Già questo, basterebbe per comprendere la gravità della situazione e l’importanza della richiesta. Che viene moltiplicata dall’altro ruolo rivestito dai due, che scrivono alla numero uno del Mit in qualità di presidenti di Agens e Asstra, le due associazioni delle società di trasporto che rappresentano la quasi totalità delle aziende che operano nel settore pubblico locale, compresa Atac per esprimere “preoccupazioni in merito alla praticabilità di alcune misure previste”. Una in particolare, in realtà: quella del metro di distanza che dovrebbe “lasciare il passo a un criterio incardinato sull’obbligo di utilizzo delle mascherine da parte degli utenti, rigorosamente applicato”. Anche prevedendo una “sanzione amministrativa pecuniaria” per chi non lo rispetta.

 
Le preoccupazioni di Agens e Asstra sono presto spiegate: “Il distanziamento ipotizzato di 1 metro per la Fase 2 limita la capacità del sistema dei trasporti di persone al 25-30% del numero di passeggeri trasportati in condizioni di normalità”, scrivono Giana e Gibelli. L’allarme è diffuso e non riguarda solo i bus e i vagoni di metro e treni. Il limite imposto, scrivono, “riguarderebbe sia la capienza dei veicoli, sia quella dei luoghi di attesa dei mezzi, siano essi stazioni o fermate di superficie” e di conseguenza “l’offerta di trasporto sarebbe assolutamente insufficiente, anche a fronte di una domanda che, prevedibilmente, sarà inferiore rispetto alla situazione pre-emergenza Covid-19