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Data: 11/06/2023
Testata Giornalistica: CORRIERE DELLA SERA
    CORRIERE DELLA SERA

I figli di Berlinguer contro la nuova «Unità»: nostro padre usato come brand

Bianca, Maria, Marco e Laura Berlinguer accusano la scelta della foto del leader Pci nel 1984 per il lancio di«un nuovo quotidiano che ha assunto un vecchio nome». Nuova polemica dopo quelle per gli articoli firmati da Fioravanti


«Da quella prima pagina sono passati, così come dalla morte di nostro padre, quasi quarant’anni e, nel frattempo, il mondo è totalmente cambiato - affermano ancora - Da allora l’Unità ha avuto numerosi direttori fino a concludere definitivamente la sua storia ormai sei anni fa. Quello che torna oggi nelle edicole è un quotidiano interamente nuovo che dell’antico e glorioso giornale conserva solo il nome. E solo perché quando è stato messo all’asta un imprenditore più rapido di altri è riuscito ad acquisirne la proprietà. Ma della storia precedente, nulla rimane: nemmeno uno di quei redattori che hanno tenuto in vita il giornale fino al 2017». «Certo la memoria storica appartiene a tutti — concludono — e per noi è motivo di gioia sapere che la vita e l’attività di nostro padre vengano sentite e vissute da quanti gli vogliono ancora bene ciascuno secondo la propria soggettività, ma altra cosa è trasformare il suo ricordo in un brand pubblicitario. Per favore, lasciatelo in pace».

Le accuse dei lavoratori storici

Non è la prima grana per il direttore Sansonetti, artefice dell’ennesima rinascita della storica testata. Alla vigilia dell’uscita del primo numero, il 16 maggio scorso, ad attaccare l’impresa di riportare in edicola l’Unità erano stati — in un comunicato — le “lavoratrici e i lavoratori dell’Unità fondata da Antonio Gramsci” che accusavano il direttore anche per la scelta di quell’immagine oltre al richiamo al «ritorno» di Gramsci. «Ma questa Unità non ha nulla a che vedere con la testata fondata nel 1924, né con le battaglie del segretario del Pci — si leggeva nella nota — perché con scientifica, padronale protervia calpesta ogni diritto dei suoi lavoratori: i giornalisti e poligrafici che hanno tenuto in vita il giornale sono stati esclusi, cancellati, perfino vilipesi».

Ancora, a scatenare un putiferio nei confronti di Sansonetti e del suo giornale era poi stata la scelta di ospitare articoli di Valerio Fioravanti, il terrorista nero dei Nar, i Nuclei armati rivoluzionari, oggi libero grazie alla legge Gozzini nonostante le decine di condanne ricevute: in tutto otto ergastoli, 134 anni e 8 mesi di carcere per 95 omicidi di cui è stato giudicato colpevole in via definitiva. Una scelta contestata in primis dall’associazione dei familiari delle vittime di Bologna (la strage del 2 agosto 18980 che Fioravanti ha sempre negato di aver compiuto nonostante le condanne) e che Sansonetti difese scrivendo «che Fioravanti ha scritto in queste settimane sulla pagina che abbiamo appaltato a “Nessuno Tocchi Caino”. Posso dirvi che sono molto, molto orgoglioso di ospitare sull’Unità il lavoro di “Nessuno Tocchi Caino” così come fino a un paio di mesi fa l’ho ospitato - con molti articoli di Fioravanti - sul Riformista. Poi vi dico che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, se si presenterà l’occasione, chiederò a Fioravanti di scrivere anche sull’Unità. Perché? Per un milione di ragioni. Vi dico le più semplici. Perché Fioravanti è Caino. Perché Fioravanti è una persona. Perché Fioravanti è un essere umano...».


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