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Data: 10/09/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

L'odissea dei viaggiatori tornati a casa in autobus. Centinaia di persone costrette ad aspettare in strada la conclusione dei controlli. Poi si accalcano davanti ai tabelloni luminosi che segnalano i ritardi dei treni

 

 

PESCARA Una folla di viaggiatori e pendolari con la testa rivolta in alto, verso il tabellone luminoso che segna gli orari dei treni in ritardo, da 90 a 140 minuti. Così lo scalo ieri, alla riapertura, intorno alle 16, dopo il cessato allarme e nessun esplosivo trovato, per fortuna. Stanchi, rassegnati, ma non spaventati dal clima di tensione creato dall'allarme bombe, pendolari e turisti, aspettano nell'atrio della stazione e in fila alle biglietterie, gli autobus sostituivi messi a disposizione dalle agenzie di trasporto regionali che li porteranno a destinazione. A casa. Verso Sulmona, con tutte le fermate intermedie in val Pescara e verso Termoli. Nell'attesa vengono coccolati da Federica Di Silvestro e Antonella Pasquini, due sorridenti volontarie della Coop Service, società che si occupa generalmente di assistenza ai disabili all'interno dello scalo. Le due ragazze distribuiscono ai presenti centinaia di bottigliette di acqua fresca e un kit di salati, dolce e succo di frutta. Francesca Scioli e Sara Cellucci, di Fara Filiorum Petri, sono due studentesse di Scienze tecnologiche all'università di Teramo. Questa è la loro destinazione. Da raggiungere con «urgenza, perché abbiamo degli esami e non possiamo rimandare il viaggio» dicono, raccontando la loro avventura. Erano partite da Fara dirette alla stazione di Chieti, che ha subito le ripercussioni dello scalo pescarese ed era «inaccessibile», a detta delle studentesse che sono state costrette a «prendere un bus per arrivare a Pescara». E anche qui hanno dovuto attendere: il treno diretto a Teramo portava 115 minuti di ritardo. Domenico Garassino è un tour operator torinese. Con la sua agenzia, Esse viaggi di Saluzzo, ha già portato in Abruzzo gruppi di decine di piemontesi nel giro di tre mesi. Ma ogni volta è stata una odissea: «È la terza volta che veniamo in Abruzzo da giugno e ogni volta rimaniamo bloccati, a maggio per l'alluvione, a luglio per un treno annullato e ora la bomba». Nel frattempo gli agenti della Polfer, al comando di Marco Di Santo, controllano un uomo che appare in stato confusionale.


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