Lavoro, sisma ed entroterra. Questi gli argomenti di Cgil, Cisl e Uil riuniti ieri mattina in piazza Martiri della Libertà. C'erano tutti, a partire dai 200 recintati e distanziati, come d'accordi anti-Covid presi con la questura e altrettanti erano fuori: sulla scalinata del duomo i dipendenti stendevano gli striscioni delle vertenze teramane, dalla Betafence che dovrà essere delocalizzata in Polonia malgrado non sia in crisi, alla Veco, Atr, fino alla Selta. L'apice di una realtà del metalmeccanico «che in provincia vanta 500 aziende (per 7 mila addetti) di cui ben 200 a rischio, soprattutto con i termini degli ammortizzatori che stanno per concludersi» come recita Mirco D'Ignazio (Fiom Cgil). «All'appuntamento in piazza manca solo la maggioranza spiega il consigliere regionale Pd, Dino Pepe che presenta su questo versante un immobilismo disarmante, a cominciare dall'assessore teramano Piero Fioretti».
Il segretario nazionale Uil, Domenico Proietti, pretende che «nessun lavoratore venga escluso dagli ammortizzatori e chiede che i sindacati partecipino alla destinazione dei recovery fund perché l'Abruzzo e il territorio teramano devono ripartire da un grande piano di investimento, evitando la caduta a pioggia dei finanziamenti«. Dice che l'appuntamento nazionale della mobilitazione nazionale congiunta (Cgil, Cisl e Uil) Riaprire dal lavoro si è voluta a Teramo appunto per le vicende del sisma degli anni scorsi: «Bisogna avviare il processo di ricostruzione». E appunto sul quest'ultimo punto, Paolo Sangermano (Cisl), afferma che la lentezza della ricostruzione non è più sostenibile: «A questo ritmo saranno necessari altri 10 anni, perché 6 mila sono le persone sgomberate, 18.348 gli edifici danneggiati, 78 le scuole inagibili e 130 le chiese lesionate. I dati sono emblematici: solo 187 i cantieri aperti e 151 i lavori conclusi. Sulla ricostruzione pubblica i cantieri avviati sono 20 e riguardano le chiese mentre sono fermi gli interventi sull'edilizia scolastica». Sangermano conclude chiedendo una legge quadro. Il padrone di casa, il segretario provinciale Cgil di Teramo, Giovanni Timoteo, racconta di un entroterra allo stremo: «Nei 103 comuni montani abruzzesi risiedono 116 mila abitanti, 16.400 in meno dal 2011 e l'età media è superiore di 5 anni (50 contro i 45 della restante regione. E si devono fare i conti con riduzione di servizi come scuola, sanità e trasporti. Inoltre è in atto un forte processo migratorio. Noi chiediamo un impegno straordinario e l'occasione per creare qui nuovi posti di lavoro è il recovery fund». E la linea Pescara-Roma potrebbe essere un asse da cui ripartire, oltre chiaramente Zes, infrastrutture fisiche e digitali. «Si sta studiando anche una fiscalità agevolata per i commerci delle aree interne, da aggiungere a un comodato d'uso gratuito per i locali di tali attività».