ROMA Il Recovery Plan va verso la stretta finale; la versione definitiva del Documento dovrebbe essere consegnata nel pomeriggio alle delegazioni dei partiti in vista dell'esame in Consiglio dei ministri che al momento resta fissato per la giornata di domani, turbolenze politiche permettendo. É un lavoro complesso quello coordinato dal ministero dell'Economia: anche ieri le riunioni si sono prolungate fino a sera, con l'obiettivo di mandare al loro posto tutti i pezzi del puzzle politico-finanziario. Inevitabile che aumenti anche il numero delle pagine del documento, che alla fine potrebbero essere circa 120; ma soprattutto lo staff del ministro Gualtieri sta cercando di ritagliare risorse per ulteriori esigenze, anche allargando il perimetro complessivo del piano. Una delle più sentite riguarda il trasporto pubblico locale.
IL PRESSING Il capitolo mobilità locale sostenibile è già un punto importante della missione Rivoluzione verde e transizione ecologica ma c'è un pressing per fare ancora di più. Altre voci che dovrebbero essere rafforzate in queste ultime ore sono quelle relative all'economia circolare, e alla ricerca sull'idrogeno, che fanno sempre parte della macrosezione che punta sulla svolta green. E nello stesso ambito si lavora anche alle tecnologie per la gestione dei rifiuti, strettamente legate proprio al tema dell'economia circolare. Più risorse (si parla di un miliardo) dovrebbero arrivare poi per l'agricoltura. Qui la scelta risponde ad una doppia sollecitazione: quella delle associazioni di categoria ma anche quella della ministra Teresa Bellanova, che fa parte della pattuglia governativa di Italia Viva impegnata in queste ore nel duro confronto politico con il presidente Conte.
I nodi politici si aggiungono insomma a quelli tecnici, che a loro volta dipendono dall'esigenza di rispettare l'impostazione voluta dall'Unione europea per l'operazione Next Generation Eu, con percentuali prefissate per i grandi obiettivi come la transizione ecologica e quella verde. Se la nuova versione del piano supererà l'esame dei partiti passerà a quello più formale del Consiglio dei ministri. Ci sarà poi lo spazio per il coinvolgimento del Parlamento. Il mese per l'invio a Bruxelles dovrebbe essere febbraio. La necessità di fare presto è ben presente al governo, a partire dai ministri Gualtieri e Amendola. Teoricamente nel calendario definito originariamente la finestra temporale per la consegna dei piani nazionali si sarebbe dovuta aprire il primo gennaio. Si è messo però di mezzo il veto minacciato da Polonia e Ungheria, a seguito della connessione tra Next Generation Eu e rispetto dello Stato di diritto. Un ostacolo superato grazie alla mediazione tedesca, ma che ha rallentato il processo di approvazione da parte del Parlamento europeo del regolamento che disciplina nel dettaglio tutta l'operazione. Il via libera definitivo dovrebbe arrivare l'8 febbraio; proprio ieri Matteo Salvini ha fatto sapere che la Lega non si schiererà a favore, già nelle discussioni che sono in calendario questa settimana. Dunque da metà febbraio ad aprile i vari Paesi tra cui l'Italia dovrebbero perfezionare l'invio, dopo il confronto tecnico che si è comunque svolto a livello informale in queste settimane.
Sul piano interno, l'accelerazione voluta da Roberto Gualtieri per sbloccare il dossier si è concretizzata tra l'altro nel più stretto collegamento tra il Recovery and resilience facility, che è lo strumento principale di tutta l'operazione, con gli altri programmi a partire dal cosiddetto React Eu e con i fondi strutturali già inclusi nel bilancio europeo, che in Italia sono in larga parte destinati alle Regioni meridionali. Questo ha permesso da una parte di allargare la dotazione complessiva oltre la soglia dei 209 miliardi originariamente previsti, dall'altra di integrare nello specifico alcuni progetti-chiave per il Sud, che dovrebbero così acquistare più peso. Un'altra novità è il ricorso a strumenti finanziari che permettano di far scattare un effetto leva. In particolare si ipotizza in alcune aree di conferire le risorse a fondi specializzati attraverso lo strumento del fondo di fondi.