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Data: 04/09/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Il verdetto di Rousseau. Via libera al Conte bis ulla piattaforma online i sì sono stati oltre il 79%. Di Maio: «Un plebiscito». Zingaretti: «Ora cambiamo l'Italia». Lo spread giù a 158, il minimo dal 2018

 


ROMA La nascita del governo Conte è a un passo. Alla fine di una giornata ad alta tensione, con molto ritardo, dalla piattaforma Rousseau viene il via libera al governo con il Pd. A larghissima maggioranza (79,3% di sì) il popolo pentastellato benedice la svolta a sinistra levando l'ultimo ostacolo politico all'accordo. E l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte sembra finalmente vicinissimo al traguardo. Lo spread premia senza esitazioni la strada dell'accordo facendo capire quanto i mercati preferiscano la continuazione della legislatura con un governo decisamente europeista. Alle 18 infatti lo spread tra il Btp e il Bund chiude in calo sotto i 160 punti base (a 158), segnando i minimi da metà maggio 2018. Il tasso sul decennale del Tesoro è sceso allo 0,87%, al minimo storico. Una ulteriore spinta alla rapida formazione di governo. «Si tratta di un voto plebiscitario», esulta a caldo Luigi Di Maio sottolineando con forza la bontà della democrazia diretta che si esprime online. E garantendo che la legislatura durerà 5 anni. Toni pacati dal Pd che si limita ad osservare che i Dem rispettano le forme di consultazione interne degli altri partiti. Decisamente più politico il commento di Davide Casaleggio: «Spero che il governo che sta nascendo sarà più solido e con partner più leali del precedente». A sinistra parla Zingaretti guardando al futuro: «Con la chiusura del lavoro programmatico si è fatto un altro passo avanti per un Governo di svolta. Ridurre le tasse sul lavoro, sviluppo economico, green economy, rilancio di scuola, università e ricerca, modifica radicale dei decreti sicurezza. Ora andiamo a cambiare l'Italia», afferma. E uno dei protagonisti dell'intesa, il presidente della camera Roberto Fico, sembra assolutamente d'accordo: «Oggi il Movimento 5 Stelle ha deciso di non arrendersi e di continuare il lavoro parlamentare per la realizzazione del proprio programma, votato da milioni di italiani appena un anno e mezzo fa». In una giornata dominata dall'attesa delle percentuali che sarebbero uscite dalla piattaforma della Casaleggio associati, le delegazioni di Pd e M5s hanno continuato a lavorare per approfondire il lavoro sul programma comune. Un programma che ormai è chiuso, assicura Graziano Delrio, mentre i Cinque stelle sottolineano come tutti i 20 punti da loro proposti siano stati assorbiti nell'intesa. Resta da definire la squadra di governo e naturalmente in queste ore impazza il toto-nomi, con le figure da sistemare nelle varie caselle del futuro esecutivo giallo-rosso. Resta la certezza che il Quirinale sta seguendo con attenzione l'evoluzione della crisi e la sua tempistica. Il Colle vorrebbe chiudere tutto il percorso entro questa settimana. I riflettori sono in particolare puntati su alcuni ministeri chiave come gli Interni (rumours indicano un tecnico), Esteri e, soprattutto, Economia. Decisivo infatti sarà il nome del ministro dell'Economia, sia perché il capo dello Stato rimane molto preoccupato per la tenuta dei conti pubblici sia perché la prima emergenza che Giuseppe Conte dovrà affrontare sarà la scrittura della legge di Bilancio 2020, da comporre nel giro di poche settimane. Resterà sicuramente fuori dall'esecutivo uno dei protagonisti, Andrea Orlando, che continuerà a seguire il partito in stretto contatto con Nicola Zingaretti. Chiusa la tormentata vicenda dei vicepremier, l'esecutivo si avvia verso una composizione rigidamente bipartisan, attraverso un complesso equilibrio di presenze nei vari ministeri. Potrebbe essere ancora necessario per chiudere il cerchio un incontro a tre Conte-Zingaretti-Di Maio. E intanto dall'opposizione Salvini commenta: «Il governo delle poltrone dura poco, non possono scappare dal voto per sempre».

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