ROMA Non sarà una passeggiata il vertice di questa mattina, tra governo e Regioni, sulla riapertura delle scuole e sulla strategia da adottare in caso di contagi di studenti e professori. Pressato dal Pd Giuseppe Conte, che ha rispolverato per la ripartenza dell'anno scolastico la cabina di regia usata nella Fase 1 dell'emergenza Covid commissariando di fatto la ministra dell'istruzione Lucia Azzolina, è determinato a evitare che le lezioni riprendano per poi essere subito bloccate a colpi di ordinanze regionali. «La scuola riapre e andrà tenuta aperta, stabiliremo una linea unica e condivisa per affrontare gli eventuali contagi», è la posizione del governo.
«Dobbiamo evitare che di fronte ai primi casi positivi di Covid», spiega una fonte di rango che segue il dossier, «i singoli governatori possano decidere di chiudere le scuole della loro Regione. Il protocollo deve essere nazionale, non possiamo avere un anno scolastico a macchia di leopardo». Per dirla con il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia: «Le scuole si riaprono e si riaprono in sicurezza. E dobbiamo tenerle aperte perché la scuola è patrimonio di tutti».
L'IMPERATIVO L'imperativo del vertice, cui parteciperanno i ministri Boccia, Azzolina, Roberto Speranza (Salute), Paola De Micheli (Trasporti) e il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, è dunque quello di «iniziare e portare a termine regolarmente l'anno scolastico», come spiega la viceministra dem all'Istruzione, Anna Ascani.
Che serva un protocollo unico è evidente, viste le prime mosse dei governatori. Giovanni Toti, presidente della Liguria, proprio ieri ha annunciato che dirà no all'uso delle mascherine durante le lezioni. Un atteggiamento che innesca l'irritazione di Conte e dell'intero governo che già nella fase acuta dell'epidemia, e in agosto sull'apertura delle discoteche, è dovuto intervenire per disinnescare le mine messe dai vari governatori, soprattutto di centrodestra come Toti.
Il punto di partenza, per evitare che le scuole riaprano e vengano subito richiuse, è il documento stilato dall'Istituto superiore della Sanità (Iss) che indica i protocolli da seguire in caso di contagi. Per il governo è «il punto di riferimento». Ed è disposto a modificarlo «solo in minima parte».
In base al documento dell'Iss, non basterà un singolo caso per chiudere la scuola. La Asl valuterà di prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe e agli eventuali operatori scolastici esposti che si configurino come contatti stretti nelle ultime 48 ore. Ad ogni scuola viene chiesto di nominare un referente Covid-19, che farà da anello di congiunzione con le Asl e verrà formato sulle procedure da seguire. Al referente saranno segnalati i casi di alunni sintomatici. Inoltre, il suo compito sarà quello di controllare eventuali «assenze elevate» (sopra al 40%) di studenti in una singola classe.
Come dice un ministro che segue il dossier, «il punto è cosa accade in caso di contagio e stabilire come agire di fronte a nuovi casi di Covid nei singoli istituti scolastici. Partendo dal documento dell'Iss, si devono condividere con le Regioni le linee guida. Non potrà infatti accadere che un Toti e un De Luca di turno, prendano e chiudano le scuole delle loro Regioni. Questo sarà vietato». E aggiunge Boccia: «I tamponi e i test», agli studenti, «devono essere fatti e vanno fatti in tempo reale. Se c'è un contagio, si agirà di conseguenza. Serve una collaborazione tra Stato e Regioni».
IL NODO TRASPORTI Nel vertice si parlerà anche dei trasporti pubblici locali. Il Comitato tecnico scientifico (Cts) ha detto che non intende derogare alla regola di un metro di distanziamento. Ma il governo, questa volta con la sponda di Regioni e Comuni, è intenzionato a trovare una mediazione. Perché, come dice Andrea Gibelli, presidente di Asstra, Associazione nazionale delle imprese di trasporto pubblico locale che riunisce 144 aziende, «organizzare il servizio così è impossibile»: con il distanziamento di un metro la capacità di carico dei mezzi è già ridotta al 50/60% e con l'apertura delle scuole i passeggeri nelle ore di punta aumentano del 20-25%.
Problematiche note a Conte, Boccia e alla De Micheli. Tant'è che l'idea del governo è derogare al metro di distanza imposto dal Cts, utilizzando sugli scuolabus, nelle metro, sugli autobus, le tendine divisorie, le mascherine e sanificando i mezzi di trasporto e aumentando le corse: il ministero dei Trasporti sta lavorando per erogare i 200 milioni richiesti dai Comuni. «Una cosa è certa», afferma un altro ministro, «il metro di distanza nei mezzi pubblici è impossibile da garantire».
Distanza, orari e mascherine così si salirà sullo scuolabus
ROMA Distanziamento di almeno un metro all'entrata dello scuolabus, obbligo delle mascherine durante il viaggio e marker segnaposto, febbre misurata a casa da mamma e papà. Sono alcune delle regole stabilite nelle linee guida per il trasporto scolastico, diffuse dalla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli. Un documento, allegato al Dpcm del 7 agosto, in cui sono definite «misure omogenee di sicurezza per il trasporto degli alunni che frequentano fino alla scuola secondaria di primo grado, in vista della ripresa dell'attività didattica su tutto il territorio nazionale».
Le misure di prevenzione generale sono «di competenza dei genitori» e comprendono «la misurazione della febbre a casa degli studenti, prima della salita sul mezzo di trasporto».
È vietato far salire sul mezzo di trasporto, per raggiungere la scuola, gli studenti «in caso di febbre o nel caso in cui gli stessi siano stati a contatto con persone affette covid-19 nei quattordici giorni precedenti».
L'IGIENIZZAZIONE Le misure specifiche per il trasporto scolastico prevedono inoltre igienizzazione, sanificazione e disinfezione degli scuolabus almeno una volta al giorno. L'areazione dovrà essere «possibilmente naturale e continua» e dovranno essere presenti «detergenti per la sanificazione delle mani degli alunni».
LA DISTANZA Gli alunni alle fermate dovranno rispettare il distanziamento di un metro, «facendo salire il secondo passeggero dopo che il primo si sia seduto». Dovranno essere evitati i contatti ravvicinati «anche alla discesa dal mezzo: i ragazzi avranno cura di non alzarsi dal proprio posto se non quando il passeggero precedente sia sceso». Non è consentito avvicinarsi al conducente e, se presente, non va occupato il posto vicino. L'obbligo di indossare la mascherina non si applica per «gli alunni di età inferiore ai sei anni, nonché agli studenti con forme di disabilità non compatibili con l'uso continuativo dei dispositivi di protezione delle vie aeree».
GLI AUTISTI Agli operatori del trasporto scolastico, addetti all'assistenza degli alunni disabili, in base al protocollo del ministero dei Trasporti, «è raccomandato l'utilizzo di ulteriori dispositivi (oltre alla mascherina chirurgica, guanti in nitrile e dispositivi di protezione per occhi, viso e mucose) qualora non sia sempre possibile garantire il distanziamento fisico dallo studente». La distribuzione degli alunni a bordo «viene definita mediante marker segnaposto, per garantire il distanziamento di un metro all'interno dei mezzi, limitando così la capienza massima».
LE FASCE ORARIE Gli scuolabus potranno avere delle fasce orarie, che potranno iniziare fino a 2 ore prima dell'ingresso a scuola. «Il Comune», si legge nel documento, «può determinare sulla base delle necessità le fasce orarie, ma non oltre le due ore antecedenti l'ingresso usuale a scuola e un'ora successiva all'orario di uscita previsto». Questo per evitare che gli studenti siano costretti a orari impossibili.
C'è poi una norma che inserisce una deroga allo scuolabus super affollato: «È consentita la capienza massima del mezzo di trasporto scolastico nel caso in cui la permanenza degli alunni nel mezzo nella predetta modalità di riempimento non sia superiore ai 15 minuti». Altre deroghe «nel in caso sia possibile l'allineamento verticale degli alunni su posti singoli e sia escluso il posizionamento faccia a faccia». Infine potranno stare seduti vicini gli alunni «che vivono nella medesima unità abitativa».
I FONDI Non c'è però solo il problema degli scuolabus. Ben più grave è quello di bus e metro. I Comuni chiedono al ministero dei Trasporti 200 milioni per organizzare il trasporto pubblico locale in vista della riapertura delle scuola. Soldi per affittare, comprare bus, pullman etc. L'intenzione della De Micheli è quella di adottare «su tutto il territorio nazionale misure di sicurezza omogenee per il trasporto dedicato, cui ottemperare con cura, nel rispetto della normativa sanitaria e delle misure di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica».