Data: 24/05/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Imprese e sindacati bocciano la legge rilancio Scatta la mobilitazione, Confindustria guida la protesta di 16 sigle: «Misure insufficienti e dubbi sulle coperture»
PESCARA Imprese, artigiani, agricoltori e sindacati bocciano la legge regionale Cura Abruzzo per il rilancio dell'economia e dichiarano lo stato di mobilitazione. Confindustria guida la protesta di sedici sigle che rappresentano la quasi totalità del mondo economico, produttivo e sindacale abruzzese. Dubbi sulla copertura economica della manovra da 60 milioni di euro, proposte ignorate e misure insufficienti per le aziende: questa l'accusa mossa da imprese e lavoratori che etichettano la Regione «fanalino di coda nell'affrontare l'emergenza Covid».
LA PROTESTA. Il documento è firmato da sedici sigle, ovvero Agci, Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria, Legacoop, Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Uno schieramento variegato - composto da sigle di agricoltura, artigianato, commercio, cooperazione, piccola e grande industria, servizi e sindacati dei lavoratori - che si vede tagliato fuori dal confronto con la Regione. «La giunta e il consiglio regionale vanno avanti per la loro strada, ignorando il confronto con le forze economiche e sociali e le loro proposte», spiegano le 16 sigle industriali e sindacali. «Una logica cui non è sfuggito neppure il maxi provvedimento varato a Palazzo dell'Emiciclo, i cui effettivi benefici a favore di cittadini e imprese abruzzesi sono tutti da verificare, soprattutto alla luce di coperture finanziarie che paiono incerte e valutati i tempi di erogazione che si annunciano tutt'altro che brevi. Ragioni che spingono a dichiarare uno stato di mobilitazione di un pezzo importante della società abruzzese».I DUBBI. Confindustria e le altre sigle contestano «la mancanza di visione generale per il rilancio dell'Abruzzo. La norma non contiene alcuna scala di priorità, ed arriva dopo settimane di gestazione e una riscrittura molto ampia della prima versione. Si è cercato di ovviare al vuoto di provvedimenti sin qui messi in campo a favore di imprese e lavoratori, ma sono tanti gli interrogativi che la accompagnano. Prima fra tutti, la copertura finanziaria legata, come si legge nell'articolo 23, a una rimodulazione di fondi comunitari non immediatamente disponibili per 19 milioni, mentre per i restanti 20 si prevedono tempi lunghi, con conseguenze sull'operatività effettiva della legge e delle sue misure».
FONDI INSUFFICIENTI. «Il previsto ristoro di affitti e perdite di fatturato, a fronte di circa 58mila imprese ferme durante il lockdown», spiegano, inoltre, Confartigianato e le altre sigle, «offrirà un piccolo palliativo ad appena 7-8 mila imprese, ipotizzando un contributo medio di 1.500-2.000 euro ciascuna». E la legge «non prevede alcun intervento teso al mantenimento dell'occupazione e al rilancio dell'economia necessario per far ripartire il lavoro».
LA MOBILITAZIONE. Il mondo delle imprese e del sociale aveva offerto proposte alla Regione, dal credito agli interventi sulla sicurezza, individuando nel turismo il settore più bisognoso di maggiori aiuti. «Ma è stato tutto inutile», spiegano le 16 sigle, «questa disponibilità e capacità di proposta non è stata minimamente recepita. Le forze sociali abruzzesi, dunque, si vedono costrette a chiedere un cambio di passo alla Regione». E dichiarano lo stato di mobilitazione «per mettere in atto tutte le azioni e le misure necessarie a ripristinare una corretta relazione con le istituzioni regionali a tutela degli interessi di imprese e lavoratori».
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