Data: 30/08/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO |
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D'Amario: sì alle mascherine e riapertura dopo il voto Il dirigente sanitario della Regione: «Mascherine in classe e primo mese di prova»
PESCARA Sì alla riapertura posticipata delle scuole il 24 settembre, rigoroso utilizzo delle mascherine e applicazione del bonus edilizio anche alle strutture scolastiche. Claudio D'Amario, direttore del dipartimento Salute della Regione Abruzzo e con un ruolo determinante nella gestione dell'emergenza a livello nazionale, ha le idee chiare sull'imminente riapertura delle scuole. Il presidente della Regione, Marco Marsilio, ha annunciato l'intenzione di spostare dal 14 al 24 la riapertura delle scuole in Abruzzo e su questo D'Amario concorda. Non è più solo una questione di elezioni e organizzazione per sanificare, ma il problema appare più profondo. Con il passare delle ore le incertezze legate al coronavirus sono sempre di più e allo stesso tempo all'orizzonte si va verso l'ufficialità della riapertura il 24 settembre. D'Amario, è d'accordo circa un rinvio dell'apertura delle scuole? «Non abbiamo ancora un quadro chiaro della situazione a livello nazionale perché le cose cambiano di ora in ora, ma l'idea di riaprire le scuole e poi richiuderle dopo pochi giorni con una tripla sanificazione, non è buona».Sarebbe solo questo il vantaggio? «No, un rinvio darebbe anche maggiore possibilità di arrivare più preparati. C'è stata un po' di indecisione per i test a cui deve essere sottoposto il personale scolastico. Molti medici pensavano che fosse facoltativo mettersi a disposizione. In Abruzzo l'iter è partito, ma siamo ancora ancora al 40 per cento della adesioni dei medici di base. Abbiamo sollecitato le Asl per un recall ed è in corso la stesura dell'elenco dei medici che stanno facendo diniego. Vediamo quali sono i risultati per i prossimi giorni, poi avremo un quadro ancora più chiaro. Certo è che la ripresa al 24 settembre sarebbe ottimale. I test per il personale scolastico possono dare anche dei falsi positivi, quindi sarà sicuramente necessario per molti un test di conferma. Poi c'è anche il problema della fornitura dei banchi. L'Abruzzo è in prima linea in questo caso con un'azienda leader già al lavoro da noi». Crede sia possibile per alunni e studenti tenere la mascherina 5 ore a scuola?«Questa patologia ci ha dato molte sorprese in questi mesi. Ci ha insegnato, ad esempio, che è fondamentale intervenire subito, differentemente da quanto si pensava all'inizio. Abbiamo capito che con la tempestività si riduce una serie di complicanze. Ci ha insegnato che è un virus che circola in modo asintomatico e c'è gente che si immunizza. Le mascherina riducono del 90 per cento il rischio di contagio. Questo vale anche per la scuola. Ma non darei nulla per scontato. Quindi l'unica certezza è che il primo mese sarà di prova. Sicuramente bisogna partire con le mascherine obbligatorie in classe, poi vedremo come vanno le cose e decideremo come continuare. È vero che basterebbe il distanziamento per evitare la mascherina, ma sappiamo che nelle scuole sarà molto difficile».Quindi diamo per scontato che non potrà essere rispettato il distanziamento?«Le regole del distanziamento sono in corso e l'obiettivo è fare in modo che vengano rispettate. Però dobbiamo essere consapevoli che sarà un grande lavoro per insegnanti e personale scolastico. Potrebbe essere l'occasione e il momento opportuno per rilanciare in questa regione l'edilizia scolastica, magari applicando il bonus edilizio anche al sistema scolastico. Potrebbe essere la volta buona per un grande investimento su due settori fondamentali come sanità e istruzione».Il trasporto dei ragazzi che vanno a scuola potrebbe diventare un problema più grande della scuola stessa?«Sicuramente è una parte propedeutica del mondo scolastico. Sarà una sfida importante e determinante per la riuscita di questa fase». I compagni di classe diventeranno come dei congiunti? «Vedremo come varierà la situazione epidemiologica. Chiaramente una comunità che sta insieme diversi mesi, come una classe, diventa una specie di famiglia. Ma è tutto in itinere, è tutto da studiare». Che scenario vede in caso di contagio di un ragazzo in classe. Crede che potrà essere gestita con successo una criticità di questo tipo?«In questi casi lo studente verrà messo in isolamento, ci sarà la disinfezione dell'aula e i docenti coinvolti potranno continuare a fare lezione da casa in modo telematico. Tutta la classe sarà sottoposta a test. Sono del parere che sarà la tecnologia a fare la differenza e a venirci in aiuto. Da qui a un mese avremo dei test che si fanno tramite la saliva, con tempi celeri di risposta e meno invasività. Un test ci darà risposta in poco minuti e una classe sarà esaminata molto velocemente. Il mondo della diagnostica si sta muovendo con una riconversione industriale, anche italiana, proprio perché questo è un virus comunitario. Il mondo della comunità, come la scuola, d'altronde, è fatto di circolazione virus. Non possiamo fermare questo fatto. Come non possiamo fermare la scuola. Ci aiuteranno anche i pediatri che dovranno certificare tutte le assenze superiori a 5 giorni».
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