PERUGIA Se Salvini alza la voce e promette il ribaltone per animare la campagna elettorale delle regionali umbre, il premier Conte abbassa i toni e risponde con la pratica di un nuovo decreto terremoto. Da approvare oggi durante il consiglio dei ministri, il provvedimento legato alla ricostruzione prevede un passaggio decisivo e molto popolare: lo sconto sulla restituzione della busta pesante. Il dettaglio fa così: oneri fiscali, previdenziali e assistenziali sospesi dall'agosto del 2016 a tutto il 2017, che dovranno essere restituiti solo nella misura del 50 per cento e non più interamente, come era previsto in precedenza. Praticamente, i terremotati dovranno iniziare a pagare il 15 gennaio 2020. Seguono le misure antispopolamento: agevolazioni e incentivi saranno riconosciuti ai giovani imprenditori che decidano di realizzare nuovi insediamenti nelle zone del cratere. A disposizione complessivamente 1,2 miliardi. Incentivi e premi dati anche ai progetti delle imprese agricole e procedure più semplici per ottenere le autorizzazioni. Infine, uno stato di emergenza prorogato al 31 dicembre 2020 che prevede altri 700 milioni.
IL PIENONE Tutto bene, macché. Umbria, Lazio e Marche possono sorridere, ma l'Abruzzo alza le lance e parla esplicitamente di decreto elettorale ad hoc per l'Umbria. Il primo a tuonare è stato il governatore Marco Marsilio: «Ci hanno escluso dalla discussione». A ruota il sindaco dell'Aquila, sempre di Fratelli d'Italia, Pierluigi Biondi: «Non una riga sulla ricostruzione pubblica, su cui abbiamo speso mesi di parole e formulato proposte di buon senso, non una riga sul personale, non una riga sui problemi di alcune tipologie di proprietari di immobili esclusi dalla ricostruzione privata, non una riga sulla questione tasse». La deputata Pd, Stefania Pezzopane, ha assicurato un intervento in fase di conversione del decreto. Ma il Cratere 2009 è in subbuglio: mancano personale, certezze sui fondi in scadenza nel 2020 e servono almeno ulteriori 4 miliardi per terminare la ricostruzione. E in Abruzzo si vota soltanto nel 2024.
Intanto, questa sarà la settimana del pienone di ministri in Umbria - compreso Conte, atteso da domani - per la volata finale in vista del voto di domenica prossima. Se finora ad essersi piazzato in questa regione è stato Salvini, adesso è Zingaretti a girare ovunque da qui a venerdì. Dove chiuderà la campagna elettorale (c'è anche uno show a Perugia con Paolo Rossi e Jacopo Fo) a Spoleto e a Terni. E gli altri (Franceschini, Gualtieri, Boccia, De Micheli, Provenzano) a loro volta sono pronti a salire sui vari palchi. Stesso discorso vale per Di Maio, che da domani a venerdì si piazza in Umbria. Anche se pare condivida la linea Conte: «E' solo un voto locale» (ma sa benissimo che così non è). Nel caso i rosso-gialli al loro esordio come alleanza elettorale dovessero perdere, lo scossone si farà sentire fino a Palazzo Chigi. Se mai dovesse perdere Salvini, comincerebbe - dopo il colpo di sole del Papeete - ad essere messo in discussione perfino dentro alla Lega. Ma lui è arciconvinto: «Si vince, il nostro unico avversario è l'astensione». La candidata Donatella Tesei, leghista ma berlusconiana d'origine e d'approccio, è ben messa nella corsa. Con una incognita però. Quel 30 per cento di umbri ancora indecisi su come votare. E' in loro che spera la coalizione rosso-gialla per il recupero dell'ultima settimana. Secondo alcune stime, magari un po' benevole, lo svantaggio di Bianconi, il civico in corsa con M5S e Pd, sarebbe soltanto di 2-3 punti.
In ogni caso, Renzi si tiene fuori. Non corre la sua lista Italia Viva in queste regionali e non conviene mettere la faccia su un voto molto a rischio. Per il quale Salvini-Meloni-Berlusconi non faranno un comizio comune in chiusura della campagna e neppure si vedranno sullo stesso palco Zingaretti e Di Maio. Il riflesso del voto umbro sarà comunque nazionale. E Conte, ma anche i suoi rissosi partner di governo, sa bene che da lunedì 28 ottobre - se dovesse vincere il centrodestra - cominceranno processi e rese dei conti nella maggioranza.