Data: 21/09/2023
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA |
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La mappa dei futuri centri Si parte da Ventimiglia Le ipotesi per gli altri 12. Al vaglio ex caserme e aree industriali. Due mesi per le scelte
ROMA Il primo sarà a Ventimiglia. Per gli altri bisognerà attendere. La macchina organizzativa è in piena attività per individuare le strutture che ospiteranno i dodici Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) che mancano all’appello. Potrebbero diventare tredici, dopo che il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher ha ottenuto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi rassicurazioni sul fatto che in Alto Adige (forse a ridosso dell’aeroporto) saranno trattenuti solo i migranti irregolari su quel territorio (compresi quelli fermati al Brennero): non è esclusa dunque un’altra struttura a Trento. Intanto il responsabile del Viminale, accogliendo la richiesta del sindaco di Ventimiglia Flavio Di Muro, ha annunciato che la città al confine con la Francia «è uno di quei luoghi a cui stiamo dedicando attenzione per la realizzazione di una delle strutture» da utilizzare «per contenere il fenomeno» dell’immigrazione irregolare. La lista - Le prefetture e i comandi militari regionali analizzano una serie di possibilità nell’immenso patrimonio immobiliare del ministero della Difesa, e di quello civile, per individuare edifici, fra ex caserme e aree industriali, da inserire nella lista da consegnare a fine novembre al Covi (Comando operativo di vertice interforze) che trasformerà complessi in disuso in Cpr da affiancare ai nove già esistenti (dieci con quello di Torino, quando sarà ristrutturato). Un lavoro in parte iniziato nel 2017 dall’allora ministro dell’Interno Minniti, che aveva previsto 20 strutture da 100 posti. Una per regione.Non si esclude che alcune delle scelte dell’epoca possano essere riproposte, insieme ad altre compatibili con i requisiti stabiliti dal governo: lontane dai centri urbani, perimetrabili, facilmente controllabili. Meglio se vicine a un aeroporto per favorire i rimpatri rapidi. Anche perché, secondo il Viminale, per la statistica «il 90% di chi arriva in Italia in maniera irregolare, alla fine del processo di valutazione, risulta privo del diritto a forme di protezione». Ma bisognerà fare i conti con i numeri: da gennaio sono sbarcate oltre 132 mila persone, nei centri di accoglienza ce ne sono più di 141 mila, oltre al fatto che non ci sono accordi bilaterali per i rimpatri con tutte le nazioni di origine dei profughi che, almeno nelle intenzioni, dovranno essere respinti. I luoghi sotto la lente - Fra le ipotesi — sul tavolo ce ne sono decine, che comprendono anche le isole — per i nuovi Cpr ci sarebbero soluzioni già prese in considerazione in passato (finite allora al centro di polemiche e proteste): Pescia (Pistoia), Coltano (Pisa) e Prato in Toscana, altre in province di Modena e Bologna in Emilia Romagna (dove sono stati già chiusi due ex Cie). E ancora nei dintorni di Crotone, di Pescara e L’Aquila (con due scali aerei disponibili, uno, quello di Preturo, utilizzato per il G8 de 2009), di Campobasso (il progetto a San Giuliano di Puglia), così come di Falconara Marittima, accanto all’aeroporto di Ancona, e di Caserta (con l’ex Cie di Santa Maria Capua Vetere che fu sequestrato dalla magistratura).In Veneto sarebbero scattate ispezioni in aree fra Venezia, Treviso e Verona.Procedure velociCome previsto nel dl Sud pubblicato in Gazzetta ufficiale, i Cpr sono fra le «opere destinate alla difesa nazionale a fini determinati» e potranno essere realizzati con procedure «in caso di somma urgenza e di protezione civile» previste dal nuovo Codice degli appalti. Dai prefetti «stanno già arrivando proposte — ha confermato ieri su Rai 1 il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi —, stiamo valutando. Resistenze (sul territorio, ndr) ci saranno, ma dialogheremo con tutti. Lo faremo cercando di imporre la linea del governo». Si cerca di trovare soluzioni condivise con Regioni ed enti locali, ma — sottolineano dal Viminale — saranno «rigettati veti immotivati». |
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