ROMA Per la Basilicata e l'Umbria oggi potrebbe essere il giorno in cui si potrà iniziare a tirare un sospiro di sollievo. Secondo le proiezioni dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane, i nuovi casi di positività al coronavirus dovrebbero infatti iniziare ad azzerarsi. «Non sappiamo se siano stati i più bravi a contrastare il virus - spiega Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell'Osservatorio - sicuramente sono stati i più fortunati». Per le altre regioni, però, non si dovrà attendere molto. Sicilia, Sardegna e Molise dovrebbero raggiungere lo stesso obiettivo entro la fine di aprile. Poi sarà la volta delle zone del Sud Italia, dove toccherà aspettare maggio: si va dal primo per la Calabria, al 7 per Puglia e Abruzzo, il 9 per la Campania. Proprio quest'ultima ieri ha raggiunto la quota di zero contagi a Napoli e nelle province di Avellino e Benevento.
Risalendo la penisola, toccherà poi al Lazio, che dovrà attendere però almeno fino al 12. Per iniziare a raggiungere quota zero, quasi per tutte le altre bisognerà pazientare fino alla seconda metà di maggio. Ultime due regioni che dovranno stringere i denti fino alla fine di giugno sono invece le Marche (il 27) e la Lombardia (28).
Per ottenere queste proiezioni, gli esperti dell'Osservatorio, coordinato da Walter Ricciardi, ordinario di Igiene dell'Università Cattolica, hanno utilizzato modelli statistici di tipo regressivo.
PARAMETRI Non si tratta dunque di stime di tipo epidemiologico, fondate cioè sul numero complessivo della popolazione esposta al contagio, ma di proiezioni che approssimano l'andamento dei nuovi casi osservati nel tempo. «Siamo partiti dai dati ufficiali della Protezione Civile, non facciamo ipotesi basate su evidenze - precisa Solipaca -. Abbiamo cercato di individuare non la data esatta, ma quella prima della quale è poco verosimile attendersi l'azzeramento dei nuovi contagi. Ovviamente, siccome non possiamo fare a meno di utilizzare solo dati certi, quelli cioè osservati, non abbiamo potuto considerare i contagiati asintomatici, che non emergono e che da un certo punto di vista sono sottostimati. Sappiamo, infatti, che chi non ha sintomi non si presenta dal medico». La stima degli esperti è dunque parziale, ma comunque utile per programmare una possibile ripartenza. «Abbiamo voluto dare un supporto alla politica per scegliere. Ma è chiaro che bisogna tenere conto anche di altri parametri di diversa natura».
GLI INDICI Intanto, dalla elaborazione dei dati emerge che mentre la Lombardia paga lo scotto per aver avuto il focolaio iniziale, le «regioni del Mezzogiorno - spiega Solipaca - grazie al lockdown avviato, probabilmente hanno beneficiato di questa situazione». Il dato che invece accomuna le regioni è che non è facile e veloce liberarsi del virus. «Se si osserva la discesa della curva epidemica, notiamo che è molto più lenta della salita. E probabilmente andrà ancora a lungo avanti così, tanto è vero che alcune regioni, per esempio le Marche, presentano una curva piatta». È chiaro però che non si può calcolare in anticipo come si svilupperà l'epidemia nel caso in cui qualche regione modificherà nel frattempo le restrizioni sul proprio territorio. «Le proiezioni tengono conto dei provvedimenti di lockdown introdotti dai dpcm. Pertanto, eventuali misure di allentamento, con riaperture delle attività e della circolazione di persone che dovessero intervenire, renderebbero le proiezioni non più verosimili».
Non solo. Le stime effettuate, tengono a sottolineare gli esperti, «evidenziano che l'epidemia si sta riducendo con estrema lentezza, pertanto questi dati suggeriscono che il passaggio alla cosiddetta fase 2 dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da regione a regione». Dunque attenzione, perché,«una eccessiva anticipazione della fine del lockdown, con molta probabilità, potrebbe riportare indietro le lancette della pandemia e vanificare gli sforzi e i sacrifici sinora effettuati».