Caro Aldo,
vorrei raccontarle cosa accadrà oggi a L’Aquila, nel quadro delle iniziative del decennale dal sisma del 2009. Ambasciatori e diplomatici degli Stati esteri che hanno finanziato la rinascita della città verranno ringraziati dal Comune per i circa 33 milioni di euro che hanno fatto pervenire a L’Aquila. Russia, Francia, Germania, Giappone, Kazakistan, Canada, Australia, Israele, Estonia e Argentina hanno permesso il restauro di monumenti, la realizzazione di strutture per studenti, la costruzione di contenitori culturali e sociali. Il sindaco Pierluigi Biondi e l’assessore ai Rapporti internazionali, Fabrizia Aquilio, hanno voluto questo appuntamento anche per aprire una nuova stagione di rapporti e scambi con Paesi che potrebbero incidere positivamente sul futuro della città.
Fabrizio Caporale, L’Aquila
Caro Fabrizio,
E’ giusto non dimenticare L’Aquila. È giusto ricordare chi ha mantenuto gli impegni e chi non l’ha fatto (mi colpisce l’assenza degli Stati Uniti, nonostante gli impegni presi personalmente da Obama). Più in generale, un grande Paese si riconosce da come affronta i grandi disastri. Gli aquilani hanno dato grandi prove di resistenza. I soccorsi immediati sono stati efficaci. La macchina della ricostruzione è stata troppo lenta, ma non c’è dubbio che si sia fatto un gran lavoro di ricucitura della comunità. Tre anni dopo il sisma passai una settimana a L’Aquila, a parlare con i sopravvissuti. Mi colpì che quasi nessuno avesse reagito allo stesso modo.
Il 6 aprile 2009 il sole sorse alle 6 e 45. Nelle due ore e un quarto di buio assoluto che seguirono il terremoto — i superstiti intravidero solo una colonna di fumo rossastro salire dalla città vecchia —, ognuno si comportò alla sua maniera. Chi si mise freneticamente a scavare. Chi rimase come imbambolato, incapace di reazioni. Chi radunò i figli e partì subito per il mare. Chi non voleva saperne di muoversi da casa. Chi ancora oggi non è tornato, tra cui qualcuno che non risponde neppure più al telefono se vede sul display 0862, il prefisso dell’Aquila. E chi — quasi tutti — sin dal giorno dopo si è messo al lavoro.
Nessuno di noi può dire come reagirebbe a una tragedia improvvisa che cambia il profilo della propria città e quindi della propria vita. Credo che dagli abruzzesi sia venuto un esempio di dignità. Ieri il premier Conte ha promesso che la ricostruzione sarà in cima ai suoi impegni, anche in Emilia, in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, nelle altre zone colpite. Vedremo se sarà di parola.