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Data: 02/09/2019
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Di Maio sotto assedio alta tensione conConte. Il leader pentastellato: tocca al premier risolvere la questione dei vice con i dem. Per il Lavoro rispunta Boeri Delrio alla Commissione Ue.

Per il Pd azzerare i numeri due vuol dire riaprire il risiko dei ministri: chiede più peso


ROMA Conte dice che non è del M5S. Il Pd si ritira dallo schema dei due vicepremier. Di Maio non molla la poltrona e dal bunker di palazzo Chigi convoca riunioni su riunioni. Inoltre sulla trattativa pende la spada di Damocle della consultazione su Rousseau, che Di Maio e Casaleggio agita come l'arma di fine-mondo, facendo intendere che potrebbero farla volgere al brutto se non accontentati nel risiko delle poltrone. Una lunga serie di mosse tattiche che, a due giorni dall'appuntamento con il Presidente della Repubblica, spingono Conte a dosi massicce di decisionismo. Nell'intreccio dei sospetti non poteva non finire il presidente del Consiglio che viene accusato da Di Maio di aver concordato con il Pd la dichiarazione con la quale Dario Franceschini si è sfilato dalla corsa a vicepremier e dal Pd di giocare di sponda con i grillini quando sostiene che non è un premier in quota Cinquestelle.
IL NODO Per lo psicodramma che vive in questi giorni Di Maio è difficile che Conte possa alla fine negargli l'ufficio a palazzo Chigi, ed infatti ieri sera il leader pentastellato diceva che «sarà Conte a decidere». Citare Gianluigi Paragone, a sostegno della tesi del leader-vicepremier, vale doppio, vista la contrarietà mostrata sin dall'inizio dal senatore M5S all'intesa con il Pd. Negare a Di Maio la doppia poltrona rischia infatti di far nascere il governo con il piede sbagliato. Perché è vero che i gruppi parlamentari M5S sono quasi tutti per l'accordo con i dem, ma al Senato potrebbero bastare quei quasi per rovinare la festa. Il problema è che per il Pd di Zingaretti si tratterebbe del terzo no trasformato in si. Anche ieri il segretario del Pd ha avuto modo di ribadire a Conte che il partito si attende segnali chiari di discontinuità. Il problema che agita i sonni di Conte è però dove, visto che Di Maio oltre al vicepremier vorrebbe anche il ministero della Difesa. Il sospetto dei dem è che Di Maio pensa di ripetere in tutto lo schema-Salvini e che a Conte dopotutto il format dei due vice gli permetterebbe di continuare a considerarsi super-partes.
Se così fosse, per i dem sarebbe una riedizione del governo gialloverde. A meno che, ed è su questo che puntano al Nazareno, tra ministri tecnici e del Pd, l'esecutivo non finisca con lo scolorire la presenza M5S. Con Di Maio vicepremier, ma delega leggera (Sud o Innovazione), mentre il Pd metterebbe suoi uomini allo Sviluppo Economico, al Lavoro, agli Esteri e all'Economia. Il braccio di ferro è destinato a continuare altre quarantotto ore, al termine delle quali Conte salirà al Quirinale con la lista dei ministri.
Conte è però deciso a non ripetere le infinite mediazioni che hanno caratterizzato il precedente governo, anche se è probabile che oggi incontri a palazzo Chigi lo stesso Di Maio per prospettargli sia lo schema di governo che lo prevede come vicepremier, sia lo schema alternativo. Un puzzle di non facile soluzione anche per gli appetiti interni al Pd. Tutti, o quasi, i big del partito - escluso Renzi che si è tirato fuori da subito - pensano di poter far parte del governo. Da Delrio a Orlando, da Franceschini a Gentiloni e Minniti. Aspirazioni che però rischiano di scontrarsi con l'idea che ha in mente Conte, ma che potrebbero coincidere con le aspirazioni di molti ministri uscenti pentastellati che puntano alla riconferma. Oggi Di Maio incontrerà tutta la pattuglia grillina che è al governo e che in questi giorni hanno vissuto in ansia e silenzio le fasi della trattativa.
LA SFIDA Per ora, ciò che più volte è emerso, è che oltre a Di Maio i ministri 5S che verranno sicuramente riconfermati sono Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. Gli altri esponenti del M5S rischiano di essere avvicendati magari con i colleghi che hanno sinora svolto il ruolo di vice o di sottosegretario nello stesso ministero. E' probabile che il non facile compito di dire grazie per il lavoro svolto, possa alla fine spettare allo stesso Conte che, con il meccanismo della rosa, sceglierà da un elenco di nomi messo a punto dal leader pentastellato.
Se sui nomi la trattativa è ancora in alto mare in attesa che venga sciolto il nodo dei vicepremier, sul programma i passi in avanti sono più concreti anche se alcuni punti resteranno con la stessa formulazione un po' anodina del precedente contratto di governo. Ma sui contenuti della prossima legge di Bilancio, sulla riduzione dei numero dei parlamentari e sulla modifica della legge elettorale in senso proporzionale, l'intesa è stata trovata. Pochi punti, ma sufficienti per scatenare l'irritazione di Salvini che, mentre risparmia Di Maio, attacca e insulta il presidente del Consiglio.

Per il Lavoro rispunta Boeri Delrio alla Commissione Ue

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