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Data: 01/09/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

La strage dei cinque operai travolti e uccisi dal treno Torino, stavano sostituendo parte dei binari. Il mezzo viaggiava a 100 all'ora. Il cantiere in anticipo, la velocità e le comunicazioni Tutti i dubbi da chiarire

A causare l'incidente forse l'indicazione sbagliata al macchinista sul binario da imboccare


BRANDIZZO (TORINO) Poco dopo mezzanotte Samuele Algieri, 17 anni, era con gli amici nei pressi della stazione. «Abbiamo sentito il botto, siamo accorsi - racconta - I due sopravvissuti avevano la testa fra le mani. Le vittime? Forse non avete capito bene, ma di loro non c'era più niente. Solo resti sparsi dappertutto». Nemmeno la dignità dei corpi dopo la morte, per i cinque colleghi della squadra di manutenzione investiti sui binari mercoledì notte. A centrarli in pieno, all'altezza della stazione di Brandizzo, un treno impegnato nel trasporto di alcuni vagoni da Alessandria a Torino. Nessun passeggero a bordo, solo i due macchinisti di 31 e 50 anni traumatizzati e ricoverati all'ospedale di Chivasso. Il convoglio viaggiava a 100 chilometri all'ora e ha fatto scempio degli operai: il più giovane, Kevin Laganà, aveva 22 anni, Michael Zanera 34 anni, Giuseppe Sorvillo 43, Giusepppe Aversa 49 e Saverio Giuseppe Lombardo 52 anni.
L'INCHIESTA - Erano saldatori, abituati al lavoro duro e soprattutto ai turni di notte. Per sostituire una decina di metri di binario, come stavano facendo l'altra sera, o procedere alla manutenzione la regola impone che sulla linea non circolino treni. E invece è piombato loro addosso il «convoglio tecnico». Le famiglie, cercando di resistere a un dolore che li inghiotte, si aggrappano a una speranza: che tutto sia stato talmente rapido da non lasciare il tempo alle vittime di capire. Andrea Giardin Gibin, uno dei due superstiti, nega loro anche questo sollievo: «Ho sentito il treno arrivare, ho alzato lo sguardo e l'ho visto. Ho fatto appena in tempo a lanciarmi istintivamente di fianco». A salvarsi anche Antonio Massa, 46 anni, dipendente di Rfi di Grugliasco, e soltanto per un caso fortuito perché al momento dell'impatto era su un altro binario.
La Procura di Ivrea ha aperto un fascicolo contro ignoti per disastro ferroviario colposo e omicidio plurimo colposo, la pm Giulia Nicodemi ha svolto un lungo sopralluogo, gli investigatori hanno effettuato i rilievi, raccolto le immagini delle telecamere, ascoltato i macchinisti e i sopravvissuti. Il punto di partenza delle indagini, a quanto filtra dalla Procura, è il seguente: «Chi conduceva il treno non sapeva della presenza degli operai». Ciò che i magistrati vogliono chiarire è se ci sia stato un errore nella catena di comunicazioni o se le informazioni siano saltate del tutto. Per Rfi una cosa è certa: «I lavori sui binari sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno». È quanto prevede la procedura, sottolinea il gruppo. «Per quanto riguarda la velocità del treno investitore, le condizioni della linea gli consentivano in quel tratto di raggiungere una velocità massima di 160 chilometri all'ora», aggiunge la società. Precisando che «sotto indagine è il rispetto della procedura di sicurezza vigente». Questo genere di interventi, che nello specifico riguardavano il cosiddetto armamento (binari, traverse, massicciata), vengono affidati «anche a imprese esterne qualificate e certificate e si eseguono come previsto in assenza di circolazione dei treni. Il cantiere può essere attivato, quindi, soltanto dopo che il responsabile della squadra operativa del cantiere, in questo caso dell'impresa, ha ricevuto il nulla osta formale a operare, in esito all'interruzione concessa, da parte del personale abilitato di Rfi». Da accertare, dunque, se sia stato rispettato il protocollo previsto per la gestione della manutenzione: si trattava di un lavoro ordinario di sostituzione dei binari, perciò se il treno fosse passato poco dopo in quello stesso punto sarebbe deragliato, poiché non avrebbe più trovato le rotaie. Da qui l'ipotesi di un errore nei tempi che non ha fatto scattare lo stop per il convoglio, di una falla nelle comunicazioni che ha dato il via libera alla squadra oppure un'errata segnalazione sul binario da imboccare. Poco prima infatti era passato un altro treno, ma sulle rotaie accanto a quelle su cui stavano intervenendo gli operai.
La documentazione che hanno cominciato a raccogliere gli inquirenti comprende le comunicazioni inviate ai macchinisti sullo stato della linea da percorrere, trasmesse tramite fonogrammi ovvero testi scritti via telefono, e le disposizioni sui lavori da effettuare, in particolare quali direttive di sicurezza dovessero osservare gli addetti della Sigifer, azienda appaltatrice di Rfi con sede a Borgo Vercelli nel comparto dell'armamento ferroviario dal 1993, commesse fino all'Argentina, leader nel settore di costruzione e manutenzione di impianti ferroviari. «Erano dei bravi ragazzi. In questo momento lasciateci tranquilli, dobbiamo capire cosa è successo, non lo abbiamo ancora ricostruito», dice il titolare Franco Sirianni. Che dovrà spiegare un particolare opaco nella gestione della società: la certificazione relativa alla sicurezza sul lavoro mostrata sul sito è scaduta il 27 luglio scorso. «È una tragedia, qualcuno dovrà dire cosa è successo e dare spiegazioni», si tormenta il sindaco di Brandizzo, Paolo Bodoni. Di professione è medico, si è precipitato in stazione subito dopo l'incidente e nonostante l'esperienza professionale ripete che ciò che ha visto è inimmaginabile. «Le prime informazioni che mi sono arrivate riferiscono di una scarsità di comunicazione tra la squadra e chi doveva segnalare il passaggio del treno, ma bisogna vedere che cosa veramente è successo riflette il primo cittadino C'è anche la questione della velocità del treno su cui si dovranno compiere verifiche». Ma da i primi accertamenti, i 100 chilometri all'ora erano ampiamente inferiori ai limiti.
COMMISSIONE - Alle tre e mezza del pomeriggio, atteso dagli abitanti del paese, è arrivato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ha deposto davanti all'ingresso della stazione un mazzo di fiori, rose gialle e lylium bianchi. «Ci siamo uniti in un minuto di raccoglimento nel dolore - ha detto - Tutti quanti abbiamo pensato come morire sul lavoro sia un oltraggio ai valori della convivenza». Un pensiero anche da papa Francesco, in viaggio verso la Mongolia: «Gli incidenti sono una calamità. È un'ingiustizia, sempre per una mancanza di cura. I lavoratori sono sacri». Tra i dipendenti del settore c'è fermento, la Cub Trasporti preannuncia uno sciopero generale: «Sono in molti a parlare di incidente, di casualità, di errore umano, di mancata comunicazione. La realtà è ben diversa: la pretesa di risparmiare, di tagliare i costi di produzione, di aumentare i profitti ha conseguenze inevitabili». Incalza il segretario generale della Cgil Piemonte: «A sedici anni di distanza siamo di fronte a una nuova Thyssen». Il ministero dei Trasporti nominerà una commissione, anticipa il responsabile del dicastero Matteo Salvini. «Ci sono le ricognizioni in corso, la Procura sta facendo il suo, il ministero nominerà anche una commissione perché nel 2023 non si può morire di notte lavorando sui binari: qualcosa non ha funzionato, c'è stato un errore umano». Le norme, rileva, «già oggi prevedono che non si possa lavorare lungo le tratte se non c'è la certificazione della sospensione del traffico ferroviario».
 
Il cantiere in anticipo, la velocità e le comunicazioni Tutti i dubbi da chiarire. A causare l'incidente forse l'indicazione sbagliata al macchinista sul binario da imboccare
 
BRANDIZZO (TORINO) Alle 23.50 il convoglio ha imboccato il binario 1 della stazione di Brandizzo. Correva veloce, pur nei limiti imposti come sottolinea Rfi, ha proseguito senza rallentare e si è fermato solo un chilometro dopo, quando ha investito i cinque operai. Stando ai primi rilievi, prima dell'impatto non c'è alcuna traccia di frenata, segno che per i macchinisti la strada era libera. E invece c'era la squadra che stava lavorando. I conducenti ignari degli uomini sul percorso, gli operai sicuri che nessun treno circolasse su quella linea.
«È saltato il meccanismo di tutela, è pacifico che il treno è transitato e nessuno a quanto pare ha avvisato i macchinisti occupati nei lavori di manutenzione», le prime considerazioni degli inquirenti alla luce dei rilievi effettuati per tutta la giornata. «Dobbiamo capire a che livello e per quale motivo si sia aperta questa falla, potrebbe essere anche un insieme di diverse condizioni. Questo tipo di lavori non possono essere svolti se la circolazione non è interdetta, d'altro canto si tratta di interventi strutturali che non vengono certo improvvisati. E che fossero stati disposti non può essere quindi una sorpresa».
AUTORIZZAZIONE - Dai primi accertamenti della Polfer, che sta procedendo nell'analisi dei documenti raccolti e incrociando i dati, pare che il passaggio della motrice e dei vagoni, impegnati in uno spostamento logistico tra due stazioni, fosse stato pianificato e non si trattasse di un'emergenza disposta all'ultimo momento. Senza però tenere conto dei lavori sulla linea, poiché quando vengono eseguiti scatta una procedura di blocco del transito: la circolazione viene interrotta con un provvedimento scritto di «nulla osta formale ad operare, in esito all'interruzione concessa, da parte del personale abilitato di Rfi». Le indagini dovranno dunque ricostruire la catena di informazioni per ricostruire ciò che non ha funzionato nella comunicazione tra l'impresa impegnata nella sostituzione dei binari e Rfi. Gli approfondimenti partiranno dunque dai piani di manutenzione, di transito e dai fonogrammi, messaggi trasmessi via telefono e trascritti su moduli cartacei per consentire eventuali verifiche successive. Risposte importanti potranno arrivare anche dalle immagini di videosorveglianza: l'area del binario 1, dove è avvenuto l'impatto, è ripresa dalle telecamere.
CERTIFICAZIONE - Infine c'è la questione della certificazione relativa alla sicurezza sul lavoro pubblicata sul sito di Sigifer, l'impresa che svolgeva i lavori in appalto: risulta scaduta il 27 luglio scorso. Il sito della ditta contiene i documenti relativi alle certificazioni di «qualità, rispetto ambientale, sicurezza sul lavoro» e, si legge, «aggiorna costantemente i propri certificati, simbolo di qualità, eccellenza e sicurezza». Una prima certificazione «UNI ISO 45001:2018» è la numero 29442 rilasciata da una società appartenente alla Cisq e ha una ultima emissione il 28 luglio del 2020 e una scadenza il 27 luglio 2023. Un secondo certificato, il numero IT-119334, ha eguali date di ultima emissione e di scadenza. Non è però escluso che il certificato aggiornato ci fosse, ma che non fosse ancora stato aggiornato sul sito.
 
 

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