PESCARA L'impegno istituzionale c'è: la Regione chiederà al governo il riconoscimento dello stato di calamità nazionale sulla vicenda del Traforo del Gran Sasso e la nomina di un commissario per la gestione dell'emergenza. Ma per mettere nero su bianco, occorrerà un atto formale corredato di dati tecnici e di convincenti argomentazioni che saranno probabilmente riassunti in una prossima delibera della giunta regionale, come ha fatto capire il vice presidente Emanuele Imprudente al termine della seduta di ieri, a L'Aquila. Del resto, la vicenda è talmente complessa da non consentire altri errori. Come quelli che per più di mezzo secolo hanno percorso questo buco nella montagna, pensato negli anni 60 per i collegamenti est-ovest e qualche decennio dopo per custodire i segreti dell'Infn, l'Istituto nazionale di fisica nucleare che proprio qui, nel cuore dell'Appennino, accatasta gli esperimenti e i sogni dei propri ricercatori.
COLLEGAMENTI
L'acqua, i laboratori di fisica, i collegamenti viari che scorrono sotto le due gallerie: tre aspetti diversi dell'emergenza Gran Sasso che la procura di Teramo ha riunito in un unico fascicolo, aperto dopo il caso di inquinamento dell'acqua potabile che nell'estate del 2017 coinvolse un bacino di 700.000 utenti. Così nell'inchiesta sono finiti il concessionario della A24, la società acquedottistica del Ruzzo, l'Istituto di Fisica nucleare. Dieci, in tutto, le persone iscritte sul registro degli indagati dai pm teramani, chiamate in causa per le rispettive competenze e responsabilità. Ora la prima emergenza è la chiusura al traffico delle due gallerie, già annunciata dalla concessionaria Strada dei parchi a partire dal 19 maggio. Una chiusura a tempo indeterminato, cosa ancora più temuta per i contraccolpi che l'interruzione prolungata della viabilità lungo quel tratto della A24 avrà per aziende e pendolari. Tutte le parti sociali, da Confindustria alla Cna, considerano la mossa di Strada dei parchi una sciagura. Così il sindaco dell'Aquila, i parlamentari abruzzesi, la stessa Regione e il governo nazionale, che per voce del sottosegretario Gianluca Vacca ha già fatto sapere di non essere affatto insensibile alla vicenda abruzzese. Vacca ha annunciato che si stanno valutando tutte le ipotesi per scongiurare il rischio chiusura del traforo. Tra queste, anche la nomina di un commissario straordinario, come chiesto dalla Regione.
DECRETO
Novità potrebbero arrivare dal decreto Sblocca-cantieri, attesa breve in Parlamento, ma il tempo stringe perché quella del 19 maggio è una data ormai vicinissima. La mossa di Strada dei parchi è stata vista da molti come una provocazione, in qualche modo necessaria per smuovere le acque, come dimostra la seduta di giunta regionale convocata ieri d'urgenza dopo le festività di Pasqua. Ma anche un modo per tutelarsi dall'inchiesta della procura teramana, che accusa la concessionaria di non avere effettuato le dovute verifiche sull'isolamento delle due gallerie rispetto alla falda acquifera. Il rischio, se l'accusa dovessero essere dimostrata, è infatti quello della reiterazione del reato. In realtà un problema strutturale che ha origini antiche, come ha spiegato nei giorni scorsi Giovanni Damiani, esponente storico dei Verdi, già direttore dell'Anpa, l'Agenzia nazionale per la tutela dell'ambiente. Questione che attiene alla mancata impermeabilizzazione a tenuta stagna delle due gallerie. Opera costosissima quando fu realizzata l'imponente infrastruttura sotto il Gran Sasso, negli anni 70, e ancora oggi considerata una delle poche soluzioni in grado di risolvere il problema dell'inquinamento delle falde.
Di questo dovrebbe essere chiamato ad occuparsi il commissario ad acta una volta nominato dal governo, con il difficile compito di mettere tutto a sitema: la regolarità del ciclo idrico, la viabilità, l'attività dei laboratori, mentre l'inchiesta giudiziaria contienuerà a fare il suo cammino parallelo per accertare le responsabilità sull'inquinamento dell'acqua.