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Data: 23/03/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Fracassi: lo stop produttivo è un disastro per l'Abruzzo Il presidente di Confindustria: per le imprese può essere un punto di non ritorno

L'AQUILA«Il fermo produttivo rischia di determinare, per molte imprese abruzzesi, un punto di non ritorno». Il presidente di Confindustria Abruzzo, Marco Fracassi, definisce il nuovo intervento del governo, che blocca alcune attività produttive, «un'operazione scandalosa, che andava gestita meglio, nelle modalità e nella tempistica. Non con un annuncio alle 23,30 di sabato sera, con le aziende che nel weekend sono ferme».Presidente, come legge il decreto che ferma buona parte delle aziende?«Questo stop improvviso e repentino determinerà una serie di problemi all'apparato produttivo. È arrivato a tarda sera, nel pieno del fine settimana, con le imprese già chiuse. Ciò ha impedito di approntare un minimo di gestione e organizzazione. Ci ritroviamo, oggi, con le fabbriche chiuse e gli imprenditori che non possono entrare nelle loro aziende. Tutto troppo in fretta, senza preavviso. È un blocco che avrà ripercussioni enormi sul comparto produttivo: se fosse stato decretato giovedì o venerdì avrebbe consentito di organizzarsi. Così è un disastro. Non si fermerà tutta la filiera alimentare, come anche il farmaceutico e i trasporti legati all'approvvigionamento di beni di prima necessità, ma sono moltissime le aziende che spegneranno i motori».Qual è il problema maggiore che dovranno affrontare le imprese obbligate a chiudere i cancelli?«Ad esempio, la merce in consegna e il rapporto con la clientela. Il governo spieghi che fine faranno gli ordinativi presenti nei magazzini: prodotti considerati non essenziali, che sono stati però prodotti ed sono pronti per la consegna. Le imprese devono ottemperare ai contratti, anche con società estere e rispettare le scadenze. Adesso si dovrà capire chi pagherà le penali sui contratti, se saranno le aziende fornitrici a doverlo fare, soprattutto nei rapporti con il mercato estero. Le incognite sono davvero tante».E il personale?«Mancano indicazioni anche sull'istituto contrattuale da applicare, a partire da oggi, quando moltissimi lavoratori resteranno a casa. In assenza della cassa integrazione, che la Regione dovrebbe autorizzare a metà settimana, quale strumento va applicato tra ferie, congedi parentali e straordinari? Non è stato specificato come va trattato questo buco produttivo, in assenza del via libera alla cassa integrazione».Le aziende abruzzesi saranno in grado di gestire il fermo da qui al 3 aprile?«Ravviso un'impossibilità assoluta a farlo, almeno nell'immediato. Va dato alle aziende il tempo per organizzarsi; anche lo scenario dell'utilizzo dello smart working non è così definito per il comparto industriale e non può essere sempre applicato. Sono in contatto con i presidenti di Confindustria delle altre regioni per avviare una task force e trovare linee comuni di azione, a supporto delle nostre imprese. Abbiamo in programma una conference call tra i vertici di Confindustria per fare il punto. Un'altra incognita è la tempistica: un conto è bloccare il sistema produttivo per due settimane - con i clienti che possono anche aspettare la ripresa - altra cosa è farlo per un periodo prolungato. Il mercato cambia, gli scenari saranno diversi. E molte aziende rischiano di non farcela».Confindustria ha presentato un pacchetto di proposte con i punti principali che devono essere risolti. «Al governo chiediamo l'ammissibilità di tempi tecnici per la messa in sicurezza di impianti, sistemi informatici ed evasione degli ordini in rampa, la previsione di un'autocertificazione dell'impressa che dichiara di operare nell'ambito delle prestazioni essenziali, se non contemplate nel codice Ateco, termini congrui per adempimenti fiscali e contributivi, rafforzamento dell'accesso al credito per garantire liquidità e salvaguardia di quelle aziende che competono nel mondo e che, se chiudono, rischiano di uscire per sempre dal mercato». 

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