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Data: 10/09/2020
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Italo in crisi per il Covid prepara lo stop dei treni. Servizio dimezzato a causa delle norme per il distanziamento: molte corse ridotte. A rischio 1.500 posti di lavoro. Da metà settembre scatta il taglio di 15 collegamenti

ROMA Se le restrizioni anti-Covid sui treni ad alta velocità non subiranno un allentamento, come accaduto prima per gli aerei e poi per il trasporto pubblico locale, allora Italo a novembre spegnerà i motori. Secondo quanto appreso dal Messaggero, a partirà dal 15 settembre la compagnia fondata nel 2006 taglierà 15 collegamenti alla settimana, sugli ottanta attualmente operativi (erano 110 un anno fa).
LE TAPPE La sforbiciata non risparmierà i servizi no stop Roma-Milano. Previsti contraccolpi pure sulla linea Milano-Venezia, sulla Venezia-Roma-Napoli e sulla Torino-Reggio Calabria. A rischio ben 1500 posti di lavoro, cinquemila se si guarda anche all'indotto. Intanto la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli studia una soluzione per evitare il peggio.  Già quest'estate, dopo che a sorpresa il governo aveva reintrodotto le limitazioni anti-Covid sui treni ad alta velocità, rimangiandosi in pratica le linee guida allegate al dpcm del 14 luglio, che al contrario prevedevano una deroga al distanziamento sociale sui treni a patto che venissero rispettate certe condizioni, l'amministratore delegato di Italo Gianbattista La Rocca non aveva esitato ad alzare la voce, annunciando la soppressione di diverse corse.
Nel frattempo sui mezzi pubblici l'asticella della capienza massima consentita è stata portata all'80 per cento del totale. Sugli aerei, complici il pressing delle compagnie aeree, a iniziare da Ryanair, la strategia dei sedili vuoti è stata abbandonata invece all'inizio dell'estate. Discorso diverso per l'alta velocità, ancora ferma invece al 50 per cento della capienza consentita, ma al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si studia in queste ore uno stratagemma per ridurre il distanziamento nelle carrozze senza che il rischio contagio aumenti. Anche perché il tasso di riempimento dei treni ad alta velocità ancora oggi si attesta in media attorno al 30 per cento e per Italo e Trenitalia è dunque ancora più importante fare il pieno di passeggeri sulle tratte che hanno maggiore richiesta, come per esempio la Roma-Milano. Nel primo semestre del 2020 Italo ha registrato perdite per duecento milioni di euro per via dell'emergenza legata al coronavirus. Il numero dei passeggeri movimentati ogni giorno è precipitato a causa della pandemia globale, dai 60 mila di un anno fa esatto ai 18 mila di oggi. La flotta è composta da oltre 40 treni, di cui 25 Agv 575 in grado di viaggiare fino a 360 chilometri orari. In questo momento la ministra Paola De Micheli sta ragionando con i due grandi vettori nazionali, Trenitalia e Italo, sulla possibilità di portare la capienza massima autorizzata sui treni ad alta velocità all'80 per cento, ovvero sugli stessi livelli stabiliti per il trasporto pubblico locale. In questo modo la quota di passeggeri trasportata da Italo aumenterebbe di almeno il 30 per cento, regalando una boccata d'ossigeno all'azienda. Del resto i gestori dell'alta velocità in questa fase si sentono discriminati rispetto al tpl, considerato appunto che adesso gli autobus girano con capienza all'ottanta per cento del totale, e ancor di più rispetto agli aerei, a bordo dei quali i passeggeri possono sedersi a pochi centimetri di distanza a patto che indossino la mascherina. L'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che ha messo in crisi l'alta velocità risale all'inizio di agosto ed è arrivata in seguito alle numerose proteste provocate dalla decisione da parte di Trenitalia di tornare a riempire completamente i posti a sedere sui treni che viaggiano a trecento chilometri orari. Decisione che a suo tempo è stata fortemente criticata pure dagli esperti del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile. Al contrario, il dpcm del 14 luglio aveva stabilito che sui treni ad alta velocità era possibile derogare al distanziamento di un metro in caso di rispetto di alcuni particolari requisiti, tra cui un sistema di condizionamento dell'aria adeguato, un'autocertificazione scritta dei passeggeri di non essere affetti da Covid-19, l'uso di una mascherina chirurgica e indicazioni chiare per una salita e una discesa dal treno ordinate.

10 settembre 2020 il messaggero


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