita dei partiti e delle istituzioni. Nel centrodestra inizia a vacillare la formula tradizionale che anche in Abruzzo, come in altre regioni, si regge sull'alleanza dei partiti di Salvini, Giorgia Meloni e Berlusconi. Quest'ultimo già alle prese con una scissione che, secondo quanto minacciato dall'ex ministro Calenda (mai alleanze con i 5 stelle), potrebbe irrompere molto presto anche nel Pd di Nicola Zingaretti e Matteo Renzi, senza contare che l'ex premier è tornato al protagonismo di un tempo sulla scena politica dopo avere messo la sua impronta alla crisi di governo con la mano tesa offerta al movimento di Beppe Grillo. Sono tutte variabili che, a seconda di come evolverà il quadro politico nazionale, rischiano di scompaginare anche quello abruzzese in un agosto mai così incandescente.