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Data: 25/09/2021
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Gli economisti: «Infrastrutture per agganciare la ripresa» Gli stati maggiori dell’economia a pescara: «stiamo agganciando la ripresa ma ci sono problemi»

E’ Mauro Masi, oggi presidente di Banca del Fucino, già direttore generale Rai e amministratore delegato della Consap, a ricordare che tra il 2007 e il 2019 in Italia sono stati chiusi più di 8.000 istituti bancari e quelli spariti dal radar in Abruzzo sono perfettamente in linea con la media nazionale. Ecco un primo grande tema affrontato nel vertice sull’economia che si è aperto ieri all’Aurum di Pescara, per concludersi oggi con l’intervento del ministro Giancarlo Giorgetti: il rapporto tra banche e territorio. Questione che nell’Abruzzo Economy Summit organizzato da Mirus, in collaborazione con la Regione il Sole24Ore, è stato affrontato sotto più aspetti. Masi ha ricordato quanto sia importante la consulenza e la presenza fisica degli istituti di credito sul territorio, che oggi assumerebbe l’aspetto di “una foresta disboscata”. Per varie ragioni secondo Masi. Una di carattere normativo: i limiti nella regolamentazione del settore con “distorsioni commerciali” che metterebbero i grandi gruppi bancari e i piccoli istituti sullo stesso piano, contrariamente a ciò che avviene negli Stati uniti. Masi lo dice senza troppi giri di parola: «Le regole di Basilea hanno favorito solo le grandi banche ». E a soffrirne sarebbero state soprattutto le piccole e medie imprese, rimaste senza i riferimenti assicurati dalle cosiddette banche di prossimità. «Occorre ripensare – suggerisce ancora Masi – a cosa non ha funzionato nel sistema europeo». L’altra necessità ravvisata nell’intervento è quella di «raccogliere le sfide di innovazione digitale, che non devono essere subite dalle piccole banche ma considerate un’occasione di business». Riflessione accompagnata da una ulteriore sottolineatura: «Le economie di scala non sono tutto, occorre guardare alla qualità, alle persone che sanno “ascoltare” il territorio per potere fornire le risposte giuste. Questa – ha concluso Masi – è la vera missione della banche di prossimità».

Analisi rafforzata così dal presidente del consiglio regionale, Lorenzo Sospiri: «Oggi sono qui dopo avere affrontato 300 bancari sotto la sede della Regione, preoccupati per quello che si può tranquillamente definire il processo di desertificazione bancario dell’Abruzzo. Si parla di credito e liquidità – ha continuato Sospiri – e poi 30 Comuni abruzzesi saranno senza sportelli bancari, con danni non per i grandi imprenditori ma per i piccoli». A fotografare il territorio nell’era post pandemica è stato il presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, che ha ribadito la necessità di “capire nei tempi più veloci possibili” dove orientare la bussola per agganciare la ripresa. Intanto c’era da ricordare cosa è accaduto nei mesi più duri dell’emergenza: «La crescita del risparmio, anche per motivi precauzionali, accompagnata dall’aumento della povertà e dalla caduta dei posti di lavoro». Che a detta di Marsilio è stata compensata dal «comportamento virtuoso dell’Abruzzo, tra economia e sanità: una campagna di vaccinazione che oggi supera l’80% - dice il presidente – e le misure di sostegno che vedono molti indicatori economici dal segno più nella nostra regione, anche rispetto alla media nazionale. Comequelli relativi all’andamento dell’export e alla crescita del Pil». Nell’analisi di Marsilio c’è però da rimediare alle “carenze infrastrutturali” che accomunano l’Abruzzo alle altre regioni del centro-sud affacciate sulla costa adriatica, come Marche Molise e Puglia, i parner con cui è stata siglata l’intesa a quattro dello scorso anno per avere più voce nella interlocuzione con il governo nazionale e l’Europa. DIGITALE Poi Marsilio segnala le altre questioni aperte: il problema della connessione digitale e quello della delocalizzazione delle imprese. Esempio di attualità, la Riello di Cepagatti, in ottima salute ma pronta a trasferire armi e bagagli in Polonia. «Non si tratta – premette il presidente – di colpire la libertà d’impresa”, ma alcuni strumenti d’azione vengono demandati al governo nazionale. Come il taglio del cuneo fiscale e il potenziamento delle infrastrutture, ritenuti indispensabili attrarre nuovi investimenti ». Il sindaco di Pescara, Carlo Masci, ricorda dal canto suo che «le città sono state le più colpite dalla pandemia ma – sottolinea – sono anche il motore della ripresa ed è qui che vanno concentrate risorse e investimenti ». Fra gli altri temi affrontati ieri, quelli del credito e della riforma fiscale, mentre un altro spaccato dell’Abruzzo, «tra rischi e opportunità », è arrivato dall’economista Pino Mauro,con l’ausilio di una serie di slide servite a ricordare da dove è partito l’Abruzzo, quello che 70 anni fa viveva una condizione di profonda arretratezza e che sino agli inizi degli anni ‘90 ha conosciuto una crescita vertiginosa (30 punti di pil), anche rispetto alle regioni più prosperose del Nord Italia. Precedente che a detta dell’economista fa ben sperare perché dimostra le straordinarie “potenzialità del territorio” in vista della grande occasione offerta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. A patto che si ponga fine ad alcune lacune ormai storicizzate. Come l’asimmetria tra grandi e piccole imprese, anche in tema di innovazione; il gap infrastrutturale, la questione del credito e dell’invecchiamento della popolazione, che evidenzia un altro squilibrio del territorio: quello tra le aree interne e la costa. Il presidente di Abruzzo Sviluppo, Stefano Cianciotta, non nasconde il suo ottimismo: «Questa è una regione fortemente contemporanea e industrializzata, ma al contempo capace di far dialogare industria, turismo, ambiente e cultura»


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