L'INTERVISTAL'AQUILA Camillo D'Alessandro, ormai ex deputato del Pd, alla cena dell'altra sera con Matteo Renzi è arrivato con un verdetto già in tasca: sarà lui il leader abruzzese di Italia viva, il partito nato dalla scissione. D'Alessandro è stato tra i quaranta fedelissimi invitati dall'ex premier a casa di Gianfranco Librandi, deputato e imprenditore, a due passi da Fontana di Trevi.
D'Alessandro, è stata decisiva la cena per convincerla del grande passo?
«Ho avuto modo di stare a colloquio con Renzi prima, abbiamo ragionato e approfondito. E dentro l'iniziativa nazionale ho rappresentato a lui la necessità che la nuova formazione politica adotti un'agenda Abruzzo che diventi parte integrante del nostro lavoro nelle Camere e al governo».
In concreto, cosa significa?
«Parleremo di progetti, cercheremo di spostare l'asticella su che cosa serve ai territori. Già dalla prossima settimana inizierò con i contatti già attivati e con i tanti che in queste ore mi stanno chiamando. Farò un giro a tappeto per l'Abruzzo. Prima delle adesioni, vogliamo condividere le idee».
Cosa la spinge a lasciare il Pd?
«Sono stato tra i fondatori del partito e ho contribuito a inaugurare in Abruzzo il nuovo corso unitario, non senza ostacoli, con l'attuale segretario Michele Fina. Questo spirito lo porto dentro Italia viva, che sarà alleato leale del Pd. A coloro che hanno sostenuto giustamente l'esigenza di costruire il cosiddetto campo largo, dico che con Italia viva questo proposito si realizza».
Quali sono le ragioni politiche del progetto?
«Non si tratta nè di discutere il Pd, nè Zingaretti. Si tratta di immaginare uno spazio politico, capace di iniziativa, che incroci una domanda di proposta riformista, liberale. Nulla toglie all'essere plurale del Pd, ma plurale non può essere tutto. E dunque dentro uno scenario politico oggettivamente nuovo, si può creare uno spazio capace di rispondere ad una nuova domanda di politica che chiede riferimenti stabili e di normalizzare il confronto, dopo i toni eccessivi».
Dopo una vita, si separerà da Luciano D'Alfonso. Che effetto le fa?
«In questi giorni ho ascoltato tanti amici, ho avuto tanti consigli, ho avuto valutazioni differenti. È evidente tra questi confronti c'è stato anche quello con Luciano D'Alfonso. Da oggi si dividono non le strade, ma il luogo del nostro impegno».
E' nei fatti: lei si candida a divenire leader abruzzese di Italia viva.
«Ho detto a Matteo Renzi che mi assumo la responsabilità, non in solitudine, nè in solitaria, di ciò che sarà Italia Viva in Abruzzo. Ciò significa essere inclusivo e fortemente determinato per far corrispondere anche qui l'aspettativa che va configurandosi a livello nazionale. Tanti giovani, amministratori locali e spero tante donne. C'è grande spazio di valorizzazione per tutti, non è una scommessa sui posti, nè sulle prospettive personali, ma è un tuffo in un mare tutto da nuotare».
Ci sono altri big che la seguiranno?
«In merito alla adesioni esistono già delle attenzioni, già alcuni circoli che sono partiti e che rappresentano la base di partenza. Dobbiamo fare in modo che nessuno immagini che sia prefigurato il contenuto. È tutto da riempire, immaginare, disegnare. Ci saranno amici del Pd, ma c'è tanto altro fuori ed è evidente che a questa nuova forza politica interessa aprire porte e finestre. Sono già al lavoro per verificare le disponibilità, a tutti i livelli istituzionali. Dai Comuni alla Regione.
In sintesi, cosa lascia alle sue spalle?
«Un rapporto leale e collaborativo. Ho sentito Fina in questi giorni. Quando si esce non si sbatte la porta pretendendo di avere la regione. Ci si gira e si dice grazie e io sono grato alla comunità del Pd che spero voglia considerare questa iniziativa come generosa, perché consente di allargare il campo e di trattare alla pari con tutte le forze politiche».
Renzi verrà in Abruzzo?
«Sì, dopo la Leopolda che si terrà dal 18 al 20 ottobre. Prima di lui lavoreremo per spiegare ulteriormente questa avventura, con il ministro dell'agricoltura Teresa Bellanova».