MILANO Le nuove restrizioni del Dpcm del governo in vigore da domani con la previsione di lockdown differenziati a seconda delle aree geografiche in funzione di contagi, focolai e saturazione delle strutture sanitarie, con il divieto di mobilità tra la regione con più positivi rispetto a quella con meno, paralizzerà quasi del tutto gli spostamenti in Italia. E se ad oggi Italo accusa una flessione delle vendite del 92%, l'impossibilità di viaggiare da Milano e Torino (zone rosse) verso Roma (gialla), da Roma a Napoli (arancione), dalla capitale a Venezia (arancione) comporterà lo sfollamento quasi completo dei treni. Così da martedì 10, la società ferroviaria privata leader dell'Alta velocità sospenderà la maggior parte dei servizi giornalieri del suo network. Questo «a causa della riduzione della domanda sul trasporto lunga percorrenza e dell'introduzione delle limitazioni riguardanti la mobilità», spiega Italo.
GLI OSTACOLI Italo che a regime opera con 116 servizi, ne manterrà 2 soli giornalieri sulla direttrice Roma-Venezia e 6 sulla Napoli-Milano-Torino e applicherà la cassa integrazione al proprio personale: su 1500 persone, ne saranno protette con gli ammortizzatori sociali circa 900. C'è da dire che ad oggi non è possibile fare previsioni di ripresa legate alla pandemia ma verosimilmente per buona parte della prima metà del 2021, la domanda sul trasporto è destinata a rimanere molto debole.
«Lo stato di fatto è che il trasporto a lunga percorrenza in Alta Velocità - dice Gianbattista La Rocca, ad di Italo, - si trova oggi nelle stesse identiche condizioni della prima ondata marzo-maggio. Un trasporto basato sulla connessione tra le città delle diverse regioni del Paese, sta subendo in questo momento una contrazione della domanda superiore al 90%».
C'è da notare che Italo e Frecciarossa hanno dovuto competere con armi impari nei confronti del trasporto pubblico locale a cui il governo ha permesso un indice di riempimento dell'80% fino a questo Dpcm, mentre le società dei treni veloci avevano un load factor del 50%. Questo a dispetto della maggiore sicurezza garantita dall'Alta Velocità che aveva adottato circa 15 precauzioni di sicurezza: mascherine, biglietto nominativo, autocertificazione, sanificazione anche durante il viaggio, scaglionamento dei posti, miglioramento dell'aerazione a bordo.
Con il decreto rilancio del 19 maggio il governo aveva promesso l'erogazione di contributi a fondo per sostenere la riduzione delle vendite. I governi della Germania e Francia hanno tamponato il calo di fatturato dei rispettivi mercati Alta Velocità, rifondendo il 75% delle vendite perse dalle imprese. In Italia, dopo cinque mesi, due settimane fa circa, sono stati emessi i decreti attuativi con uno stanziamento di 1,2 miliardo a favore di treni veloci e merci, che verranno erogati in 15 anni anche se l'assegno non è stato ancora staccato. E' di tutta evidenza che adesso le imprese ferroviarie a mercato - Alta Velocità e merci - avranno necessità di un ulteriore sostegno che preservi libero mercato e la concorrenza, supportandoli in questa fase delicata che si protrarrà almeno per oltre sei mesi, con conseguenze pesanti specie per Italo che è una società con azionisti privati che opera solo nel libero mercato e quindi lega la propria esistenza solo alla vendita dei biglietti. A fine 2020 la perdita supererà i 500 milioni.
Intanto, anche se non ci sono comunicazioni ufficiali, anche alle Fs stanno pensando di ridurre gradualmente il servizio a seconda dei blocchi regionali stabiliti nel Dpcm.
Verrà usata la massima flessibilità per garantire i collegamenti e, ovviamente, il distanziamento sociale. Questa settimana sono stati comunque tagliati da 218 a 190 i treni ad Alta velocità.