PESCARA Ieri Luciano D'Alfonso è stato impegnato per l'intera giornata al tavolo romano del Pd. Un gruppo di lavoro ristretto che si sta occupando della parte del programma di governo relativo alla fiscalità, uno dei punti più delicati e controversi da affrontare nell'intesa con il Movimento 5 stelle. Un altro segnale di come, nello spazio di sole due settimane, anche per gli attori abruzzesi della crisi sia cambiato tutto. Il senatore Dem ha svolto la sua attività parlamentare in questi 14 mesi dai banchi delle minoranze, in posizione di ascolto e di suggeritore come membro della Commissione Finanze e Tesoro di Palazzo Madama. Adesso si apre per lui addirittura la possibilità di un ruolo di governo o di presidente della stessa Commissione Finanze del Senato, oggi occupata da un altro parlamentare abruzzese: il professore No euro Alberto Bagnai, sconfitto nella sua Firenze alle politiche del 2018 da Matteo Renzi e poi recuperato in Senato dalla Lega grazie alla collocazione nelle liste del proporzionale di Pescara. D'Alfonso starebbe puntanto proprio lì, ma non lo dice, mentre al momento il suo nome sembrerebbe tagliato fuori dalla rosa dei ministri. L'alternativa per lui potrebbe essere l'incarico di sottosegretario alle Infrastrutture, altro vecchio pallino dell'ex governatore, che ha visto però sempre come troppo stretto il ruolo di vice, per altro mai rivestito.
Nel governo uscente, l'unico parlamentare abruzzese impegnato in un un ruolo di governo è stato il pescarese Gianluca Vacca, sottosegretario ai Beni culturali. Adesso anche per lui il percorso personale all'interno del nuovo governo Conte è tutto da scrivere. Poi ci saranno da valutare le ricadute sul territorio della nuova alleanza Pd-M5S che mette all'angolo la Lega ma senza fare intravedere esattamente cosa potrebbe accadere negli equilibri politici della Regione e degli enti locali. Nel centrodestra c'è chi vede come positivo l'allentamento della morsa che il partito di Matteo Salvini stava esercitando sugli alleati storici (in partcolare Forza Italia). Dall'altra parte c'è chi teme invece un ricompattamento della coalizione, proprio motivato dalla necessità di fare fronte comune contro la nuova alleanza Pd-M5S. Un'alleanza su cui D'Alfonso si pronuncia così: «Anche sui territori potrebbe essere superato l'attuale tripolarismo».
Dunque, la prospettiva di un'alleanza politica da sperimentare in Abruzzo alla prima tornata elettorale utile. Da Palazzo Madama il coordinatore regionale e senatore di Forza Italia, commenta così l'evoluzione della crisi di governo che ieri ha vissuto il passaggio più importante del Quirinale con l'incarico bis a Giuseppe Conte: «Questa crisi - osserva Pagano - è stata scatenata nel momento peggiore, a brevissima distanza dagli appuntamenti di bilancio del Paese. Un gesto di irresponsabilità da parte della Lega che però avrebbe dovuto concludersi con il ritorno al voto, per dare finalmente al Paese un governo di centrodestra. In un momento di crisi economica - continua Pagano - e con l'ombra della recessione che incombe anche sulla solida Germania, sarebbe stata necessaria una ricetta liberale per l'Italia: meno tasse e maggiori investimenti. Più infrastrutture». Ed è qui che il parlamentare abruzzese traccia il cammino del suo partito anche a livello regionale: «Purtroppo quello che ci aspetta è il governo più a sinistra della storia. Non mi meraviglierei se arrivasse una patrimoniale. Forza Italia, coerentemente, resterà all'opposizione: mai con la sinistra e sempre nell'ottica del centrodestra, rappresentandone la sua ala liberle, europeista e atlantista». Insomma, al momento l'ipotesi di uno strappo dalla Lega non è in agenda, nonostante il dibattito nel partito di Berlusconi abbia diviso falchi e colombe già prima che la mossa di Salvini mandasse a casa il primo governo Conte. Ma tutti gli scenari restano aperti.