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Data: 22/04/2023
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Cuneo fiscale, taglio il 1° maggio nel giorno della Festa del lavoro. Cambia anche il Reddito. Buste paga più pesanti: un cdm il primo maggio per il decreto. Si studia una sforbiciata fino al 4% In media 200 euro in più all'anno

ROMA Un decreto il primo maggio per tagliare il cuneo fiscale - la differenza tra il costo pagato dall'azienda e il netto in busta paga - e far salire le retribuzioni dei lavoratori, in particolare quelli con redditi sotto i 25 mila euro lordi l'anno. Il governo si riunirà simbolicamente proprio il giorno della Festa del lavoro per varare la nuova annunciata riduzione dei contributi previdenziali a carico dei dipendenti. Nel provvedimento, ancora in fase di limatura e definizione, ci sarà anche la riforma del Reddito di cittadinanza e potrebbero entrare anche altre misure, in particolare quelle sui contratti a tempo. Ieri la premier, Giorgia Meloni, ha confermato che il 1° maggio ci sarà una riunione del Consiglio dei ministri con all'ordine del giorno «provvedimenti in materia di lavoro e politiche sociali». Una mossa decisa per segnare in modo «chiaro» la direzione di marcia del governo nel giorno del tradizionale concertone organizzato in piazza San Giovanni a Roma dai sindacati.
Per le misure a favore delle buste paga per ora sono disponibili 3,4 miliardi. Lo sgravio è attualmente fissato al livello di 2 punti percentuali per i redditi inferiori al limite retributivo mensile di 2.692 euro (circa 35.000 annui) e a 3 punti per quelli inferiori al limite mensile di 1.923 euro (circa 25.000 annui). Il taglio aggiuntivo rispetto a quello varato a dicembre con l'ultima legge di Bilancio e già in vigore sarebbe dell'1%. Ma potrebbe anche salire. «Perché un punto? Vedremo, calcoliamo bene, magari anche due per qualcuno», ha detto l'altro ieri in Parlamento il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. Il taglio entrerebbe in vigore subito da maggio e sarebbe finanziato fino a dicembre, poi per l'anno prossimo si vedrà con la legge di Bilancio
Se il taglio fosse di un punto lo sconto salirebbe al 4% per gli stipendi fino a 25 mila euro l'anno e al 3% per quelli tra 25 mila e 35 mila euro. Si tratterebbe di aumenti mensili minimi che, al netto delle tasse, oscillerebbero da poco meno di 10 euro al mese per uno stipendio di 15 mila euro a poco più di 16 euro per una retribuzione di 35 mila euro l'anno. Anche per questo il governo avrebbe allo studio anche altre soluzioni. Fra cui quella di una detassazione degli aumenti contrattuali. Secondo i calcoli della Banca d'Italia tuttavia se invece lo sgravio attuale raddoppiasse, ipotesi consentita dallo stanziamento al momento sul tavolo, «gli individui interessati godrebbero di un aumento del reddito disponibile poco inferiore ai 200 euro nell'anno in media».
Nel decreto Lavoro, così è stato ribattezzato il provvedimento, è contenuta anche la riforma del Reddito di cittadinanza, che fra l'altro prevede una serie di sconti fiscali per le assunzioni. Nella bozza del provvedimento è previsto tra l'altro un maxi-contributo del 60 per cento del costo del lavoro per le imprese che assumeranno tra giugno e dicembre di quest'anno dei "Neet", cioè i giovani che non studiano e non lavorano.
Più nel dettaglio il Reddito sarà spacchettato in tre misure. La prima è stata ribattezzata «Garanzia per l'inclusione». Si tratta di un assegno di 500 euro al mese (che però può salire fino a 1.150 euro a seconda della composizione del nucleo familiare) destinato alle famiglie al cui interno c'è un disabile, dei minori o una persona con oltre 60 anni. Questa misura coinvolgerà circa 700 mila famiglie.
La seconda misura si chiama «Prestazione di accompagnamento al lavoro - Pal». È un assegno di 350 euro al mese che potrà essere chiesto dagli attuali percettori del sostegno a partire da settembre (il vecchio sussidio terminerà ad agosto), a patto che siano stati inseriti in un percorso di politica attiva del lavoro. L'assegno potrà essere percepito solo per quest'anno e interesserà 154 mila nuclei familiari.
I PERCETTORI - La terza gamba del nuovo Reddito si chiamerà «Garanzia per l'attivazione lavorativa - Gal» e sarà riconosciuta alle persone tra 18 e 59 anni in situazione di povertà assoluta (un Isee non superiore a 6 mila euro). Riceveranno 350 euro al mese (più 175 per un eventuale secondo componente della famiglia) e potrà essere pagata solo per una anno. Poi sarà sospesa. A percepire la Gal saranno nel primo anno 420 mila famiglie. Le imprese che assumeranno un percettore della «Garanzia per l'inclusione» o della «Garanzia per l'attivazione lavorativa» avranno diritto a uno sgravio fiscale fino a un massimo di 8mila euro l'anno. Nella riforma del reddito prevista anche una stretta sui controlli e sanzioni penali specifiche per chi dichiara il falso per ottenere l'assegno.
Infine nel decreto, ma su questo si sta ancora lavorando, potrebbero entrare anche le norme sui contratti a termine, rendendo più facile l'assunzione di dipendenti a tempo fino a 36 mesi. Si tratterebbe di una marcia indietro rispetto al cosiddetto decreto Dignità approvato a fine 2018 dalla maggioranza Lega-5 stelle. Quel testo aveva l'obiettivo di limitare il ricorso all'occupazione a termine, introducendo causali più rigide per le assunzioni di questo tipo. Causali che ora invece l'esecutivo vuole eliminare per le assunzione fino a 12 mesi. Il datore di lavoro insomma non dovrà più spiegare la scelta di assumere a tempo.

22 aprile 2023 il messaggero

 
Si studia una sforbiciata fino al 4% In media 200 euro in più all'anno
 
ROMA Il governo accelera sul taglio del cuneo fiscale. Il decreto annunciato con l'approvazione del Def, che porterà in dote 3,4 miliardi di euro per irrobustire le buste paga dei redditi medio bassi, arriverà sul tavolo del consiglio dei Ministri il 1° maggio. In questo modo i benefici scatteranno, come previsto dal governo, a partire da maggio e avranno validità fino a dicembre 2023. Poi toccherà alla manovra, come ha ricordato nei giorni scorsi la Corte dei Conti, rifare i conti e stanziare altre risorse per il 2024. A tal proposito, il sottosegretario al ministero dell'Economia Federico Freni ha fatto alcuni calcoli. La legge di bilancio parte da almeno 20 miliardi: «Ci sono spese indifferibili e spese che andranno rinnovate», ha precisato Freni. L'obiettivo di Palazzo Chigi è quello di aumentare il taglio del cuneo fiscale fino al 4 per cento per i redditi inferiori a 25 mila euro.
Ma che impatto avrà sulle buste paga dei lavoratori un ulteriore taglio dell'1% dei contributi? L'ultima manovra, come è noto, ha già ridotto del 3% i contributi sui redditi fino a 25 mila euro, portando al 2% il taglio del cuneo per gli stipendi tra 25 mila e 35 mila euro. Dunque la nuova misura dovrebbe appunto portare al 4% la riduzione dei versamenti all'Inps per i redditi fino a 25 mila euro e al 3% per quelli tra 25 mila e 35 mila euro. Secondo le simulazioni formulate dalla Fondazione nazionale Commercialisti, per chi ha un reddito da lavoro dipendente di 15 mila euro, l'aumento netto in busta paga sarà poco meno di 10 euro. A 20 mila euro di stipendio annuo, si otterranno 11 euro netti al mese in più, che saliranno a poco meno di 14 euro a 25 mila euro di retribuzione annua, per arrivare a 15,3 euro netti mensili a 30 mila euro e a 16,4 euro mensili a 35 mila euro annui di stipendio. Si tratta di cifre nette, che tengono cioè conto del prelievo fiscale dovuto all'aumento della retribuzione lorda dopo il taglio del cuneo.
LE MISURE - Nel governo, tra l'altro, si discute anche di altre misure da introdurre nel decreto. Come, ad esempio, un rafforzamento della detassazione dei premi di produttività (fino a fine anno si paga il 5% fino a 3 mila euro di premio con un tetto a 80 mila euro di reddito) e anche della possibile detassazione degli aumenti contrattuali. Quest'ultima ipotesi, tuttavia, deve fare i conti con i dubbi della Ragioneria generale dello Stato per gli elevati costi per i conti pubblici che potrebbe determinare.
Il taglio del cuneo fiscale, ad ogni modo, resta il cuore del decreto in arrivo fra una settimana. Ieri il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso ha rivendicato la scelta di concentrare le risorse su coloro che hanno un reddito più basso. «Qualcos'altro in più potrà essere fatto anche per gli altri - ha aggiunto Urso - questa è la direzione di marcia, la stiamo realizzando passo dopo passo già in questo primo anno di legislatura, nella direzione che ci porterà da qui alla fine della legislatura a tagliare 5 punti di cuneo fiscale per tutti per aumentare i salari». In questi mesi ha aggiunto il ministro, «il governo ha già agito con la manovra economica, finanziando il taglio di due punti del cuneo fiscale che scadeva il 31 dicembre».
 

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