L'AQUILA La curva dei contagi da coronavirus scende con maggiore lentezza rispetto alle attese. E, chissà, questo potrebbe persino cambiare lo scenario ipotizzato dell'Osservatorio nazionale sulla salute delle regioni che per l'Abruzzo prevede casi zero non prima del 7 maggio. Ieri altri 91 casi sono stati scovati tra i 1.274 tamponi processati (nuovo record da inizio epidemia). Ben 85 dei quali tra le Asl di Pescara (50) e Chieti (35). Aumenta le percentuale dei positivi, in rapporto ai tamponi, passata dal 3% circa al 7,1% di ieri. Un andamento lento che, in larga parte, potrebbe derivare dai focolai che si sono accesi nelle case di riposo, nelle residenze sanitarie assistite e anche negli ospedali, soprattutto nell'area costiera. I dati, però, cominciano a essere solidi: l'Abruzzo ha un tasso di letalità (rapporto tra morti e contagiati) del 10,3%, inferiore alla media italiana (12,3%), ma superiore alla media del Mezzogiorno (8,7%). E, come detto, da quindici giorni a questa parte ha una situazione di nuovi casi piuttosto stabile, da cui è difficile intravedere una discesa evidente. Basti pensare che la Campania è passata da una media di 130 casi al giorno a 64, nella scorsa settimana. In Abruzzo il rallentamento è ancora meno evidente. Addirittura secondo Covstat, la regione ha attualmente un indice di contagiosità (R0), di 1.2, il secondo in assoluto in Italia dopo il Piemonte, con una decrescita ancora non avviata (parte con R0 inferiore a 1).
LE LUCI Stabile la pressione sugli ospedali: ieri ci sono stati tre ricoveri Covid-19 in più, con il totale a 320, mentre sono diminuiti di due unità quelli in terapia intensiva, arrivati a 38. Sono 1.704 (+74) le persone in isolamento domiciliare. Sembra confermarsi anche il calo dei decessi. Ieri altri 5 che portano il totale a 263: un 90enne di Atessa, una 86enne di Penne, una 79enne di Francavilla al Mare, un 76enne di Giuliano Teatino, una 81enne di Ortona. Salgono a 287 i guariti (+11). Il dibattito sulla Fase 2 è ormai nel vivo. Ieri il governatore Marco Marsilio ha rotto gli indugi: «La parola d'ordine è ripartire» ha detto, chiarendo, ovviamente, che ciò dovrà avvenire «nel pieno rispetto dei protocolli sanitari, al fine di garantire l'incolumità dei lavoratori ed evitare rischi di nuovi contagi». Un «guardare avanti» motivato dalla necessità di «non perdere importanti fette di mercato» e aiutare «il sistema economico che è in grande difficoltà». Per questo la Regione ha varato uno schema di confronto con le imprese il primo ci sarà oggi per censire necessità e criticità e acquisire stimoli su misure da adottare. «Non aspetteremo il 4 maggio con le braccia conserte ha detto Marsilio -, vogliamo invece svolgere un ruolo da protagonisti con il Governo, fornendo una serie di contributi». Il governatore è intervenuto anche sulle critiche, piovute ancora dal centrosinistra, per il ricorso a uno schema di accordo per l'utilizzo delle cliniche private in emergenza: «L'ordinanza non regala soldi ai privati in quanto non comporta alcun aumento di costi per le casse regionali essendo esplicitamente previsto che non è consentito superare il tetto di spesa già assegnato. Chi parla di regali non ha mai voluto mettere in evidenza, probabilmente in malafede, che i privati entreranno in campo solo nel momento in cui dovessero essere esauriti i posti letto negli ospedali pubblici dedicati ai positivi al virus, e tutti ci auguriamo che ciò non debba accadere. Ad oggi nessun contratto è stato stipulato. Se c'è qualcuno che, invece, ha voluto destinare soldi alle strutture private quello è il governo giallorosso. Con il Decreto Cura Italia sono stati vincolati 400 milioni di euro per l'acquisto di prestazioni presso strutture accreditate e autorizzate; per l'Abruzzo si tratta di 5.216.000 per prestazioni sanitarie e di 3.507.387 euro per l'utilizzo di personale, locali o apparecchiature di privati accreditati e non».