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Data: 07/02/2024
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

L'AQUILA «Serve una città senza barriere»: l'appello delle persone disabili

Prosperococco (presidente del coordinamento): «A Palazzo Margherita possiamo entrare solo dal retro
Molti gli ostacoli rimossi, ma si poteva fare di più». Ciambotti (Nati nelle note): «Scuole dentro le mura»


Barriere architettoniche, tavoli di confronto con l'amministrazione e un centro cittadino a misura di famiglia. Il racconto sullo stato del centro storico a quasi 15 anni dal terremoto viene arricchito dalla voce dei suoi stessi attori sociali. Fermo restando il comune obiettivo di riappropriarsi di un centro cittadino quanto più vivibile per tutti, nuove tessere si aggiungono al grande mosaico di criticità e possibili soluzioni, a testimonianza della voglia di partecipare dal basso alla rinascita del capoluogo. Dibattito che ha preso il via dal sondaggio del comitato 3e32 su cosa manca in centro storico, cui è seguita un'assemblea.«una città per tutti»«Una città accessibile per tutti» è ciò che auspica Massimo Prosperococco, presidente del coordinamento delle associazioni persone disabili. «Il sisma è stata un'occasione irripetibile - e speriamo lo rimanga - per ripensare la città in modo diverso, anche in riferimento all'accessibilità sia motoria sia sensoriale degli spazi cittadini. In questi anni», racconta, «abbiamo fatto tante battaglie, come quella per la costruzione di uno scivolo nella basilica di Collemaggio, che abbiamo portato avanti nonostante lo scetticismo generale sulla sua reale utilità, salvo poi scoprire che è stato utilizzato da Papa Francesco durante la sua visita all'Aquila. Oppure quella sull'eliminazione delle barriere architettoniche al Parco del Castello, dove ne sono state rimosse a decine grazie anche al dialogo con il disability manager del Comune. Stessa cosa per il Parco del Sole. Anche se si poteva, e si doveva, fare molto di più», sostiene. «A Palazzo Margherita, luogo simbolo della cittadinanza, l'accesso ai disabili è garantito solo dall'ingresso posteriore, ma non da Piazza Palazzo. E adesso è tardi per correggere il tiro. Per questo abbiamo chiesto al Comune perlomeno di esporre le bandiere dell'Italia, dell'Europa e della municipalità anche sull'ingresso posteriore, così da conferire pari dignità a entrambi gli accessi». Torna in primo piano il tema dell'accessibilità al centro storico dopo la denuncia della presidente del Comitato cittadini per il centro storico Claudia Aloisio, che aveva parlato di un «centro cittadino respingente», e le dichiarazioni di Gabriele Curci (Fiab L'Aquila), che aveva istituito un legame tra la mancanza di parcheggi e la capacità di accesso al centro storico da parte dei cittadini. la partecipazioneSu una ricostruzione quanto più partecipata insiste poi la presidente dell'associazione Urban Center L'Aquila, Giulia Tomassi, impegnata nel coinvolgimento dei vari soggetti del tessuto sociale alla rinascita della città. «Più che muovere dal "cosa manca?", che ha una connotazione negativa, la nostra associazione parte dal "cosa ti piacerebbe?", basandosi quindi su una prospettiva costruttiva. Le indicazioni emerse dal recente sondaggio del Comitato 3e32/Casematte sono certamente un segnale, ma che rischia di risolversi in una serie di lamentele di pancia da parte del cittadino. Noi, invece, ci muoviamo di concerto con l'amministrazione anche attraverso l'istituzione di tavoli intersettoriali, così da manifestare le istanze e i suggerimenti dei cittadini e verificarne la reale fattibilità con le figure istituzionali di riferimento», spiega. «Come nel caso del Ponte Belvedere, dove la caduta di alcuni calcinacci nel 2019 ha portato all'istituzione di un confronto con l'amministrazione al termine del quale abbiamo ottenuto che le case popolari restassero in centro, visto che nel nuovo progetto si paventava l'ipotesi che venissero sacrificate. Ma anche il lavoro fatto per ottenere un regolamento sul verde pubblico che il Comune non aveva». scuole in centroSulla necessità di riportare le scuole in centro insiste Lucia Ciambotti, presidente dell'associazione Nati nelle note, che in questi anni ha educato alla musica centinaia di bimbi, non solo aquilani, di età compresa tra 0 e 10 anni. «Bisogna ricostruire il tessuto sociale, e le scuole sarebbero lo strumento più importante», sostiene Ciambotti. «Noi lo sappiamo bene perché fino a pochi anni fa avevamo una sede in via Veneto che abbiamo dovuto lasciare per ragioni di vulnerabilità sismica. Adesso invece siamo a Santa Barbara e la differenza è evidente soprattutto per le famiglie oltre che per i figli, che prima facevano lezione da noi approfittandone poi per farsi una passeggiata in centro e viverlo in una dimensione familiare, dove noi eravamo solo una tappa. Ora notiamo invece che le mamme ci portano i figli e poi se li riprendono senza più vivere la città, che resta terra di nessuno, con tutto il senso di insicurezza che ne deriva».


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