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Data: 08/02/2023
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Giovane suicida sotto al treno: la Procura chiede tre condanne Rischiano un anno e mezzo il macchinista e gli operatori che controllavano il traffico ferroviario L'accusa: «Violate le norme di sicurezza».

La difesa: «Evento imprevedibile, nessuna responsabilità»


CHIETI Un anno e mezzo di reclusione ciascuno per il macchinista del treno e per i due operatori della centrale di Bari che controllavano il traffico ferroviario. Sono le richieste formulate dalla procura della Repubblica di Chieti nel processo per la morte del giovane di 23 anni di Ortona che, il 28 febbraio 2017, si suicidò sui binari all'altezza di Francavilla al Mare. Sotto accusa, per il reato di cooperazione in omicidio colposo, sono finiti il macchinista Raffaele Doria, 41 anni di Foggia, e gli operatori del Dco (dirigente centrale operativa) di Bari Giacomo Amoruso, 39 anni di San Ferdinando di Puglia (Barletta-Andria-Trani), e Maurizio Zazzera, 49 anni di Orta Nova (Foggia). Il padre e la sorella della vittima, assistiti dall'avvocato Peppino Polidori, si sono costituiti parte civile. Nell'ultima udienza, davanti al giudice Maurizio Sacco, c'è stata la discussione; il prossimo 7 marzo, dopo le eventuali repliche, arriverà la sentenza. I due operatori, secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Marika Ponziani (in aula c'era il pm Natascia Troiano), violarono «la norma di sicurezza in merito alla circolazione dei treni che impone, qualora si verifichi o venga segnalata l'indebita presenza di persone lungo la ferrovia, di prescrivere la riduzione della velocità dei treni», che in quel tratto avrebbe dovuto essere di 30 chilometri orari, la cosiddetta marcia a vista. In base all'accusa, infatti, pur essendo stata debitamente e tempestivamente segnalata ai due operatori la presenza del giovane che camminava sui binari, dalla stazione di Francavilla verso sud, Amoruso e Zazzera omisero di prescrivere la marcia a vista ai convogli in transito: nel dettaglio, al treno proveniente da Bari e diretto a Milano. Il conducente non notò in tempo la presenza del ragazzo che si trovava sui binari con l'intento di suicidarsi: per il pm, anche a causa della velocità più elevata rispetto a quella che sarebbe stata doverosa nella situazione che si era determinata, non riuscì a bloccare il convoglio, con la conseguenza che il 24enne venne investito mortalmente dal locomotore. La difesa dei tre imputati, rappresentata dagli avvocati Camilla Gianna Di Liberato, Francesco Americo e Vincenzo Antonucci, sostiene invece che si trattò di una tragica fatalità, di un evento imprevedibile e imponderabile che non può essere ricondotto alla condotta degli accusati. I tre legali sottolineano come dalla consulenza medico-legale sia emerso che quella della vittima, sofferente di gravi disturbi, fu «una condotta suicidiaria».

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