ROMA Nella notte della grande trattativa M5S-Pd passa il sì a Giuseppe Conte presidente del Consiglio, ma restano distanze sulla divisione dei ministeri e sul commissario all'Unione europea. L'incontro decisivo parte dopo cena, alle 9 di sera, quando nella stessa stanza si chiudono Conte, Di Maio, Zingaretti e Orlando. Bisogna fare presto, perché il Colle sta aspettando e oggi riprendono le consultazioni.
TIMELINEAll'ultimo confronto si era arrivati dopo un primo faccia a faccia. Rivediamo la timeline della giornata. Alle 18 Nicola Zingaretti entra a Palazzo Chigi e va da Luigi Di Maio. I veleni, fino a qualche ora prima, parlavano del Capo di politico M5S pronto a incontrare Salvini, per un incredibile ritorno della maggioranza giallo-verde. Ma la realtà prende un'altra direzione. Le basi per un futuro governo che metta insieme dem e pentastellati vengono poste nei venti minuti dell'incontro tra Di Maio e Zingaretti. C'è una scadenza: il Quirinale, oltre a fissare il calendario del secondo giro di consultazioni tra oggi e domani, aveva già fatto sapere che per le 19 aspettava una risposta. Quando il segretario del Pd esce da Palazzo Chigi e torna al Nazareno, atterra l'aereo del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al ritorno da Biarritz, dove ha partecipato al G7. Fonti Pd fanno sapere: «Non si è sciolto il nodo della premiership. Dopo un primo incontro interlocutorio tra Zingaretti e Di Maio il confronto prosegue e alle 21 è previsto un nuovo incontro del Pd con il M5S. Parteciperanno Zingaretti con il vicesegretario Andrea Orlando per il Pd e il premier Conte con Luigi Di Maio per il Movimento 5 Stelle». Salta tutto? No, al contrario. Gli equilibri sono delicatissimi, lo scenario e gli attori sono inediti. Il fatto però che i dem accettino di incontrare Conte fa pensare che siano pronti a digerirlo come premier, le caselle ancora da riempire sono tutte le altre. Zingaretti attorno alle 19.30 esce dalla sede del Pd del Nazareno e parla con i giornalisti: «Il confronto è partito per dare un governo a questo Paese». Appare evidente che l'intesa è a un passo. E il Movimento 5 Stelle? La notizia del giorno è che l'accordo con il Pd con Conte presidente sarà sottoposto al voto della piattaforma Rousseau. Un passaggio anomalo: avverrà 24 ore prima delle consultazione al Colle (la delegazione pentastellata è attesa per domani alle 19). Per tenere insieme le diverse anime dei 5 Stelle, serve la benedizione del voto di Rousseau. Nota a margine: nel Movimento chi è favorevole all'intesa con i dem vede nel ricorso a Rousseau un trappolone per fare saltare tutto. L'hanno deciso i vertici del Movimento, insieme a Casaleggio, che in queste ore convulse è sceso a Roma. Mettiamo indietro le lancette. Sono le 15.30 - due ore e mezza prima dell'incontro con Zingaretti -, in una casa in centro, assediata da telecamere e giornalisti, si vedono Casaleggio, Nicola Morra («è una bella giornata» dice), i capigruppo Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli, il socio di Rousseau Massimo Bugani e il ministro Alfonso Bonafede, fedelissimo di Di Maio. Il vertice viene concluso alle 18.30, ma Di Maio se ne va prima, per incontrare Zingaretti. Il problema non è più chi fa il presidente del Consiglio, ci si arena sui ministri: Luigi Di Maio continua ad alzare la posta, chiede il Viminale per sé e per il Movimento 5 Stelle il posto di commissario europeo, malgrado la concessione del Pd. Ultime schermaglie nella notte, all'orizzonte c'è il nuovo inedito governo rosso-giallo.
Numeri blindati in Parlamento con sinistra, radicali e centristi
ROMA I numeri magici sono due: 355 alla Camera e 178 al Senato. Con qualche modesto margine di oscillazione i deputati e i senatori favorevoli alla nuova maggioranza Pd-M5S (e al probabile Conte bis) si collocano su queste soglie. Si tratta di cifre ampiamente più alte del minimo necessario per la maggioranza che, com'è noto, è fissata a quota 316 per Montecitorio e 161 (considerando anche i senatori a vita) per Palazzo Madama.
Si arriva a queste cifre considerando che alla Camera il gruppo parlamentare pentastellato conta su 216 onorevoli che vanno sommati ai 111 del Pd. Si arriva così a quota 327. Cui vanno aggiunti almeno altri 28 deputati così suddivisi: 14 di Liberi e Uguali e altri 14 del Gruppo Misto (3 di +Europa; 4 delle minoranze linguistiche; 4 fra Civici e socialisti e 3 di formazioni micro). Forse qualche altro voto potrebbe arrivare dai sei deputatiche non sono iscritti a nessun gruppo.
CONSENSO AMPIOLa musica non cambia molto a Palazzo Chigi. Le truppe favorevoli al nuovo esecutivo sarebbero così composte: 107 pentastellati; 51 Dem; 12 del gruppo Misto (di cui 4 di Liberi e Uguali) e 8 delle Autonomie (anche se pare che i 3 senatori sudtirolesi della SVP potrebbero astenersi visto che quel partito collabora con la Lega nella giunta provinciale autonoma di Bolzano). In tutto, come detto, sono 178 i possibili si ad un esecutivo rosso-giallo. Anche qui i margini numerici dell'asse M5S-Pd appaiono ampi e decisamente migliori rispetto a quelli della maggioranza giallo-verde appena tramontata che, a causa dell'espulsione di alcuni senatori dal gruppo M5S, poteva contare solo su 165 senatori, compresi tre di un gruppo minore come Meie. L'ampiezza dei dati numerici è importante per una questione politica: la navigazione del nuovo esecutivo non dovrebbe essere messa in discussione dai possibili mal di pancia futuri delle varie minoranze sia dei 5Stelle che dei Pd, anche se pare che ai renziani siano stati già assicurati due ministeri di peso.
Come sempre accade, comunque, prima della fiducia emergerano ulteriori novità che consentiranno la definizione dei numeri definitivi del consenso parlamentare del nuovo esecutivo. Resta da capire ad esempio la collocazione del gruppetto di deputati e senatori fuoriusciti dai 5Stelle. Fra di loro alcuni votavano oramai sempre in sintonia con il Pd o con la Lega ma forse adesso anche questi voti si rimescoleranno.