Data: 19/11/2022
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Gli studenti manifestano per avere un vero futuro I cortei per i diritti negati a Pescara, L'Aquila, Teramo, Chieti e Lanciano
PESCARA «Siamo giovani di una regione in cui studiare è un lusso, un privilegio di pochi, in cui le scuole e le università sono stressanti, respingenti, performative e competitive, in cui la didattica è passiva e svilente» urlano dai megafoni gli studenti-attivisti di Las (Libera associazione studentesca) e Pas (Partecipazione attiva degli studenti) sotto una pioggia battente, ieri mattina a Pescara, che non ha fermato la loro protesta per rivendicare il diritto a «decidere noi la scuola che vogliamo». Alla mobilitazione abruzzese, che si è svolta simultaneamente in tutta Italia, hanno partecipato le unioni e i comitati studenteschi di altre quattro città, L'Aquila, Teramo, Chieti e Lanciano. Prima il raduno alla spicciolata in piazza Salotto, sotto i portici riparati dell'Elefante, poi il corteo si è mosso lungo via Fabrizi per arrivare in piazza Italia dove una ragazza con lo spray scrive "ci state lasciando il deserto" su un pannello, quindi il ritorno nel Salotto buono di Pescara per chiudere la manifestazione alle 13.Con le bocche incerottate, le bandiere sventolanti, gli striscioni srotolati contro "il governo Meloni e no alla scuola dei padroni" e cartelli issati dove, con pennelli rossi e neri, hanno impresso tutta la loro rabbia: "Non siamo vasi da riempire ma fuochi da accendere", gli studenti del Classico D'Annunzio, Marconi, Misticoni, Volta, Da Vinci, Manthoné, hanno chiesto un incontro con l'assessore regionale all'Istruzione, Pietro Quaresimale e rivolto le loro istanze anche al governo centrale. E raccontano la scuola che non ti aspetti.Camilla Pertosa, Maya Petroccione e Gloria Futuri: «La legge regionale per il diritto allo studio è ferma dal 1974», attaccano, «le famiglie spendono 1.000 euro l'anno per i libri che potrebbero essere scambiati nei mercatini da creare a scuola». Quella scuola «che per noi è ansia, paura, angoscia, stress perché c'è troppa competizione e temiamo il giudizio degli insegnanti».«Non ci sono prof di colore nelle scuole e troppi pochi studenti con la pelle nera come la mia, significa che l'integrazione è lontana» annota Godwin Itheluegbe, di origini nigeriane. E Lucilla De Lutiis, Chiara Contini, Leonardo Tine, Romina Gizaw, studenti del Marconi dislocati alla Di Marzio raccontano le vessazioni dei compagni che li ospitano: «Ci sputano addosso e ci buttano contro le lattine di Coca Cola. Siamo felici di tornare nella nostra nuova scuola».I fratelli Eugenio e Giacomo Di Nisio e Carlo Civitarese sono solidali con i compagni transgender: «Hanno diritto ad avere il loro bagno, sono in difficoltà ad entrare in quelli dei maschi o delle femmine». Altri ragazzi fanno notare che «chi sta cambiando il sesso chiede agli insegnanti di essere chiamati, durante l'appello, col nome che prenderanno o di togliere l'ultima lettera che distingue il sesso che stanno per lasciare».Chiedono, gli studenti tutti, di «aumentare gli orari degli sportelli dell'ascolto, troppo poche due ore a settimana». Antonia Melaragni, coordinatrice Uds, Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenonci, Giuliano De Seta, Paolo Langella e Aurora Castagna, accendono i riflettori sull'abolizione della alternanza scuola lavoro: «Gli studenti vengono sfruttati dalle imprese e, talvolta, ci muoiono. Meglio percorsi integrati con i laboratori a scuola».La protesta è stata supportata dai Giovani Democratici, Lorenzo Marinari, Alessandro Capodicasa e Saverio Gileno, con il capogruppo Pd in consiglio regionale Silvio Paolucci, che chiedono alla Regione di «accelerare sulla nuova legge sul diritto allo studio che abbiamo depositato da tempo e che oggi chiedono gli studenti in piazza».
QUI L'AQUILA Da Colle Sapone fino al piazzale dell'Emiciclo, passando per via Strinella e Collemaggio. «Siamo scesi in piazza anche all'Aquila per chiedere alle istituzioni competenti interventi strutturali per la scuola e per le città», spiega Francesca Cantagallo, portavoce dell'Unione degli studenti Abruzzo.«Da tempo noi studenti abbiamo presentato la piattaforma "Margini al centro, per l'Abruzzo ora decidiamo noi" per portare gli studenti al centro della politica. Il primo passo è il rinnovo della legge regionale per il diritto allo studio, ferma al 1974. L'anno scorso l'assessore Quaresimale ci aveva convocato promettendoci di aprire di tavoli di lavoro, cosa che sarebbe già dovuta avvenire, ma non è accaduto. E infatti siamo in piazza per chiedere di essere ascoltati».Elettra Pace, dell'Uds L'Aquila, afferma che il governo attuale è «senza mezzi termini, di estrema destra, in cui la scuola e i suoi problemi rischiano di diventare sempre meno visibili. Anche il fatto che il ministero dell'istruzione viene chiamato anche ministero del merito è un dato altamente indicativo del fatto che sta andando sempre di più verso una scuola- azienda che non crea persone ma automi da sfruttare dopo il diploma. Oggi il diritto allo studio non è garantito», aggiunge, «i libri scolastici costano 800 euro l'anno, il trasporto pubblico ne costa 300, e all'Aquila è un trasporto non è efficiente. Basta osservare il caso del Liceo musicale, spostato in un musp a Pettino senza linee specifiche per il trasporto pubblico».
QUI TERAMO Anche a Teramo studenti in piazza per riportare al centro dell'agenda politica i temi legati al diritto allo studio, alla salute mentale dei giovani, ai trasporti, alla casa. La pioggia che nella prima mattinata è venuta giù insistente ha scoraggiato le adesioni, ma sono stati comunque diversi i ragazzi e le ragazze che hanno raccolto favorevolmente l'iniziativa dell'Udu radunandosi in piazza Dante per poi spostarsi in corteo fino a piazza Sant'Anna. La manifestazione si è svolta in molte città italiane e ha visto giovani delle scuole superiori e dell'università, in occasione della giornata internazionale dello studente, invocare la centralità dell'istruzione partendo proprio dalle garanzie di accesso allo studio con l'incremento dei sostegni economici per gli studenti, chiedendo agevolazioni per gli affitti agli universitari e incisive misure tese a tutelare la salute mentale dei giovanissimi.A Teramo a "guidare" la mobilitazione è stato il coordinatore dell'Udu Pierluigi Marini: «Anche noi studenti teramani abbiano sentito il bisogno di essere in piazza perché le problematiche a Teramo sono tante: trasporti, affitti, spazi per lo studio e l'aggregazione giovanile. In Abruzzo il tema delle borse di studio poi è critico: la Regione come è noto non stanzia fondi a sufficienza, ed anche quest'anno avremo di nuovo un elenco di tanti studenti idonei ad ottenere la borsa di studio che però non potranno beneficiarne. Chiediamo quindi in primis maggiori risorse per garantire davvero il diritto allo studio che passa non dal merito, come questo Governo dice, ma dalla parità di condizioni per accedere ai percorsi di istruzione. Il concetto di merito sul quale si sta insistendo, a nostro avviso, serve solo a creare una corsa a competere», ha detto Marini.
QUI CHIETI E LANCIANO Doppia manifestazione degli studenti nel capoluogo teatino e nella città frentana. A Chieti, intonando Bella ciao e con cori contro la presidente del coniglio Giorgia Meloni, oltre 100 ragazzi del liceo classico, liceo artistico, liceo Gonzaga e istituto Galiani-De Sterlich hanno partecipato al corteo degli studenti che da piazza Garibaldi è arrivato alla villa comunale. «Qui a Chieti le scuole hanno molti problemi strutturali», spiega Giulia Pia Peca, coordinatrice Uds Chieti, «diversi istituti non hanno sedi uniche e i trasporti non sono a misura di studente, con molti problemi soprattutto per chi arriva dai centri vicini. Denunciamo, inoltre, il fenomeno delle gite classiste che, venendo a costare molto, diventano elitarie e per pochi, minando così il diritto allo studio, essendo comunque la gita uno strumento didattico. E infine siamo contrari al fatto che il movimento antiabortista stia entrando nelle scuole teatine, con il consenso di alcuni docenti».La manifestazione, organizzata da Peca insieme agli altri due studenti Francesco De Benedictis e Morena Luberti, si è conclusa con un'azione simbolica: i ragazzi alla villa comunale hanno costruito un muro di mattoni di polistirolo e poi l'hanno abbattuto. A Lanciano la giornata di protesta si è svolta con un presidio, nel parco Villa delle Rose, del Collettivo Studentesco Lanciano. Con cartelli e fumogeni, studenti e studentesse hanno espresso il loro disappunto per una scuola ferma agli anni '70, poco stimolante, carente sul fronte della sicurezza e poco attenta alle istanze che provengono dalla base. «Siamo qui per farci sentire, per chiedere un nuovo modello di scuola che sia inclusivo, stimolante, sicuro ed educante», dice la referente, Allegra Ferulli, studentessa del liceo classico, «anche quest'anno i finanziamenti per i nostri istituti e la didattica sono ancor meno, il riscaldamento è malfunzionante, abbiamo aule con banchi e sedie rotte, i materiali per la digitalizzazione sono pochissimi. La nostra legge regionale al diritto allo studio è ferma al 1974, inamissibile con una scuola profondamente mutata come gli stessi studenti». Infine le richieste: «Chiediamo trasporti con corse distribuite in più orari e che arrivino in modo capillare nelle periferie, vogliamo poter tornare subito a casa dopo la scuola. E poi una didattica orizzontale che possa tornare a farci scoprire il piacere allo studio e che abbia un diverso metodo di valutazione».
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