Data: 12/05/2022
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO |
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Lavoro, diritti, sicurezza, quanti ritardi di Vincenzo D'Antuono (*)
La vicenda che ha coinvolto la direttrice e i lavoratori di un noto supermercato di Pescara, senza entrare nel merito dell'accaduto, pare rappresentativo dell'impasse nell'applicare effettivamente la normativa che disciplina i diritti-doveri sul luogo di lavoro. Obiettivo che in una società libera e democratica deve sempre essere primario, nonostante crisi e variabili dello scenario occupazionale. Il relativo dibattito registra un confronto di posizioni per molti versi vivace ma, recentemente, pare stagnare sulla presunta carenza di risorse umane di minore professionalità, soprattutto negli impieghi a carattere stagionale. Una penuria da attribuire al reddito di cittadinanza, come viene asserito, o a trattamenti economici e previdenziali non adeguati alle prestazioni rese che, di conseguenza, non invoglierebbero ad essere disponibili? La complessità della materia, invero, non permette semplificazioni. Tuttavia, riferendomi al quesito penso che se, come dovrebbe e spesso non è, la prestazione ottenuta fosse retribuita in maniera proporzionata alla sua quantità e qualità, così da permettere un'esistenza dignitosa, e il prestatore fosse fidelizzato e stimolato a una crescita personale e professionale, mediante la formazione, per divenire e sentirsi valore aggiunto, la conflittualità scemerebbe. Ciò pur riconoscendo che le difficoltà del datore di lavoro richiedano ogni supporto utile a meglio fronteggiare il continuo variare dell'andamento dei mercati e dei costi.
L'esperienza insegna che nessuna legge o sentenza può eliminare le contrapposizioni, se al coadiuvante non viene permesso di confrontarsi, di apprendere da esperienze diverse e di essere motivato da esempi positivi, per riuscire ad esprimere il meglio delle proprie possibilità. Ecco, quindi, che pare basilare impegnarsi a migliorare il rapporto di reciprocità, per addivenire ad una coesione più sostanziale col singolo e l'intera comunità di riferimento che, ricordando Menenio Agrippa e il suo famoso discorso, «è un unico corpo e tutti sono parti delle stesse membra e senza una di queste parti la società non funziona».
La storia della Repubblica offre dimostrazioni edificanti di personaggi che, pur impegnandosi a perseguire propri obiettivi ed ambizioni, non hanno e non trascurano l'interesse pubblico e quello dei propri collaboratori. E le stesse sollecitazioni in materia di tutela e sicurezza sul lavoro che, di sovente, pervengono dal Presidente Mattarella devono essere lette in tal senso, e non considerate come mero atto dovuto, poiché rappresentano il barometro della civile convivenza.
Che il cammino sia piuttosto in salita, a proposito delle condizioni lavorative ed occupazionali, lo conferma Eurostat 2021 che pone quattro italiane tra le 5 regioni europee con il tasso più basso. A fronte di una media europea del 68,4% solo una di esse arriva al 46,7%. Ancora più eclatante è la differenza di genere visto che per le donne si perviene appena al 29,1%. Indice negativo che diventa dolente allorché, raffrontando i primi trimestri 2021/2022, risalta l'aumento da 14 a 24 dei casi mortali - uno verificatosi in Abruzzo - che le riguardano (dato Inail). Altrettanto significativo è l'intervento dell'Organizzazione internazionale del lavoro quando, riferendosi alla responsabilità dell'impresa per conseguire obiettivi sociali e ambientali, chiede che il lavoro sia coniugato con la solidarietà, oltre le emergenze.
Dunque, riterrei importante che si agisca per rimediare a certe asimmetrie del rapporto, rilevato che si tratta di persone portatrici di diritti inviolabili, inserite in una comunità verso cui hanno doveri inderogabili; e si provveda affinché, con un nuovo pensare culturale, i principi della Costituzione si realizzino, per impedire arbìtri e permettere quelle emancipazioni e libertà idonee a fare emergere propensioni e capacità lavorative. Sebbene sia consapevole delle problematicità, sono convinto che con la volontà di avviare un confronto chiaro e deciso, nel rispetto dei ruoli, accadimenti come quello di Pescara difficilmente si ripeteranno e si eviteranno conseguenze che arrecano solo danni.
(*) Prefetto emerito di Pescara
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