PESCARA - Alla fine a spuntarla è soltanto lui: il senatore pentastellato di Vasto Gianluca Castaldi, imprenditore e sportivo con diploma Isef, un passato da arbitro di calcio sui campi della Eccellenza e della Promozione, da ieri sottosegretario nel nuovo governo Conte con delega ai Rapporti con il Parlamento. Si tratta dell'unico abruzzese presente nella lista di sottosegretari e vice ministri diffusa ieri mattina da Palazzo Chigi dopo una notte turbolenta. Una sorta di staffetta tutta interna al Movimento 5 stelle con un altro parlamentare della regione, il deputato pescarese Gianluca Vacca, sottosegretario ai Beni culturali nel primo governo Conte, che torna adesso alla politica attiva sui banchi di Montecitorio dopo avere sperato sino alla fine nella riconferma. Ma la delusione maggiore si respira in casa del Partito democratico, rimasto all'asciutto dagli incarichi di sottogoverno, al punto da spingere il segretario regionale del partito, Michele Fina, a chiedere subito un incontro con Nicola Zingaretti per fare chiarezza su quello che è accaduto: «Si rende ancora più evidente una questione Abruzzo - sottolinea Fina nella prima reazione a caldo -, il nostro territorio merita attenzione».
COLPO Un colpo inaspettato soprattutto per l'ex governatore Luciano D'Alfonso (che pure parla di mancanza di risentimento) ma che tra i banchi del Senato era dato lanciatissimo, sino alla tarda serata di giovedì, per un incarico di sottosegretario. Qualcosa è però accaduta proprio tra la notte di giovedì e la mattinata di ieri, quando il nome del senatore abruzzese, in un primo momento in cima alle preferenze nella lista dei renziani, sarebbe stato depennato dal premier Conte a causa di una serie di veti e di pressioni attribuite soprattutto dal Movimento 5 stelle abruzzese. Qualcuno parla anche di fronda interna al Pd arrivata dall'area che fa capo a Nicola Zingaretti, ma le parole di Fina sembrano smentirlo.
LA LISTA Tanto più se si pensa che l'altro grande escluso nella lista dei sottosegretari e vice ministri è Giovanni Legnini, ex presidente del Csm, già due volte sottosegretario nei precedenti governi e, anche se non più iscritto al Pd, vicinissimo proprio al segretario nazionale dem. La forza dei due big del centrosinistra abruzzese è stata così azzerata dall'esclusione di entrambi. L'ingresso di uno o dell'altro nel nuovo esecutivo rosso-verde avrebbe tra l'altro potuto spezzare gli equilibri così faticosamente raggiunti nel Pd abruzzese proprio con la nomina di Michele Fina alla guida della segreteria regionale. Il caso non ha però mancato di suscitare sorpresa e delusione anche nel centrodestra. A detta del presidente dalla Regione, Marco Marsilio, «l'elenco di vice ministri e sottosegretari certifica la debolezza, se non l'inconsistenza, della delegazione abruzzese M5S-Pd. Preoccupa - aggiunge Marsilio - dover constatare che al governo della nazione non ci sia un solo abruzzese ritenuto meritevole di occuparsi di una qualunque competenza del territorio. Nel frattempo, non è chiaro chi si occuperà della delega alla ricostruzione: l'attuale sottosegretario Crimi, promosso a viceministro degli Interni, non sappiamo se conserverà tale delega o se il presidente Conte ha altre idee in merito».