Ita è pronta a decollare con il via libera della Ue. Il Tesoro ha convinto la commissione. Ma è buio fitto sul futuro di Air Italy 1.383 sono a rischio licenziamento
ROMA L'operazione Ita-Alitalia è alla svolta. Nelle ultime 48 ora il Tesoro, dopo due call con gli uomini della commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, ha ottenuto da Bruxelles le rassicurazioni che voleva. E si attende, salvo sorprese, un via libera informale entro la prossima settimana. A crederci è soprattutto il ministro dell'Economia Daniele Franco che nonostante la proverbiale riservatezza questa volta è convinto di aver chiuso davvero lo spinoso dossier che si trascina da mesi. Tant'è che ha già dato per scontato che la newco guidata da Fabio Lazzerini potrà avere sulla livrea lo storico marchio tricolore di Alitalia. Non lo avrà a costo zero ma, come chiede Bruxelles, attraverso una gara in piena regola. Ma Franco ha anche ottenuto disco verde allo schema messo a punto da Lazzerini per il piano industriale. Schema che a grandi linee prevede l'acquisto a trattativa diretta del ramo volo, ovvero piloti, assistenti di volo, aerei, slot, dalla vecchia Alitalia in amministrazione straordinaria. LA PARTENZA Con la nuova compagnia che dovrebbe partire con 4.500-5.000 dipendenti e circa 55-60 aeroplani. Per arrivare ad inizio 2022 oltre quota 75. Sul punto la Vestager avrebbe dato via libera a patto che nel settore handling o in quello della manutenzione Ita abbia una quota non di maggioranza. Qui la trattativa è aperta, ma un compromesso è dato per scontato. Così come c'è ottimismo sul fronte degli slot, la linfa vitale per le compagnie, con Ita che manterrà sostanzialmente quelli a Milano a fronte di un sacrificio molto limitato a livello complessivo. Insomma, il tema dei permessi di volo, all'origine di un lungo braccio di ferro, sembra ormai risolto, mentre anche a livello di certificazione gli enti di controllo - Enac in testa - hanno assicurato la massima collaborazione per bruciare i tempi. LE TAPPE Ad essere convinti che il d-day è finalmente arrivato sono anche i sindacati di categoria, Fnta in testa, che già scalpitano per voltare pagina rapidamente dopo i ritardi nel pagamento degli stipendi e l'incertezza che da 3 anni imprigiona la compagnia. Fit-Cisl, Uil e Cgil chiedono al governo l'ultimo sforzo per far decollare Ita entro luglio e non perdere così il vento favorevole della ripartenza e della stagione estiva. Gli stessi sindacati, che hanno più volte incontrato i vertici di Ita e i commissari straordinari, sono disponibili a stringere i tempi per il passaggio del personale da un vettore all'altro, rispettando i criteri imposti da Bruxelles, ovvero una selezione in base ad esperienze professionali e conoscenze tecniche. Una piattaforma gestita da una società terza è pronta a scattare proprio per selezionare le risorse umane e, per quanto possibile, facilitare la composizione delle piante organiche di piloti e assistenti di volo. La modulazione delle assunzioni dipenderà ovviamente dal numero di aerei con cui si partirà e dalla strategia commerciale di Ita che, secondo le linee guida del piano, sarà aggressiva per far fronte alle compagnie low cost. Lazzerini ha in serbo parecchie sorprese per fronteggiare la concorrenza e partire a razzo dopo il disco verde della Commissione. Sempre l'ad si è posto come obiettivo, certamente ambizioso, di chiudere una alleanza commerciale entro la fine di giugno. Per questo si sono intensificati i colloqui con i colossi Lufthansa e Delta Airlines. IL SOCIO Chi riuscirà a vincere la sfida si potrà anche candidare, ma i tempi sono spostati al prossimo anno, anche come partner industriale e socio nella compagine azionaria. Per la verità proprio Palazzo Chigi spinge perché su questo fronte la partnership possa scattare il prima possibile, ben consapevole che Ita da sola non può reggere la competizione mondiale. Proprio l'arrivo entro 12 mesi di un socio privato nell'azionariato accanto al Tesoro, come suggerito dallo stesso Draghi e auspicato dall'Europa, è un altro tassello decisivo per far andare in porto la trattativa.
Ma è buio fitto sul futuro di Air Italy 1.383 sono a rischio licenziamento
ROMA Resta molto alta la tensione nella vertenza di Air Italy dopo il mancato accordo, il 18 maggio scorso, tra compagnia e sindacati per la procedura che prevede 1.383 licenziamenti collettivi dell'aviolinea. Le associazioni professionali Anpac, Anpav e Assovolo chiedono soluzioni industriali per la ricollocazione dei lavoratori della compagnia, annunciando l'adesione alle manifestazioni proclamate per il 25 maggio e il 3 giugno davanti al Mise. TEMPI STRETTI Ad essere chiamato in causa in maniera esplicita adesso è il governo, che si è mosso finanziariamente, per Alitalia, con il decreto Sostegni-bis. E infatti le tre sigle richiamano il provvedimento appena varato da Palazzo Chigi che, sottolineano i sindacati, «prevede spazi che recepiscono alcune delle nostre istanze circa la crisi industriale Air Italy». «Se è quindi possibile prorogare l'ammortizzatore sociale in corso di utilizzo a tutto l'anno 2021 si legge in una nota va riconosciuto al ministero dello Sviluppo Economico l'avvio dell'analisi di un tema che è prima di tutto sociale ma che deve diventare anche e soprattutto industriale. Quindi, abbiamo un segnale tangibile dal dicastero di Via Molise di assunzione di un impegno dedicato che, ad oggi, rimane ancora solo teorico da parte delle Regioni Sardegna e Lombardia». Parole che suonano come un'apertura di credito verso il governo Draghi e che sollecitano un allungamento della Cig. Di tutt'altro tenore le relazioni con i vertici di Air Italy. «La grande assente protestano Anpac, Anpav e Assovolo continua ad essere la compagnia che insiste nel ribadire la propria indisponibilità a qualsiasi possibile opzione che consenta di garantire un futuro ai dipendenti dello storico vettore sardo-lombardo». Occorre a questo proposito ricordare che, 5 giorni fa, ai sindacati che chiedevano di valutare l'opportunità di utilizzare un ulteriore ammortizzatore sociale, dopo il termine del periodo di integrazione salariale straordinaria, la compagnia aveva opposto la propria contrarietà ribadendo i motivi che non consentirebbero soluzioni alternative al licenziamento. I sindacati avevano quindi immediatamente chiesto l'apertura di un tavolo di crisi per «scongiurare una catastrofe occupazionale». La composizione della vertenza appare molto complicata. Nei giorni scorsi i liquidatori di Air Italy, Enrico Laghi e Franco Maurizio Lagro, hanno avvertito che non ci sono «soluzioni alternative al licenziamento». Due le ragioni di questa posizione rigida. La prima: non sussisterebbero i presupposti giuridici per accedere ad un ulteriore ammortizzatore sociale, alla luce delle attuali previsioni normative. La seconda: i costi che la società ha già sostenuto nel corso del 2020 a causa della situazione di emergenza sanitaria non consentono di aggravare ulteriormente i costi della liquidazione. La vertenza di Air Italy, tra l'altro, si muove in un contesto drammatico per il trasporto aereo e si incrocia con i problemi di Air Dolomiti, Blue Panorama airlines e Neos, che hanno manifestato la necessità di aiuti chiedendo un finanziamento di almeno 150 milioni di euro. «Preso atto dei contributo ingenti per garantire il futuro di Alitalia fanno notare le compagnie non deve esserci disparità di trattamento tra lavoratori e imprese dello stesso settore». Escluso, salvo ripensamenti dell'ultima ora, che i dipendenti di Air Italy, come paventato in passato proprio dai sindacati, possano essere assorbiti da Ita. Un progetto del genere, circa un anno fa, fu stoppato dal governo Conte. Per l'ex Meridiana il negoziato è tutto in salita. A meno che il vecchio piano per integrarla con Alitalia torni sul tavolo dell'esecutivo.
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