ROMA Scomparirà la A tricolore di Alitalia dalla coda degli aerei di Ita. Ma la nuova compagnia guidata da Fabio Lazzerini manterrà una buona fetta di slot a Milano-Linate, potrà contare su 3 miliardi di risorse finanziarie e su 60 aerei, almeno in questa prima fase. Il taglio degli slot, la linfa vitale dei permessi per volare, sarà infatti solo del 7-9 per cento. Sono i primi punti fermi nella trattativa con Bruxelles che si stanno delineano in queste ore e che consentiranno al vettore nazionale di decollare ufficialmente, come chiesto dal premier Mario Draghi, il primo luglio.
Lo schema dell'intesa in itinere, che il Messaggero ha potuto ricostruire grazie a fonti ufficiali, prevede la rinuncia non certo indolore allo storico brand che dalla fondazione caratterizza aerei, divise e identifica una delle più antiche compagnie europee. Sul punto la commissaria Margrethe Vestager non ha voluto sentire ragioni e, come già accaduto per Sabena e German Wings, ha chiesto e ottenuto una forte discontinuità con il passato. Una richiesta, va detto, che non ha preso in contropiede Ita che dispone di un piano B pronto da tempo, con un nuovo logo «I» e i colori tradizionali della bandiera italiana, da proporre al mercato. Il passo indietro sul brand, ma un piccolo spiraglio per mantenerlo ancora esiste finche l'accordo non sarà chiuso, ha messo la trattativa su un binario più scorrevole. Anche perché dopo il pressing del presidente del Consiglio su Bruxelles - numerose le telefonate anche con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen - è stato sciolto il nodo principale. Ovvero una riduzione dei diritti di volo e atterraggio su Linate grosso modo in linea con i tagli imposti sia ad AirFrance che a Lufthansa: in soldoni meno, del 10%. Una strada tutto sommato percorribile rispetto alla prima richiesta che prevedeva un taglio del 50%. Un sacrificio ingiustificato, secondo il ministro Giancarlo Giorgetti, e che Draghi aveva bocciato senza mezzi termini, invocando la parità di trattamento rispetto alle altre grandi compagnie europee.
GLI ORGANICI Sul fronte del personale, l'altro tema caldo in discussione, si sta trattando per partire con circa 4.500-5.000 dipendenti e, come detto, 60 aerei. P
rima di passare a Ita, il personale ex Alitalia transiterà in una sorta di società terza, di servizi, che valuterà i curricula e le competenze. Chi invece resterà nella società in amministrazione straordinaria avrà tutta una serie di tutele: dalla proroga della Cig di 5 anni allo scivolo per andare in pensione. Di fatto, proprio come vuole Bruxelles, non ci sarà un passaggio diretto del personale, ma una selezione, sebbene mirata alle riconosciute professionalità degli 11 mila dipendenti di Az. Anche per i servizi di terra è prevista una quota per l'autoproduzione che verrà svolta dalla newco, il resto del personale dovrebbe invece avere un destino diverso, con l'assorbimento presso società esterne. Si parla con insistenza di Adr.
Per quanto riguarda la manutenzione (oltre 1.000 dipendenti) non ci sono preclusioni ad avere una quota di minoranza nell'assetto societario, ma qui la situazione è ancora fluida. Di certo non ci saranno esuberi. Forte impulso, infine, al settore cargo, che verrà implementato anche a fronte della crescente richiesta del mercato. Gli aerei, sempre secondo lo schema in via di approvazione, saranno all'inizio presi in leasing da Alitalia e poi, come previsto dal piano industriale messo a punto da Lazzerini e condiviso dal Tesoro, gradualmente acquistati. Infine, ma non rientra nei negoziati europei, sarebbe scattata da parte dei commissari straordinari la richiesta per avere 220 milioni da Etihad per i contenziosi legati alla passata