Data: 03/10/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Le porte del treno non si aprono In 35 devono scendere a Pescara. Disavventura per i viaggiatori che martedì sera erano sul Frecciargento con destinazione Giulianova. La protesta: «Nessuna assistenza dalle Ferrovie»
GIULIANOVA La fermata alla stazione ferroviaria giuliese era prevista alcuni minuti prima delle 23 di martedì, ma il programma dei 35 passeggeri della provincia di Teramo che avevano in programma di scendere dal Frecciargento Etr700 è clamorosamente cambiato. Sono infatti rimasti all'interno delle carrozze, con evidente sorpresa per familiari e amici che li stavano attendendo in stazione. Il motivo è stato spiegato dagli addetti delle ferrovie presenti a bordo: la mancata apertura delle porte d'uscita. I passeggeri presenti sui vagoni contraddistinti con i numeri 5 e 6, nonostante le proteste, hanno dovuto rimettere a posto i bagagli in attesa di raggiungere il capolinea del Frecciargento Milano-Pescara. Altri 40 chilometri circa di strada ferrata prima di riacquistare la libertà di movimento momentaneamente persa. Giulianova era l'ultima fermata prima del capolinea pescarese. Così tutte le persone con il biglietto valido per la fermata della provincia di Teramo hanno usufruito, si fa per dire, della percorrenza gratuita di un'altra tratta.Ma le brutte sorprese per i viaggiatori non sono terminate a Giulianova. Infatti quando il convoglio è giunto a Pescara, tra l'altro con notevole ritardo, si è aperto un altro fronte. I viaggiatori che non avevano parenti o amici in grado di accompagnarli in auto si sono attivati per cercare di tornare a Giulianova. Si sono rivolti al personale delle Ferrovie e anche alla polfer, sentendosi rispondere: «A quest'ora non ci sono mezzi di trasporto per arrivare a Giulianova. Vi consigliamo di chiamare dei taxi e farvi rilasciare all'arrivo una ricevuta di pagamento con cui chiedere il rimborso all'azienda ferroviaria». I viaggiatori si sono attenuti ai consigli ricevuti pagando all'arrivo, per cinque passeggeri, 100 euro complessivi. Su quel treno era salito a Forlì Giulio Belfiore, preside di un istituto liceale e già presidente dell'Ente porto, che è rimasto negativamente impressionato e dice: «Siamo stati trattati in maniera approssimativa e senza alcuna assistenza, come si usa fare quando il disguido dipende dall'azienda di trasporto. Siamo stati noi passeggeri a preoccuparci per come risolvere l'antipatica situazione. E alla fine ci siamo arrangiati anticipando le spese che speriamo ci vengano restituite».Sullo stesso treno, come hanno riferito alcuni passeggeri che si sono dovuti necessariamente spostare in altro settore, la carrozza contrassegnata con il numero 7 ha viaggiato a lungo con la porta d'uscita completamente aperta. L'evacuazione della carrozza si sarebbe resa necessaria per la temperatura piuttosto fredda creatasi all'interno. |
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