Data: 18/01/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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Ecco l'inferno della statale 16. La rabbia degli abitanti nella città ostaggio dei Tir. Cittadini fra smog e traffico, molti negozi hanno dimezzato il volume d'affari. Gli autotrasportatori: fate passare sull'A14 i mezzi con merci a rischio
SILVI Fa caldo e negli occhi hai ancora lo splendido paesaggio della Torre di Cerrano che si affaccia sul mare azzurro e la spiaggia bianca quando, poco dopo, l'auto è costretta a fermarsi. Davanti una colonna di auto e soprattutto di camion. È questa la Statale 16 ormai da un mese a questa parte. Il flusso di veicoli, già intenso ieri mattina all'uscita del casello dell'A14 di Atri-Pineto, alle 10.25 è praticamente fermo alle 10.35 all'inizio di Silvi, al sottopasso Palestini. Da lì, il cosiddetto incrocio della Silvanella, per percorrere un chilometro e mezzo ci vorrà mezz'ora. Parlare con i silvaroli, sulla strada statale che nel centro abitato si chiama via Roma, vuol dire toccare con mano sentimenti di rabbia, frustrazione, preoccupazione per il futuro. Due ore passate su quella che è diventata una delle strade più trafficate d'Italia ti lasciano l'amaro in bocca anche per la quantità di gas di scarico respirati. Ieri, intorno alle 9, in diretta davanti alle telecamere di RaiUno, un gruppo di cittadini esasperati per un minuto mette in atto una protesta silenziosa, attraversando lentamente via Roma. Ma il sindaco, Andrea Scordella, presente sul posto, li convince velocemente a desistere. «Anche un profano riesce a vedere come è cambiata la zona: prima qui passavano 50,100 mezzi pesanti al giorno, ora quasi cinquemila», esordisce Giancarmine Astolfi, presidente del comitato di quartiere Silvi Sud, «i cittadini sono arrabbiati e delusi per il ping pong che sta avvenendo fra diverse istituzioni. L'asfalto sta andando in rovina, saltano le tubature dell'acqua. E ancora non piove, quando pioverà qui ci saranno crateri: tutti costi che sosterranno i cittadini di Silvi. Senza contare che tutte queste cose ci creano un problema di sicurezza: se prima l'ospedale di Pescara distava 10 minuti d'auto, ora ci vuole un'ora. Bisogna provare tutte le soluzioni per risolvere i problemi dell'A14 altrimenti, peraltro, il turista quest'estate ce lo scordiamo». «Da dicembre è cambiata la vita a tutti», aggiunge Daniele Vigato, fondatore e amministratore del seguitissimo gruppo Facebook "Silvi nell'anima" che si presta a farci da Cicerone, «ora è diventato difficile andare a prendere i figli a scuola, andare a fare acquisti. Chi lavora fuori ha difficoltà a raggiungere i caselli di Pineto e Città Sant'Angelo. La qualità della vita è precipitata, insieme a quella della qualità dell'aria e del manto stradale. La viabilità interna è stata stravolta, ad esempio sono state ridotte di molto le vie di accesso dal lungomare alla Statale. L'uscita delle scuole è uno dei momenti peggiori: alle code si aggiungono bus di linea - che non hanno apposite piazzole per fermarsi - e scuolabus».Alla tenera età di 85 anni, Sabatino Di Meco racconta di non aver «mai visto una situazione del genere. Passano troppi camion e lo smog si sente». Martina è giovane e indossa una mascherina. Si pone il problema non solo degli abitanti di Silvi, ma anche dei camionisti: «Loro lavorano e perdono ore e ore in colonna. Non bisognava arrivarci, a questa situazione». Chi ha la camera da letto su via Roma perde pure il sonno, come Fausto Pavone, che abita a Silvi Nord: «Ho proprio davanti casa 30 metri di strada sconnessa e quando di notte passano i tanti camion con rimorchio scarico i vetri tremano per il gran rumore». «Di giorno invece», aggiunge Stefano Mastrangelo, «con la macchina non si può uscire e a piedi si respira lo smog. Serve la variante a metà collina di cui si parla da anni, perché qua mi sa che i camion ce li terremo per parecchio». In giro per le vie di Silvi si incontra anche il vice comandante dei vigili urbani Marcello Martella: «Il problema è serio, speriamo che arrivi presto l'autorizzazione a far passare, anche in maniera condizionata, i mezzi pesanti sull'A14. Il traffico in città è stato stravolto: abbiamo adottato degli accorgimenti per migliorare la sicurezza, che è prioritaria. D'altronde la Statale 16 passa per 7 chilometri in territorio di Silvi e per il 90% è centro abitato. Ora un qualsiasi imprevisto, anche la rottura di un tubo, blocca completamente il traffico». L'accorgimento principale per cercare di evitare la parali del traffico è lo spegnimento dei semafori e quasi in tutte le vie che sbucano sull'Adriatica la svolta a destra obbligatoria, in modo da evitare che i veicoli, per immettersi sulla 16, debbano in sostanza attraversarla. A fare le spese del caos sono anche le attività commerciali. «Dal 2 gennaio sono entrati 10 clienti», conferma Emilia Francia, titolare di Frem nella zona Sud, «io vendo tende e cornici e ho un bacino d'utenza ampio. Ma i clienti di Penne, Elice, Città Sant'Angelo non vengono perché temono di rimanere bloccati. Il 16 febbraio devo pagare le tasse, come le pago se nessuno viene?». «Speriamo che prima dell'estate trovino una soluzione», commentano Eliseo Corneli e Finizio Ciferni, titolari della Macrinum Vacanze, «per ora non ci sono danni di immagine ma in primavera scatterà l'allarme: qui il turista viene per visitare il territorio, quindi deve potersi muovere. La Silvi-Atri potrebbe diventare un'utile variante se la si completasse con un tratto di 6-700 metri fino all'Universo». Forti ripercussioni anche sui panifici. «È un disastro», commenta Sandra Bianco, che lavora in una rivendita sull'Adriatica Sud, «gli affari sono scesi del 50%. La gente non può perdere tempo: prima le mamme venivano, accostavano e compravano la pizzetta ai figli, ora è difficile. Proprio oggi un signore mi ha detto: "Mi sa che non vengo più". Sono le 12.30: abbiamo avuto 50 clienti, un mese fa sarebbero stati 100». «L'incasso si è ridotto notevolmente, almeno del 50%», conferma Giulio Di Casmirro titolare della "Rocco ferramenta", «i clienti, che sono anche di Atri, Pineto, Santo Stefano, non vengono perché hanno paura di rimanere imbottigliati. Se andiamo avanti così in tre mesi chiudiamo». Gli autotrasportatori: fate passare sull'A14 i mezzi con merci a rischio SILVIA pagare un prezzo notevole per il dirottamento del traffico pesante dall'A14 sono loro: gli autotrasportatori. Loro che spesso non hanno voce, ma che possono dire molto sulla difficile situazione. Vincenzo Di Masi è di Reggio Calabria. «Faccio questo tratto tre volte a settimana. E fra incolonnamenti e incidenti ci metto adesso sei ore e mezza. Noi siamo tenuti a rispettare delle ore di guida, devono essere al massimo 9 e dei tempi di percorrenza. Ma praticamente in nove ore io riesco a camminare realmente tre ore, cioè 250 chilometri. Non immagino che cosa accadrà questa estate». Remigio Giandomenico è invece un autotrasportatore di Pineto, ieri è andato a caricare a Orsogna per trasportare il carico a Civitanova. Molto attaccato alla sua terra, sollecita una riflessione sulla sicurezza: «A mio avviso il vero pericolo per cui si dovrebbero sbrigare a risolvere il problema sono le merci che trasportiamo, non è tanto lo smog, anche perchè molti mezzi ormai sono "Euro 6". Spesso portiamo merci pericolose:su ogni camion ci possono essere 30mila litri di benzina o di ammoniaca, ad esempio. Dovrebbero dunque filtrare i camion a seconda delle merci che trasportano: ed esempio, non farli transitare nell'orario di uscita dei bambini da scuola, oppure far passare quelli con merci pericolose sull'autostrada, così peraltro si alleggerisce il traffico. Io oggi portavo 50 fusti di roba pericolosa e quando c'è troppo traffico tutto può succedere. Ad esempio non piove, finora col sole ce la siamo cavata, non c'è il fango, non ci sono smottamenti. Sul passaggio sulla Statale 16 vorrei sottolineare che noi siamo obbligati a passare lì, non possiamo prendere una strada secondaria, il tragitto va autorizzato. Noi facciamo corsi di sicurezza a vari livelli: abbiamo in mano un mezzo pericoloso, ma con la giusta formazione non c'è problema». |
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