Data: 09/09/2023
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA |
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Il caposquadra delle cinque vittime «Io salvo grazie a un martello» La strage del treno a Brandizzo, la versione di Gibin (indagato). Trovati i cellulari di due operai
Ivrea «Sono vivo per un martello». In questa frase, pronunciata dal caposquadra della Sigifer Andrea Girardin Gibin, è racchiusa la consapevolezza di un uomo che conosce i rischi del proprio mestiere e realizza di aver sfidato il destino. «Stavamo lavorando sui binari. Uno dei ragazzi mi ha chiesto di passargli un martello. Così mi sono sollevato e ho fatto due passi. È stato in quel momento che ho visto i fari del treno, d’istinto sono saltato sull’altro binario»: questa la versione che trapela dai racconti ad alcuni conoscenti. Pochi istanti che hanno fatto la differenza tra la vita e la morte. Gli altri cinque operai sono stati invece travolti e uccisi. Gibin è indagato per omicidio plurimo e disastro ferroviario con dolo eventuale. Un’accusa che condivide con Antonio Massa, il tecnico di Rfi che faceva da «scorta» alla squadra Sigifer e che diede il via libera al cantiere nonostante per tre volte la dirigente movimento Vincenza Repaci (in servizio a Chivasso) gli avesse ripetuto che la linea non era bloccata e che «doveva passare ancora un treno». I magistrati della Procura di Ivrea, Valentina Bossi e Giulia Nicodemi, non hanno notificato agli indagati un invito a comparire. Aspettano di avere un quadro completo prima di procedere con gli interrogatori. Ed è in questo contesto che va letta la consulenza tecnica che i pm hanno disposto su alcuni dispositivi elettronici. Lunedì verranno eseguite le copie forensi dei «registratori dei movimenti di marcia», le scatole nere del treno, e dei tablet di servizio in dotazione ai macchinisti che erano alla testa del convoglio. L’obiettivo è estrapolare tutte le comunicazioni che sono state fornite ai conducenti, in particolare quando sono entrati a Brandizzo. Quando sono stati sentiti, poche ore dopo la tragedia, avevano raccontato che il semaforo era «verde» e che non erano segnalati «lavori sui binari». Non solo, verranno analizzati anche i telefoni cellulari di due operai deceduti, Giuseppe Aversa e Giuseppe Lombardo. Gli uomini della Polfer hanno recuperato gli smartphone lungo i binari: sono malridotti, ma a differenza di quelli delle altre vittime paiono avere ancora un minimo di struttura e funzionalità. All’interno, potrebbero esserci video o messaggi relativi alla sera del 30 agosto. Intanto proseguono le audizioni dei colleghi delle vittime. L’ultimo verbale contiene il racconto di Francisco Martinez: il giovane – come altri operai – ha ribadito la prassi di iniziare i lavori prima del nulla osta formale del blocco del traffico ferroviario: «Quattro mesi fa stavo per essere investito da un treno a Chivasso, se un collega non mi avesse tirato per la maglietta non sarei qua». Dichiarazioni ora al vaglio dei magistrati. Le testimonianze si susseguono, così come le segnalazioni di tanti altri episodi accaduti in Piemonte che metterebbero in dubbio le procedure di sicurezza adottate quando si lavora sui binari. I sindacati stanno raccogliendo gli esposti: se ne contano già 200, alcuni già approdati in Procura. Download 09 settembre 2023 - corriere della sera.pdf |
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