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Data: 30/09/2019
Testata Giornalistica: IL CENTRO

Il piano del ministro Provenzano: «Più lavoro e fondi all'Abruzzo»
Lanciano, la tre giorni dedicata alla memoria dell'economista de Cecco chiusa dall'ospite eccellente Che ridà speranze ai giovani andati all'estero: «Devono poter tornare», e al Sud: «Investiremo qui»

LANCIANO«I giovani che se ne vanno all'estero devono avere l'opportunità di tornare in Italia, ma soprattutto chi studia qui deve avere il diritto a restare». È questo l'impegno del ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, che chiude le "Giornate dell'economia Marcello de Cecco". La tre giorni abruzzese di analisi economica e culturale, dedicata alla memoria dell'economista frentano scomparso tre anni fa, propone come ultimo tema il divario tra Nord e Sud.
IL DIBATTITO. «L'Italia tutta è in difficoltà, situazione che si declina maggiormente nel Mezzogiorno», analizza Emanuele Felice, docente dell'università D'Annunzio, «ma il Sud ha un potenziale di crescita alto». «La capacità del Sud di adattarsi ai cambiamenti in atto è stata scarsa», afferma il professor Gianfranco Viesti (università di Bari), «una controprova interessante è il turismo che nel meridione va piuttosto bene. Questo ci dimostra che l'adattamento può esserci».«I mali antichi mai risolti del nostro Paese sono la scarsa istruzione, il debito pubblico alto e il divario regionale», interviene Gianni Toniolo (Duke university), «occorre mettere il Mezzogiorno al pari del resto del Paese per infrastrutture, qualità della scuola e sicurezza delle persone».
RICORDO DI DE CECCO. La giornata conclusiva di "Mani Visibili", la kermesse organizzata dall'Amdec (associazione Marcello de Cecco) a Palazzo degli Studi, è l'occasione per la prima uscita pubblica in Abruzzo del neo ministro del Sud e della coesione territoriale del governo Conte II.«Da troppo tempo si sono spente le voci che dal Sud hanno la capacità di parlare all'intero Paese e Marcello de Cecco era una di queste», dice Provenzano ricordando l'economista e intellettuale lancianese, «noi dovremmo ricominciare a farlo per imporre le questioni e le priorità del Sud sull'agenda politica nazionale».
IL MEZZOGIORNO. «La linea del Mezzogiorno sta salendo», afferma, «non solo l'Abruzzo, anche l'Umbria è tornata nelle zone di transizione. C'è un problema del Sud che si inserisce in un problema generale del Paese e questo scivolamento è uno dei segni. Dobbiamo affermare il diritto dei giovani a restare, non fare il piagnisteo perché se ne vanno: devono avere la possibilità di tornare e soprattutto quelli che studiano qui devono avere il diritto a restare. Questo è l'impegno fondamentale dell'azione di governo che mi sono posto».
LA MANOVRA. «Stiamo pagando l'eredità di scelte sbagliate precedenti», dice ancora Provenzano, «quindi gli spazi della manovra economica sono ristretti, ma dobbiamo fare lo sforzo per indicare un percorso che inizia quest'anno disinnescando le clausole Iva e dando segnali ai ceti medio bassi». Per il ministro «bisogna lavorare per non perdere un solo euro dei fondi europei, un qualcosa che non ci possiamo permettere visto che già quest'anno rischiamo un grave disimpegno». E poi «c'è un tema di investimenti pubblici che sono, e non solo al Sud, al livello più basso di tutta la storia repubblicana». Provenzano sottolinea l'importanza delle infrastrutture, «non solo l'alta velocità ma anche un'offerta maggiore sull'esistente», e delle Zes, le zone economiche speciali: «Pur senza caricarle di un peso e di una responsabilità eccessiva, possono aiutare a cogliere questa vocazione mediterranea, portuale, che l'Italia deve tornare ad avere e in primo luogo deve avere il Sud».
PIANO PER IL SUD. «Ma dobbiamo occuparci anche di politiche di investimento», precisa l'esponente del governo Conte II, «lo stiamo facendo chiedendo flessibilità sugli investimenti ambientali e con il mio ministero stiamo lavorando in questi giorni a un piano per il sud che ha proprio questo obiettivo. Il messaggio che vogliamo dare è che investire al Sud è interesse dell'intera Italia e anche del centro-nord, solo così possiamo riaccendere il motore interno dello sviluppo. Il Mezzogiorno non deve essere assistito o tollerato, ma bisogna avere un progetto di Sud utile all'Italia e all'Europa per uscire dalla trappola».

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